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Voglia di comunità e di contatto

Voglia di comunità e di contatto

21 Dicembre 2018 Redazione SoloTablet
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La comunità è ricercata per vincere isolamento e solitudine. Il contatto è quello empatico e fuori dalla Rete ma anche quello, più a portata di mano e praticato, con la superficie tattile di un display.

Sulla voglia di comunità come esperienza da compiere per limitare la propria solitudine il sociologo Zygmunt Baumann ha scritto pagine memorabili, anche se probabilmente poco lette da parte di coloro che di questa ‘sindrome’ continuano a soffrire. Se le avessero lette avrebbero probabilmente compreso quanto l’era digitale, di cui vogliono e continuano a essere protagonisti, abbia un ruolo importante nel loro sentirsi soli. 

Eppure l’era digitale passerà alla storia per essere stata descritta come l’era della connessione, della socialità online e del contatto: con il display di mille schermi magnetici e attrattivi, con strumenti di messaggistica come WhatsApp, abitando piattaforme di social networking o praticando l’arte dell’autoscatto per alimentare la comunicazione visuale di Instagram. Il contatto con il display dello smartphone è tale da impedire qualsiasi altro contatto. Lo si vede in particolare sulla carrozza di un treno o di un metro cittadino. Tutti intenti a digitare e quasi nessuno attento a quanto gli/le succede intorno. Comportamenti che permettono di dire che tutti sono connessi ma nessuno è interconnesso veramente. Tutti alla ricerca, via messenger, WhatsApp, Facebook, di una opportunità di incontro fisico, empatico, ma anche incapaci di passare dalla interazione digitale a quella faccia a faccia. 

Sull’argomento la Repubblica ha pubblicato un interessante articolo di Pablo Maurette che introduce il concetto di aptico, inteso come tatto in grado di combinare sia la visione sia il tatto.

La tesi sostenuta è che, anche se viviamo nell’Era Digitale, come esseri umani non siamo poi molto cambiati: “Esistiamo da sempre e per sempre inesorabilmente isolati e collegati. Internet, il corpo mostruoso di una bestia apocalittica con la pelle fatta da infiniti schermi, non fa altro che replicare su larga scala questo dramma basilare.” 

Chi volesse leggere l’intero articolo lo trova qui.

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