Autore: Maurizio Chatel
Da pensare, termine latino indicante il “pesare con cura”.
Nell’attività umana per eccellenza è insita dunque la cura, che è quel prendersi il tempo necessario per svolgere il nostro compito senza fallire, per essere-per-gli-altri senza pre-occuparci ma occupandocene.
Quando penso non mi pongo delle mete, ma non mi pongo neppure dei limiti. Il pensiero ferma l’azione, il pensiero blocca, il pensiero fa pensare, che è proprio il contrario del fare. Il pensiero ha una grande forza su di noi, sulla realtà: ci immobilizza, “ci toglie da”, ci isola, taglia i rapporti, le chiacchiere, allontana la decisione.
RESILIENZA
Per queste sue caratteristiche, il pensiero non è calcolo; non è progettare ma contraddirsi, scoprire che dentro di noi siamo in due o più, e che ognuno va per conto suo, per strade che a volte non si toccano. Non c’è pensiero se non c’è dialogo, scambio molesto tra il mio volere e un altro volere che si mostra ancora mio, ma in modo diverso. Pensare è vita, la vita della mente, di questa cosa che non sappiamo cosa sia e dove sia.
«Il pensiero possiede un effetto distruttivo, tale da minare in profondità tutti i criteri fissati, i valori condivisi, le unità di misura del bene e del male, insomma tutti i costumi e le regole di condotta di cui si tratta nella morale e nell’etica. Questi pensieri congelati sono così comodi che li si può usare anche dormendo, ma se il vento del pensiero ti ha scosso dal sonno, ti accorgerai di non avere in mano se non delle perplessità.» Hannah Arendt, La vita della mente
“La libertà di pensiero ce l'abbiamo. Adesso ci vorrebbe il pensiero.”
“Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia.”
“I limiti del mio linguaggio sono i confini del mio pensiero. Tutto ciò che io conosco è ciò per cui ho delle parole.”