Pur non avendo letto l’Apocalisse di Giovanni o non conoscendo neppure l’esistenza di quel testo, mai come oggi sono molti coloro che con la parola apocalisse devono in qualche modo misurarsi, anche per i suoi molteplici significati applicabili a molti eventi attuali: evento terribile, cataclisma, catastrofe, disastro, distruzione, fine del mondo, rovina, sconvolgimento.
Lo devono fare per le crisi che si susseguono e che per alcuni sono solo l’anticipazione del peggio che deve ancora arrivare. Anche per la percezione che il mondo, per come lo abbiamo conosciuto fin qui e lo conosciamo, è arrivato alla sua fine. Lo hanno raccontato molto bene Matteo de Giuli e Nicolò Porcelluzzi in Storie dalla fine del mondo, soprattutto James Bridle in Nuova era oscura e poi numerosi filosofi che con il loro lavoro da anni stanno fornendo interpretazioni e strumenti per affrontare, finita l’era della postmodernità, la crisi dell’età moderna nella quale siamo precipitati. Lo ha raccontato bene anche l’ultimo numero di Limes Tutto un altro mondo la cui lettura suggerirei ai molti che non si accontentano delle banalità e della superficialità di molte narrazioni mediali correnti, dettate dalla lunghezza dell’articolo da scrivere e da molta ignoranza geopolitica e storica.
“La vita attuale è inquinata alle radici. L’uomo s’è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l’aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V’è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande ricchezza… nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco!” - La coscienza di Zeno - (Italo Svevo – 1923)
La nostra era non si sta rivelando oscura solo per la crisi ambientale, la pandemia e la guerra ma anche per l’essere precipitati acriticamente e allegramente, sia cognitivamente, sia psichicamente, dentro il pozzo nero della tecnologia. Un acquario mondo tutto trasparente per chi lo controlla e molto poco trasparente per chi lo abita. Caratterizzato da idee complottistiche, false notizie e verità più o meno alternative, piattaforme e algoritmi arruolati per la sorveglianza di massa che prelude al controllo e alla possibile fine, prossima ventura (non guardate a domani, mirate lungo), della democrazia per come l’abbiamo conosciuta nel nostro mondo occidentale.
Il riferimento alla tecnologia non è tecnofobico, serve solo a evidenziare il contrasto delle narrazioni positive dell’era tecnologica con un mondo reale dilaniato dalle disuguaglianze e dalla precarietà ma soprattutto dalla scarsa capacità da parte di moltitudini di persone a comprendere il mondo che li circonda. Con l’aggravante che gli altri, le cosiddette èlite, non è che siano in grado di comprenderlo tanto meglio. Tutto ciò non è che l’anticipazione di una apocalisse in formazione che racconta le crepe di un sistema asmatico, in crisi esistenziale, che si aggrappa al soluzionismo della tecnologia, avendo persi molti degli appigli umani ai quali sempre aveva fatto affidamento in passato. Queste crepe potrebbero servire a guardare oltre, a oltrepassare la superficie per approfondire, conoscere e agire. Cosa impossibile a farsi vista la tendenza dell’apparato tecnologico a illuminare la superficie (dello schermo, del social, ecc.) e a sprofondare tutto il resto nell’oscurità (nessuno si interroga sulla falsità della cosiddetta smaterializzazione, nessuno si chiede dove e cosa sia il cloud e l’impatto che ha sul pianeta terra).
Sull’apocalisse la letteratura ha creato innumerevoli narrazioni alimentandone una mistica che va ben oltre il significato della parola stessa. Una mistica che nasce dal libro di Giovanni, con i suoi angeli, demoni e sciagure umane, ma si alimenta in continuazione per la sua attualità. Anche per merito dei molti profeti di sventura e delle letture fondamentalistiche che ne vengono fatte. Letture che poco o nulla hanno a che fare con il significato teologico del testo dell’Apocalisse. Oggi l’apocalisse è sentita come prossima perché la terra sembra essere precipita nel male (la guerra) e nell’oscurità (la pandemia, i ghiacciai che si sciolgono, la siccità, la crisi economica, dell’ecosistema Terra, ecc.).
METAMORFOSI
L’apocalisse che percepiamo vicina non ha nulla di mistico, anche perché ce ne sentiamo, non tutti consciamente, responsabili. In primo luogo, per avere smesso di pensare al nostro futuro di essere umani dentro il sistema Terra. Poi per la consapevolezza crescente di non avere saputo dare un futuro alle prossime generazioni. Infine per la paura che ci attanaglia, anche perché non si vedono soluzioni concrete ed efficaci a portata di mano. Per assurdo il futuro è diventato un posto così brutto che si preferisce malinconicamente vivere l’apocalisse attuale percepita in modo da procrastinarne l’avvento.
Nel frattempo, come ha scritto Scurati sul Corriere della sera all’indomani della valanga che sulla Marmolada ha fatto delle vittime, “La valanga siamo noi […] Il giorno del «si salvi chi può» è vicino. Quel giorno, va da sé, non si salverà nessuno.
Autore
Dirigente d'azienda, filosofo e tecnologo, Carlo Mazzucchelli è il fondatore di SoloTablet, un progetto dedicato a una riflessione critica sulla tecnologia.
Esperto di marketing, comunicazione e management, ha operato in ruoli manageriali e dirigenziali in aziende italiane e multinazionali.
Focalizzato da sempre sull'innovazione ha implementato numerosi programmi finalizzati al cambiamento, a incrementare l'efficacia dell'attività commerciale, il valore del capitale relazionale dell'azienda e la fidelizzazione della clientela, attraverso tecnologie all'avanguardia e approcci innovativi. Giornalista e storyteller, autore di 16 ebook, formatore, oratore in meeting, seminari e convegni.
È esperto di Internet, social networking, ambienti collaborativi in rete e strumenti di analisi delle reti sociali.
Autore di 20 libri sulla tecnologia (Collana Technovisions Delos Digital)