In particolare, è in via di sviluppo la produzione di droni destinati all'effettuare consegne e di robot destinati a sostituire i dipendenti all'interno dei magazzini.
Lo sviluppo tecnologico fornirebbe in questo modo un importante appoggio ai processi aziendali seguiti fino ad oggi, rendendoli molto più veloci e precisi, ma allo stesso tempo comporterebbe un'inevitabile riduzione dei posti di lavoro dei dipendenti attuali.
Siamo ancora una volta di fronte ad un dilemma: innovare e semplificare oppure proteggere i posti di lavoro dei dipendenti?
Il 21 Maggio 2014, a Seattle, si è svolta l'annuale assemblea degli azionisti Amazon, ma questa circostanza solitamente consuetudinaria, potrebbe in questo caso coincidere con una data storica in ambito di innovazione tecnologica. A fronte di una perdita del 25% del valore di ogni singola azione, causata da costi di gestione sempre più crescenti, Amazon ha annunciato la propria rivoluzione tecnologica all'interno dei propri processi aziendali, fondata sull'assunzione di 10.000 nuovi dipendenti. Questi nuovi assunti non saranno però lavoratori "normali", ma dei robot.
Il compito dei 10.000 robot assunti, che andranno ad aggiungersi ai 1.000 già presenti, sarà quello di movimentare e perciò smistare la merce all'interno dei magazzini del colosso mondiale del commercio elettronico. Non gestiranno gli ordini, ma permetteranno così all'uomo di non recarsi più presso gli scaffali, movimentando la merce grazie a codici a barre posizionati sul pavimento. I vantaggi sono notevoli e facilmente individuabili; in primis sarebbero ridotti il margine di errore, componente naturale nel caso di operazioni "umane", ed i tempi di smistamento, ma ciò che sarebbe maggiormente vantaggioso riguarda le condizioni di lavoro. I robot lavorerebbero infatti costantemente, senza effettuare soste, senza aver un contratto di lavoro e soprattutto senza lamentarsi delle condizioni lavorative o l'effettuare pause, ferie e rispettare orari, tutto ciò che costituisce il bagaglio dei diritti-base fondamentali per un lavoratore classico.
Fonte: www.dvice.com
Aspetto stupefacente è che i robot si autogestiranno senza alcun problema, non avendo perciò bisogno di nessun umano che li segua e li gestisca. In più, non si tratta di un salto nel vuoto, ma di un percorso graduale già sperimentato, dato che alcuni mesi fa, Amazon aveva già effettuato l'assunzione di circa 1.000 robot "magazzienieri", un test a quanto pare dagli esiti positivi. Vedendo queste piccole macchine muoversi velocemente tra gli scaffali dei grandi magazzini, si può velocemente comprendere come siano maggiormente efficienti rispetto agli umani, pur svolgendo gli stessi compiti. Inoltre, fino ad oggi, la fase di packaging era svolta ancora a mano, comprendendo perciò come potessero verificarsi degli errori umani, quasi completamente eliminabili con l'assunzione di questi nuovi lavoratori.
Disoccupazione femminile
Con l'inserimento di questi nuovi robot, anche le disposizioni dei magazzini subiranno una rivoluzione. Infatti, le merci saranno movimentate con maggiore frequenza, anche seguendo i trend stagionali delle vendite, rendendo quindi maggiormente flessibili le aree dei magazzini coinvolti. In questo modo, ad esempio, durante il periodo natalizio, gli scaffali contenenti merci quali giocattoli o altri articoli spesso oggetto di regali, verranno avvicinati fisicamente alle zone dedicate all'imballaggio, così da velocizzare notevolmente il processo.
Fonte: www.luogocomune.net
All'interno di questa rivoluzione tecnologica, sorge spontaneo il seguente quesito: i robot sostituiranno gli uomini? Dai dirigenti di Amazon giungono dichiarazioni che confortano i propri dipendenti, garantendone il mantenimento del posto di lavoro nonostante l'incremento numerico e di compiti dei robot. Certamente restano però dei dubbi, soprattutto osservando i magazzini Amazon; "coccinelle" arancioni che si muovono silenziosamente tra gli scaffali, con grande efficienza, senza alcuna presenza umana. Sarà questo il futuro delle fabbriche? Sarà questa la fine dei posti di lavoro di tantissimi dipendenti umani?
Alcuni ricercatori, in particolare Carl Frey e Michael Osborne, hanno svolto un'indagine sul lavoro del futuro, ipotizzando che, nel corso dei prossimi vent'anni, le professioni possano essere svolte completamente e solamente da robot. Nella realtà, questa prospettiva sembrerebbe ancora piuttosto lontana, sminuendo in parte la tragicità dell'ipotesi fornita. Infatti, almeno nel mondo Occidentale, in campo di lavoro perduto o creato da internet, il saldo resta positivo. Alcuni esempi sono presenti anche in Italia, come l'azienda Ennova, una startup torinese in grado di assumere circa 300 nuove persone. L'economista Tyler Cowen ha di recente espresso il proprio scetticismo in merito alla possibilità che l'automazione sostituisca completamente il lavoro umano, sostenendo che l'innovazione tecnologica starebbe intaccando soprattutto la borgesia, all'interno della quale soltanto i più bravi riusciranno a sopravvivere.
Fonte: robohub.org