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Condurre o lasciarsi condurre? (Kosmè De Maria)

Condurre o lasciarsi condurre? (Kosmè De Maria)

17 Ottobre 2015 Kosmè De Maria
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Kosmè De Maria
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Un piccolo contributo, il racconto di un'esperienza vissuta a scuola, condivisa con l'intento di suggerire una riflessione sul significato dell'attesa e dell'ascolto in ambito educativo.

Un articolo racconto di  Kosmè De Maria

Il 4 dicembre 2020 a Novara ha nevicato copiosamente e nella pausa mensa abbiamo deciso di uscire fuori a raccogliere le sensazioni straordinarie che riuscivamo a percepire di questo evento atmosferico che oramai non si vedeva più tanto spesso nelle nostre zone. Rientrati ognuno di loro ha voluto riportare, con entusiasmo tutto ciò che aveva sentito quando era entrato in contatto con la neve.

Gli aggettivi e le similitudini hanno invaso l’aula: leggera, soffice con il cotone, fredda, una nuvola ghiacciata ecc…

Ad un certo punto A. propone: “Sarebbe bello scrivere questi pensieri, alcuni di noi sono dei veri poeti”.

Colgo la palla al balzo, cosa che dopo 21 anni mi riesce benissimo poiché ho capito che le proposte dei bambini, se prese al volo, possono portarti verso luoghi inaspettati e molto stimolanti.

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Prendendo spunto dalle parole di A. inizio a cercare una poesia sulla neve che possa attirare l’attenzione dei bambini e mi imbatto nella poesia “Neve” di Umberto Saba.

La leggiamo insieme in classe e accade qualcosa di straordinario: la classe è totalmente rapita dalle parole dell’autore. Chi fa il mio lavoro conosce sicuramente quei momenti in cui si crea una connessione di pensieri tra i bambini totalmente unica e a tratti magica. Mi chiedono di scrivere delle poesie prendendo spunto dai versi di Saba e io accetto, ovviamente, con entusiasmo.

Nessuno di loro si oppone, nessuno si distrae, sono tutti concentrati nello scrivere la loro opera. Tutti, con le loro capacità, si fanno rapire dalla poesia e scrivono la loro idea poetica della neve che hanno da poco sperimentato. Mi stupisco molto soprattutto di coloro che, solitamente sono più refrattari nel tirare fuori da loro certe emozioni, poiché quel pomeriggio hanno svelato una parte del loro carattere che non conoscevo. Dopo aver scritto hanno voluto illustrare i loro componimenti e leggerli alla classe.  

Quello era stato un pomeriggio memorabile, non potevo pensare che tutto si concludesse al suono della campanella delle 16:20. Il giorno dopo infatti, sperando che la magia non si fosse spenta, torno all’attacco e propongo loro di creare un piccolo e-book con le loro poesie. Il progetto è stato accolto subito con entusiasmo e così ognuno di loro, il giorno seguente, a scuola, riscrive la sua opera su documenti di Google e me la invia. (Lavorando in una classe 3.0 queste attività per i bambini sono normalissime).

Il venerdì successivo il nostro e-book, realizzato con e-book creator era pronto, ma mancava qualcosa…Questo qualcosa non tarda ad arrivare. Durante una delle nostre chiacchierate quotidiane , nasce una riflessione legata alla difficoltà di tenere la mascherina sul viso durante le 8 ore di scuola. A. dice: “ Noi ci lamentiamo sempre di tutto, ma ci sono persone che stanno peggio di noi?” L. la sfida: “Chi per esempio?” S. risponde infastidita: “I bambini che non possono vedere e che non hanno potuto vedere la neve dell’altro giorno!”, L. non risponde e la classe si attiva in un’accesa discussione focalizzata su tutte quelle persone che possiedono gravi disabilità. Io non intervengo, lascio aperto il confronto e ascolto le loro argomentazioni e, come spesso accade quando si ascolta davvero i bambini, ne sono piacevolmente stupita, chi lo dice che la maturità intellettiva sia strettamente legata all’età anagrafica di un individuo? Alla fine dell’acceso confronto che si era chiuso con una discussione sui ragazzi ipovedenti propongo alla classe di donare l’e-book con i loro pensieri sulla neve a un’associazione che conoscevo da tempo: l'associazione Amici della Fondation Frédéric Gaillanne che halo scopo di promuovere in Italia l'azione della Fondazione che ha sede a L'Isle sur la Sorgue, nei pressi di Avignone nel sud della Francia. L'attività della Fondazione è quella di addestrare e consegnare gratuitamente cani guida a giovani affetti da disabilità visiva. Ad oggi infatti, molti giovani hanno potuto iniziare una nuova vita affiancati da un cane guida che li accompagna negli spostamenti quotidiani, consentendo loro di godere di una maggiore autonomia e libertà, accrescendone l'indipendenza e l'autostima.

I bambini ne sono stati entusiasti, siamo quindi andati a vedere il sito della Fondazione e sono stata inondata da domande riguardanti i cani guida e la loro relazione con i loro padroni. Conoscendo abbastanza la realtà e con l’aiuto delle informazioni presenti sul sito i bambini hanno acquisito delle informazioni molto importanti e sono andati a casa carichi di energia e felici del nuovo progetto da affrontare. Il giorno seguente infatti S., che aveva pensato "durante la notte", parole sue, all’ebook propone: “Nell’e-book mettiamo le nostre voci, così i ragazzi possono sentire le nostre voci, è vero che non ci possono vedere, ma la voce comunque è una parte di noi”. Tutti ovviamente, me compresa, erano entusiasti all’idea, ma anche preoccupati di fare brutta figura. Io tranquillizzo gli ansiosi e lascio qualche giorno di tempo affinché si possano esercitare nella lettura della loro poesia. Dopodiché, nel giorno fissato per la registrazione, porto a scuola il microfono che uso per i tutorial, e preparo i bambini per la registrazione. 

Non è semplice registrare in aula poiché il microfono cattura ogni minimo rumore. All’inizio i miei alunni, spesso scettici quando io divento seriosa e utilizzo toni apocalittici del tipo:” Guardate che il microfono cattura anche il rumore della pagina sfogliata al banco più lontano…” iniziano a fare facce strane, alcuni ridacchiano. Oramai li conosco e non c’è mai niente di meglio che far capire ai bambini, facendoli provare, che è meglio fidarsi delle parole della propria insegnante. Così decido di chiamare per primo alla postazione di registrazione A., lo scettico per eccellenza della nostra classe, e mentre legge faccio cenno a C., che si trova all’estremità opposta dell’aula di girare la pagina del quaderno. Ovviamente, riascoltando la registrazione, il rumore era stato registrato. A quel punto, convinti anche i più diffidenti, iniziamo le registrazioni. Ed ecco che la magia si compie di nuovo. In aula siamo in 23 e tutti i colleghi sono pienamente consapevoli di come sia un’impresa quasi titanica tenere in assoluto silenzio una classe di 23 bambini di 8 anni. Ogni movimento o rumore infatti avrebbe rovinato la registrazione e avremmo dovuto rifare tutto daccapo. 

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Ebbene potete anche non crederci, ma dato un obiettivo importante (il dono dell’e-book ai bambini ipovedenti) i bambini non hanno fiatato per 2 ore. Ovviamente abbiamo fatto delle pause per andare in bagno e fare due chiacchere, ma nella maggior parte del tempo in aula non è volata una mosca. Finite le registrazioni, si è palesato un problema all’orizzonte, G. infatti chiede: “Possiamo mettere le nostre foto vicino alle nostre poesie? Così magari i genitori dei ragazzi possono descrivere loro come siamo fatti”. 

In un periodo storico come questo è normale che i bambini vogliano la loro immagine vicino a un loro “prodotto”. Siamo immersi in una comunità che sempre più spesso comunica con le immagini e quindi ho accolto la riflessione di G, spiegandole che però, essendo il link dell’ebook pubblico, per una questione di privacy, non avremmo potuto inserire le loro foto, al massimo un loro avatar. L’idea dell’avatar è stata accolta all’inizio con scetticismo, ma poi capendo che ognuno avrebbe potuto creare l’avatar come meglio credeva si sono sbizzarriti. Su https://www.creaavatar.it/ hanno iniziato a realizzare la versione virtuale di loro stessi in modo così preciso e a tratti pignolo che mi ha davvero stupito. Le bambine soprattutto erano tutte prese dal scegliere la giusta acconciatura, l’abito più adatto, i colori che meglio si intonavano con il colore dei loro occhi ecc… Questa parte mi ha davvero divertito e mi è servito molto capire come i miei alunni si percepiscano fisicamente. Alla fine abbiamo assemblato tutto e il risultato è questo.

In classe poi, insieme ai bambini, ho scritto e inviato la mail all’associazione che è stata davvero felice di ricevere questo prezioso regalo.

"A volte noi docenti dobbiamo, data l’etimologia del nostro nome, “condurre” i nostri alunni verso la conoscenza, ma se, a volte, ci lasciamo condurre dai bambini possono accadere cose meravigliose."

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