
UN PAIO di settimane fa, ho visto una sconosciuta piangere in pubblico. Mi trovavo nel quartiere Fort Greene di Brooklyn, in attesa di un amico col quale andare a colazione. Sono arrivato al ristorante con alcuni minuti di anticipo e mi sono seduto fuori, su una panchina, a controllare i nomi dei miei contatti.
Una ragazza, forse quindicenne, era seduta sulla panchina di fronte, e piangeva al telefono. L'ho sentita dire: «Lo so, lo so, lo so». E andare avanti così.
Che cosa sapeva? Aveva commesso qualcosa di sbagliato? La stavano consolando? Poi ha detto: «Mamma, lo so». E le lacrime si sono fatte ancora più copiose.
Che cosa le stava dicendo sua madre? Di non restare in giro più tutta la notte? Che tutti possono sbagliare? È possibile che non ci fosse nessuno dall'altra parte e che la ragazza si stesse limitando a inscenare una conversazione complicata? «Mamma, lo so» ha dettoe ha chiuso il telefono, mettendoselo in grembo.