Alcuni studi neurobiologici e cognitivi evidenziano che anche gli individui non affetti da dipendenze posseggono un cervello con meccanismi (stimolo-gratificazione) che potrebbero essere attivati per generare dipendenza. La dipendenza è legata all'abitudine ma anche alla capacità dell'oggetto che crea dipendenza a catturare l'attenzione del soggetto. Anche chi non soffre di alcuna dipendenza sembra dimostrare una elevata suscettibilità ad essere condizionato dagli stessi meccanismi che solitamente generano dipendenza.
Senza memoria non c’è conoscenza
Ad attirare la nostra attenzione e a mettere in moto meccanismi cognitivi e neurobiologici capaci di portare alla dipendenza non sono soltanto droghe, alcool o sostanze allucinogene ma anche videogiochi, applicazioni di Realtà Virtuale e altre forme di 'sostanze' tecnologiche. Gli effetti possono essere anche in questi casi di tipo patologico così come simili alle dipendenze da droghe sono anche i tentativi di astinenza e la difficoltà a mantenerli a lungo nel tempo. Gli stimoli che le droghe, comprese quelle tecnologiche, sono in grado di inviare hanno la capacità di catturare e attivare i meccanismi neurali legati alla gratificazione determinando processi decisionali condizionati e inadeguati a resistere o a fare le scelte più giuste. Questi stimoli sembrano avere la grande capacità di catturare l'attenzione anche se il soggetto è consapevole dei rischi che corre in termini di potenziale dipendenza. Simile è anche la capacità di questi stimoli di monopolizzare completamente l'attenzione di coloro che sono già dipendenti.
I risultati degli studi neurobiologici e cognitivi che rilevano questa similarità suggeriscono che i comportamenti umani non sono sempre il riflesso di scelte consapevoli o intenzioni consce bensì l'effetto di automatismi con i quali bisogna confrontarsi consapevolmente per cercare soluzioni utili. Ad esempio per sostituire comportamenti potenzialmente dannosi con altri più salutari e portatori di benessere e felicità maggiore. L'errore da evitare è di dare per scontato che le conoscenze fin qui acquisite sulle dipendenze e su come sono generate siano le uniche valide. Per trattare le dipendenze è necessario continuare ad approfondire i processi cognitivi che le attivano e le sostengono così come i meccanismi neurobiologici ad essi sottostanti.
Per un approfondimento si può leggere lo studio dello psicologo Brian Anderson pubblicato nel 2016: "What Is Abnormal About Addiction-Related Attentional Biases?"
*Foto della testata: https://med.stanford.edu/