Falsos amigos /

Fragilità sistemica e fragilità umane

Fragilità sistemica e fragilità umane

23 Settembre 2021 Antonio Fiorella
Antonio Fiorella
Antonio Fiorella
share
Mentre cerco di ordinare i miei appunti e alla bell'e meglio le idee sul libro la Nuova era oscura di James Bridle, dirompenti si accavallano notizie, immagini e pensieri sulla colata lavica del vulcano Teneguía nell’isola La Palma di Gran Canaria.

Non esiste un nesso diretto tra le due cose se non un filo del tutto soggettivo. James Bridle, nel trattare del mondo digitale evidenzia i punti oscuri; sostiene che dovremmo essere in grado di comprendere i sistemi tecnologici senza dover necessariamente imparare a programmare, come non dobbiamo essere idraulici per usare il bagno o vivere con l’angoscia che il nostro sistema idraulico stia cospirando contro di noi.

E’ un pensiero liberale il suo, controcorrente , - in un’era in cui lo scientismo è dominante - quello di stimolare e financo di autorizzare le persone a coltivare pensieri propri, indipendenti, su materie di cui non si conosce bene a fondo la complessità. Non deve meravigliare quindi apprendere che si sta armeggiando come procurarsi acqua sulla Luna, catturare comete dallo spazio per ricavare minerali rari, approdare su Marte, e nello stesso tempo si fatica a prevedere quello che accade sulla Terra: dall’imminenza di un terremoto alla durata di una colata lavica, e della stessa a condizionarne il percorso e attenuare l’immane catastrofe.      

Accantonate le fughe associative, colpisce del libro Nuova era oscura il metodo analitico, la visione d’insieme  della mescolanza digitale con la realtà, la critica senza mezzi termini dell’indirizzo che ha preso la tecnologia. L’incomprensione del fenomeno scientifico-tecnologico è strutturale, il pensiero critico è viziato dalla computazione. C’è inclinazione a prendere per buono il risultato prodotto dall’automazione, ossia si verifica un adattamento dell’uomo verso l’algoritmo e non viceversa.

Nave / capannone

Buque / nave

Oggi la nuvola è la metafora centrale di internet: un sistema globale di grande potere ed energia che, però, conserva l'aura di qualcosa di spirituale e luminoso, qualcosa quasi impossibile da capire.

Ci connettiamo alla nuvola , al cloud, archiviamo ed estraiamo dati. E notiamo che è lì solo quando smette di funzionare. Ci stiamo abituando a dipendere da essa avendo una vaga idea di ciò che gli stiamo affidando. La nuvola non è fatta di vapore acqueo misto a onde radio, bensì si tratta di un'infrastruttura fisica composta da linee telefoniche, fibra ottica, satelliti, cavi posati sui fondali marini. Incommensurabili capannoni industriali pieni di computer si trovano dentro i confini di paesi con giurisdizioni legali proprie - nazioni che appartengono a schieramenti geopolitici ben delineati.

L'impero ha rinunciato alla maggior parte del territorio, ma continua a funzionare a livello di infrastrutture e mantiene il suo potere sotto forma di rete.

Intanto depositiamo denaro digitale in banche convertite da templi fisici a vie di transito di dati digitali; facciamo acquisti; manteniamo relazioni sociali; molte attività della vita corrente sono ora assorbite dal cloud. Ma dove sono le relative infrastrutture? Nascoste, poco visibili e ancor meno soggette a critiche, indagini e regolamentazioni. Il paravento è che c’è di mezzo la sicurezza nazionale, il segreto commerciale, la protezione di atti illeciti da atti di pirateria e/o di confisca. Edifici una volta pubblici ora ospitano macchinari che occultano ciò che è all'interno del cloud. Un modo tuttavia per esaminare il cloud è interrogarsi dove si trovano i siti di data center, vedere dove proiettano la loro ombra, cosa ci dicono sulla vera natura del processo di sviluppo attualmente in atto.

L'abbondanza di informazioni a cui ora abbiamo accesso attraverso Internet producono una realtà pilotata dal pensiero computazionale , lacerata dall'insistenza fondamentalista su resoconti semplicistici, popolata da teorie del complotto e dalla politica del fatto compiuto. Le disparità economiche e di comprensione sono letali nel breve e nel lungo periodo. Tutti questi elementi sono tra essi collegati; tutti sono esempi dell'incapacità di pensare, parlare e agire.

Chi ha progettati questi sistemi? Per quale finalità? Qualunque sia il problema pratico o sociale che affrontiamo, c'è un'app per risolverlo. Il pensiero computazionale antepone – spesso a livello subconscio – che il mondo sarebbe come proposto dai programmatori. Il risultato viene interiorizzato, diventa poi impossibile pensare o articolare il mondo in termini che non sono calcolabili.Invece la natura si mostra ancora ribelle.

Google ha fagocitato tutta la conoscenza umana diventando fonte e arbitro di quella conoscenza, ossia di ciò che la gente pensa davvero. La fede nei macchinari è un prerequisito per usarli, il che ci porta a credere che le risposte automatizzate siano intrinsecamente più affidabili di quelle proprie non automatizzate.

Le persone che si affidano al navigatore, spesso si perdono e devono essere salvate. Negli USA , nel Parco Nazionale della Valle della Morte, tali situazioni sono così comuni che le guardie hanno un'espressione a cui riferirsi: "Morte per GPS".

La frase su una maglietta "Mantieni la calma e stupra senza sosta” può fare incriminare per incitazione al delitto. Se si scopre che le magliette sono in vendita su Amazon, la cosa per Amazon diventa un incubo. Avverato. Succede quando ci si affida ad algoritmi creati da IA con l’intento di combinare frasi ad effetto, stupire e incrementare guadagni. Intelligenti o stupidi, certi programmi dimostrano di avere dubbia utilità, sono come vettori di attacco creati per entrare nella vita reale. I programmatori di videogiochi inseriscono cicli di aggiornamenti e autoapprendimento all'interno delle loro app fino ad acquisire una conoscenza dei percorsi neurali. E fino a generare negli adolescenti dipendenza e morte davanti ai loro computer.

Qui un misto di avidità e supponenza ha la meglio sulla fragilità umana. Causa anche di fragilità sistemica, delineando per l’appunto un futuro oscuro.

Sin embargo / tuttavia

Todavia / ancora

Embargo / confisca

Altrove la fragilità della persona può condurre a un contatto ravvicinato con la natura. Che diventa rifugio e generatrice di pensieri più ampi, universali. E’ quanto caratterizza il libro Il tuo sguardo illumina il mondo. Due vite distinte si fondono nella narrazione di Susanna Tamaro. La propria ha radici in una terra che conserva orme insanguinate del passato, una infanzia carente d’affetti, contrassegnata da confisca di beni materiali, assenza del padre, chiusura a riccio. Emerge alla lunga una personalità temprata dalle carenze, schiva e allo stesso tempo bisognosa di trovare un approdo. E un punto d’appoggio lo trova nel poeta Pierluigi Cappello, anch’egli segnato da eventi avversi, costretto da giovane su una sedia a rotelle. Amanti entrambi della natura, delle parole che alimentano le ombre e della libertà di accettarsi come sono. La tecnologia, confessa l’autrice, ci passò da lontano come un fiume dove non avevamo alcun interesse a tuffarci dentro. Anzi, la volta che rimase senza elettricità scoprì che scrivere a lume di candela su un quaderno era più gratificante. Dopotutto gran parte dei classici furono scritti a lume di candela.

I commoventi ricordi dell’amicizia troncata dalla malattia pervadono tutto il libro, sono ispiratrici di una visione luminosa e armonica con la natura.

Riflessioni non prive di note di solidarietà.

AF

Bibliografia

New Dark Age, Technology and the End of the Future, James Bridle

Il tuo sguardo illumina il mondo, Susanna Tamaro

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database