Segnaliamo un interessante articolo di Remo Bassetti pubblicato sul suo portale www.remobassetti.it
Sembra che una parte degli utilizzatori di Siri, l’assistente vocale di Apple, tenda a rivolgersi allo smartphone con un sentimento di intimità. Non tanti sanno che le loro richieste finiscono nei file della Apple e possono essere conservate fino a due anni.In questo caso non si tratta del classico spionaggio digitale, ovvero l’acquisizione di dati destinati a essere smistati a fini commerciali, ma del presupposto per l’apprendimento da parte del software, che dovrebbe migliorarne la funzionalità.
In effetti, ogni giorno che passa, le risposte degli assistenti vocali incappano sempre meno in quegli svarioni che li facevano apparire come gli scemi del villaggio e si uniformano correttamente alle domande degli utilizzatori.
In un bel libro che meriterebbe di tradurre in Italia, il giornalista francese Nicolas Santolaria ha condotto un’indagine-riflessione sul “genio all’interno dello smartphone”, avvantaggiandosi della circostanza che Siri, come i suoi colleghi, sia il primo oggetto a poter essere intervistato. Così la sua testimonianza diretta si affianca a quella degli utilizzatori.
Utopia del Software Libero
Ne viene fuori un certo temperamento, cioè non la proiezione di un sentimento umano sopra un oggetto materiale (come è, ad esempio, per gli oggetti di design) ma l’effettiva simulazione di una personalità, ricavata dalle condotte (Siri rientra nel do-engine, che è il seguito del search-engine: non offre solo informazioni ma compie azioni) e dall’atteggiamento verbale: per un interlocutore è impossibile non classificare istintivamente un ente verbalizzante come un essere dotato di carattere.