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Tecnofila, tecnofoba ed anche un po’ tecnoscettica. SoloTablet intervista Flavia Giannoli [5]

Tecnofila, tecnofoba ed anche un po’ tecnoscettica. SoloTablet intervista Flavia Giannoli [5]

17 Ottobre 2015 Redazione SoloTablet
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Docente di Fisica e Matematica al liceo Volta di MIlano, Flavia Giannoli racconta che introducendo le nuove tecnologie in classe ha spiazzato i suoi studenti: “Prof, ma veramente possiamo usare i cellulari in classe?”; “Prof, ma possiamo andare su internet?”. Sostenitrice della didattica collaborativa, delle mappe comuni e condivise, della classe virtuale è convinta che la ricchezza della scuola, in termini di professionalità e competenze, potrebbe trarre grande vantaggio da un utilizzo intelligente della tecnologia e dei suoi prodotti innovativi.

Se sei un/a insegnante e vuoi contribuire alla iniziativa di SoloTablet puoi contattarci a questo indirizzo. Ti verranno inviate le domande utili a comporre l'intervista.

Per l'anno scolastico 2014 propongo a tutti gli inseganti  il mio ebook 'Tablet a scuola: come cambia la didattica'.


Cosa pensa delle nuove tecnologie e che tipo di relazione intrattiene con esse nella sua vita individuale e professionale?

Sono al tempo stesso tecnofila, tecnofoba ed anche un po’ tecnoscettica.

Tecnofila perché penso che l’utilizzo delle tecnologie sia l’espressione di un approccio moderno alla vita ed al lavoro. Un approccio che sia aperto all’informazione, alla comunicazione ed alla condivisione in tempo reale. Un approccio curioso ed umile, aperto all’apprendimento permanente. Le competenze per vivere e lavorare del XXI secolo, nella società liquida descritta dal lucido filosofo Bauman, sono legate alla capacità di sapersi adattare e di essere resilienti alle diverse sollecitazioni e presuppongono il saper informarsi e formarsi (imparare ad imparare) durante tutta la vita.

Divento tecnofoba quando l’escalation di novità e prodotti diversi fa andare in tilt la mia capacità di aggiornamento. Dopo un po’ ci si riprende, ma bisogna fare l’abitudine al continuo rinnovo mentale necessario per utilizzare al meglio le nuove risorse e strumenti. E’ necessario imparare a selezionare velocemente ciò che è valido e, soprattutto, funzionale ai propri obiettivi, senza perdersi e senza troppi rimpianti o affettività per il passato

Sono decisamente scettica se qualcuno propone le tecnologie come panacea per risolvere tutti i problemi. Le tecnologie sono solo strumenti: sono mezzi e non fini. Vanno utilizzate esattamente come si fa con i codici (code) in una buona codificazione (coding): la codificazione è realizzata dalla creatività del programmatore, che la sviluppa a partire dalla peculiarità del codice stesso, allo scopo di raggiungere gli obiettivi e/o funzionalità richiesti. Saper utilizzare bene le tecnologie è importante, ma solo per sfruttarne adeguatamente le potenzialità per raggiungere più facilmente gli scopi prefissati e semplificarsi la vita.

È favorevole all’introduzione di tablet e applicazioni mobili in aula?

La questione centrale non è nello strumento in sé,  ma nella possibilità di accesso a tutto il patrimonio di risorse culturali e nell’utilizzo in classe degli strumenti web 2.0 e delle App che la Rete offre. E’ importantissimo curare durante le attività didattiche a scuola lo sviluppo delle competenze tecnologiche delle quali, come si diceva, i giovani oggi non possono fare a meno.

Utilizzare in classe le tecnologie mobili certamente favorisce una didattica più partecipata, collaborativa ed inclusiva e facilita la personalizzazione dell’apprendimento. Coloro che temono che l’utilizzo delle tecnologie in classe sia dispersivo dovrebbero temere invece la inadeguata progettazione didattica di attività vecchie su strumenti nuovi. Quando l’insegnante è creativo, informato e sa progettare adeguatamente le attività in classe selezionando e sfruttando le specifiche potenzialità dei nuovi strumenti, gli alunni sono troppo impegnati e coinvolti per pensare a chattare o a distrarsi sui social.

Un altro beneficio da non trascurare è il fatto che la pratica in classe all’uso consapevole, responsabile ed appropriato degli strumenti di comunicazione ed informazione può aiutare i ragazzi a prevenire i pericoli della Rete: quasi mai essi parlano di tecnologie in famiglia e possono essere esposti al rischio di trovarsi in situazioni in Rete difficili da gestire.

 

Secondo alcuni la scuola italiana è ricca di risorse, professionalità e competenze ma è mal organizzata e soprattutto incapace di sfruttare le nuove tecnologie. Lei cosa ne pensa? Quali potrebbero essere, secondo lei, le strategie e i programmi da implementare?

La scuola italiana non è ricca, ma ricchissima di professionalità e competenze! Nei diversi convegni sulla didattica digitale cui ho partecipato e durante i tanti corsi metodologici che ho tenuto in diverse regioni ho avuto modo di entrare in contatto con realtà di altissimo livello e di conoscere docenti che hanno raggiunto grandi risultati didattici nelle proprie classi. Tali realtà sono tuttavia troppo frequentemente locali: legate a dirigenti particolarmente illuminati e/o alla volontarietà di docenti molto motivati, che hanno particolarmente a cuore la formazione a tutto tondo dei propri alunni. Non di rado esse sono supportate da autofinanziamenti da parte della componente genitori. A volte capita che progetti di valore si fermino per penuria di fondi o perché il docente responsabile è precario e non gli viene rinnovato l’incarico o perché il dirigente è andato in pensione.

E’ prioritario evitare la dispersione o l’abbandono delle buone pratiche. E’ essenziale che le esperienze valide vengano raccolte e rese disponibili per la consultazione in un database accessibile a tutti gli operatori del settore. E’ importante che i curricula dei docenti esperti siano valorizzati: troppo spesso la selezione dei formatori istituzionali avviene quasi di nascosto (finestre temporali brevissime per la presentazione delle domande, limitata diffusione delle informazioni …) e mediante compilazione di questionari che spesso prevedono titoli molto specifici e non valorizzano tutte le esperienze reali. Così troppo frequentemente la formazione istituzionale viene somministrata da personaggi superficiali e poco preparati nello specifico, oppure da qualcuno che sembra non aver mai messo piede in classi di trenta alunni e che con aria “salottiera” disquisisce di teorie didattiche che non ha mai sperimentato. Tranne alcune lodevoli eccezioni.

E’ prioritario riorganizzare la formazione dei docenti perché essa sia utile, efficace, pratica e spendibile nelle pratiche quotidiane in classe. I corsi di formazione dovrebbero iniziare con test informativi per conoscere le aspettative e le competenze pregresse dei corsisti. I corsi dovrebbero concludersi con un test di gradimento per la valutazione della loro efficacia nel raggiungimento degli obiettivi. Solo così la formazione degli insegnanti potrà essere degna di questo nome.

La strategia è una sola: trasparenza e valorizzazione delle scuole e dei docenti tramite una anagrafe accessibile delle esperienze didattiche che hanno prodotto risultati documentati. Qualcosa si sta facendo con l’istituzione degli elenchi regionali dei formatori, ma la strada è ancora lunga. Anche l’istituzione delle reti di scuole, se gestita con trasparenza potrebbe permettere di creare comunità di pratica efficaci e di diffondere le buone pratiche.

Ultimamente qualcuno nelle istituzioni si è accorto che i collegamenti internet nelle scuole sono inadeguati e che c’è penuria di connessione, quindi è stato programmato il prioritario potenziamento e/o installazione di reti efficienti nelle scuole. E’ un po’ come ammettere di essersi comprati il frustino prima del cavallo! Peccato per le dotazioni tecnologiche già presenti (piano Lim, Classi e Scuole 2.0 …) che invecchiano senza essere state utilizzate appieno proprio per la mancanza di banda; peccato per le mille difficoltà aggiuntive che i tanti docenti 2.0 si sono trovati a dover affrontare! 

Ha già sperimentato il tablet in classe? Ci potrebbe raccontare qual è stata la sua esperienza personale e didattica?

Ho sperimentato il BYOD (bring your own device), utilizzando un iPad con scheda 4G personale e facendo utilizzare ai ragazzi quel che avevano a disposizione: soprattutto smartphone, e qualche tablet o PC personale (la scuola nella quale presto servizio non è stata finora particolarmente attrezzata tecnologicamente). Ho proceduto organizzando le attività tramite classe virtuale Moodle e strumenti Web 2.0 per le attività. Gli spazi virtuali si sono mescolati a quelli fisici, un po’ sacrificati. I gruppi di lavoro si creavano semplicemente componendo isole, girando le sedie verso il banco dietro. In una classe, mancando la Lim, dovevo portare il mio proiettore personale da collegare al tablet: i ragazzi hanno provveduto il telo (un lenzuolo !). Risolvere insieme le difficoltà pratiche non sminuisce la valenza della proposta didattica, anzi contribuisce a rompere alcune barriere e favorisce il clima laboratoriale ed il sapersi mettere in gioco.

Certamente è prioritario svecchiare le metodologie didattiche ed attivare un didattica centrata sull’apprendimento cooperativo, da non confondere con il “lavoro di gruppo”, come tanti riduttivamente pensano. Si tratta di responsabilizzare gli studenti nel processo di apprendimento, di sviluppare la loro capacità di autovalutazione, di valorizzare le modalità di apprendimento tra pari e sviluppare la loro creatività ed autonomia mentre conseguono gli obiettivi di apprendimento.

Molte ansie spariscono se i ragazzi sono più impegnati nel lavoro personale e cooperativo e se sono più autonomi in classe: dando loro fiducia, aumentano l'autostima e si abituano a considerare l'errore come un momento funzionale all'apprendimento e non come un "mostro" da temere.

 Se ha sperimentato il tablet in classe ci può raccontare alcuni dei progetti realizzati?

Lo scorso anno ho portato a termine due progettazioni con il nuovissimo metodo dell’Innovative Design per la progettazione delle attività didattiche (http://www.innovazioneinclasse.it/ ).

Il primo progetto è consistito nell’approfondimento trasversale tra due classi seconde di un argomento di attualità legato alla Fisica ed è stato svolto in modalità BYOD, col supporto di una classe virtuale Moodle, con l’utilizzo di Mindmeister, Prezi, Drive, Moduli google, Dropbox,  e strumenti Microsoft come Word e Power Point. Il progetto è stato presentato al Convegno Didamatica 2014: http://www.slideshare.net/almitra/innovative-design-didamatica-giannoli .

Il secondo progetto era riservato ad un gruppo più piccolo e prevedeva una ricostruzione dei fatti salienti della vita e delle scoperte di Archimede di Siracusa, con l’utilizzo dei social, in specifico Twitter. La storia è stata pubblicata mediante il servizio Tweetbook,  raccogliendo i Tweet inviati sugli eventi e sulle esperienze di laboratorio di fisica da documentare.

Le scelte degli applicativi sono state dettate dalla praticità e dalla semplificazione necessaria per il BYOD e dal fattore comune “PC” a casa degli studenti. Mindmeister, Drive e Dropbox sono stati scelti perché usufruibili da ogni apparato in tempo reale. Su Prezi, fruibile solo da iPad o da PC, i ragazzi hanno lavorato a casa. Per i video i ragazzi si sono organizzati autonomamente con i propri smartphone, per le riprese, e con i PC a casa, per l’assemblaggio. Le condivisioni in classe sono avvenute tramite il l’iPad con proiettore e le interazioni via Web 2.0, tramite le diverse dotazioni BYOD dei ragazzi.

Come giudica le reazioni degli studenti?

All’inizio molti sono stati spiazzati: “Prof, ma veramente possiamo usare i cellulari in classe?”; “Prof, ma possiamo andare su internet?”.  Qualcuno ha brontolato perché non gli è stato facile abituarsi consultare le consegne in rete, lavorare in maniera collaborativa su documenti condivisi, creare mappe comuni, accedere alla classe virtuale. Alcuni arrivavano addirittura in aula con la stampa dei documenti online. Non per tutti c’è stato lo stesso coinvolgimento, ma certamente l’interesse e la partecipazione sono cresciuti con l’utilizzo di una didattica innovativa e delle tecnologie.

Il clima di complicità nell’utilizzo delle tecnologie e, forse, il fatto che anche la prof si mettesse in gioco, ha spezzato la logica della lezione frontale e reso possibile un rapporto più collaborativo ed aperto. L’effetto a mio giudizio più importante è stata la crescita progressiva in molti del desiderio di contribuire bene al lavoro comune e di fare del proprio meglio. La ripercussione didattica più evidente è stata la accresciuta autonomia e responsabilizzazione nell’apprendimento anche della parte di argomenti trattati in modo meno innovativo.

La tecnologia sta cambiando la scuola così come la vita delle persone. Effetti e risultati non sono facilmente prevedibili, soprattutto dal punto di vista cognitivo e dell’apprendimento di nuove conoscenze. Secondo lei quale futuro ci aspetta?

Il modo di apprendere sta cambiando e non si può restare aggrappati ai tradizionali schemi mentali cui siamo abituati, anche se ci sembrano più rassicuranti. Come la società liquida richiede disponibilità al cambiamento e capacità di adattarsi a contesti sempre mutevoli, così gli schemi mentali devono diventare più elastici ed aperti al nuovo ed al diverso. Probabilmente dobbiamo diventare capaci di sostituire le scaffalature della conoscenza con la rete delle conoscenze. Certamente i giovani ragionano in modo più associativo, per immagini e spot veloci di quanto siano abituati a fare i loro insegnanti: occorre dare loro più spazio e cercare di non comprimere l’esperienza scolastica in scatole preconfezionate di programmi e procedure troppo rigidi.

La tecnologia permettere di dilatare gli spazi ed i tempi dell’insegnamento e dell’apprendimento: è importante per gli insegnanti di ogni ordine e grado acquisire la capacità di rimettersi continuamente in gioco, restando sensibili alle opportunità positive che la realtà tecnologica sempre nuova offre, ma senza perdere la propria peculiarità di educatori e docenti.

 

Profilo professionale e didattico di Flavia Giannoli

Docente di Fisica e Matematica per competenze, ingegnere ed esperta di processi, entusiasta delle tecnologie e del Cloud per la didattica collaborativa in rete, mi chiamo Flavia Giannoli ed insegno al Liceo Scientifico A. Volta di Milano.

Sono:

  • formatore esperto in Didattica per competenze con le tecnologie  per il Piano Nazionale Scuola Digitale e Generazione Web e docente certificato in didattica per Competenze dall’USR Lombardia;
  • tutor nel Progetto nazionale per l’insegnamento della matematica M@t.abel;
  • docente Innovatore ed evangelist per il Progetto nazionale Innovative Design della didattica di ANP-Fondazione Telecom;
  • MIE Expert (Microsoft Innovative Educator Expert) per Microsoft in Education Italia,
  • Google Educator per Didasca
  • iscritta al registro internazionale IET dei formatori (Innovative Educational Trainers).

Ho collaborato negli anni a diversi Progetti di ricerca con l’Università ed il Politecnico di Milano su modalità didattiche laboratoriali ed innovative (Mathonline, Silsis. Progetto Finvali, Piano Lauree scientifiche, Elene2learn).

Ho avuto molte esperienze e collaborazioni con Associazioni e Comunità che si occupano di didattica, e-learning, mobile-learning, tecnologie e Web 2.0, come Siel (Società italiana e-learning), CKBG (Collaborative knowledge building group),  Direttivo di Imparadigitale (terminata), Laboratorio Formazione (terminata).

Ho parecchie pubblicazioni a congressi e convegni, pubblicazioni didattiche o per riviste, come riportato nel profilo LinkedIn .

 

 


 

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