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2019: alla ricerca di un posto di lavoro e di senso

2019: alla ricerca di un posto di lavoro e di senso

17 Dicembre 2018 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Il 2018 sarà ricordato come l’anno dei gilet gialli, il 2019 vedrà l’emergere di altri eventi imprevedibili e improvvisi che, come tanti cigni neri, caratterizzeranno l’età dello smarrimento attuale. E speriamo di non trovarci tutti in una tempesta di merda!

 English Version of this article (Google Translate with corrections)

Una breve riflessione per augurare Buon Natale e Felice Anno Nuovo a coloro che ogni tanto mi leggono. Un omaggio alla loro gentilezza e attenzione!

L’età dello smarrimento è quella descritta da Christopher Bollas nel suo ultimo libro, pubblicato da Cortina. La tempesta di merda (shitstorm) è il concetto usato da Byung-Chul Han nei suoi libri, per descrivere il linguaggio negativo e violento e la comunicazione digitale che caratterizzano la società tecnologica corrente.

Lo smarrimento è quello della ragione (Kant) ma anche quello di senso. Ne derivano una difficoltà ad affrontare la realtà, una malinconia di fondo e una crescente voglia inconscia di consegnarsi a forze esterne che non necessariamente contribuiranno allo stare bene e alla felicità individuale. 

Le difficoltà nascono da fattori oggettivi e concreti, quali la precarietà, l’incertezza o la povertà in aumento, ma anche da una cultura online che ha favorito l’emergere di forme di comunicazione e linguaggi che impediscono o rendono complicata le facoltà della riflessione, dell’elaborazione razionale, della lentezza, e della relazione empatica basata su esperienze emotive. 

Online facciamo sempre più spesso le stesse cose che fanno gli altri, come se fossimo governati dagli stessi impulsi e memi condivisi. Lo facciamo anche per sentirci sereni, in compagnia di altri (così fan tutti/tutte!) nella condivisione delle stesse angosce e percezioni della realtà. Così facendo dimentichiamo che come individui siamo responsabili dei cambiamenti che avvengono e che questi cambiamenti saranno in meglio o in peggio a seconda delle scelte che siamo in grado di fare o decidiamo di compiere. 

La difficoltà di scegliere

Scegliere però non è mai semplice, né facile. Le scelte umane non sono il semplice risultato finale di un algoritmo che con una sequenza di istruzioni si fa carico di soddisfare, quasi con una magia, i nostri bisogni. Lo scopo della vita umana non è di processare informazioni ma di continuare a dare un senso all’esistenza e a diventare quello che si è, sia nel mondo attuale sia in quello virtuale. 

Molti eventi che stanno emergendo evidenziano una sofferenza sociale ma anche psicologica e mentale (non è un caso che gli interpreti della realtà migliori del momento siano psichiatri o psicanalisti). E’ legata al presente ma anche alla difficoltà nell’interpretare e prevedere il futuro, con le sue molteplici e imprevedibili biforcazioni e possibilità. La ricchezza delle biforcazioni possibili obbliga a fare delle scelte, a farle da soli senza affidarsi, com’è pratica diffusa oggi, a chatbot, influencer, storyteller ma anche a politici emergenti e aspiranti leader di cui è piena l’aria. 

La ricchezza di possibilità non significa che tutto sia possibile o che siamo dotati di libero arbitrio, ma che ognuno può fare delle scelte in base alla propria specificità e singolarità, ai propri comportamenti, alle proprie preferenze valoriali e affinità elettive. 

Scegliere oggi vuol dire anche sapersi liberare dall’imperativo della velocità e da scelte sempre più dettate dai meccanismi binari, basati sulla relazione stimolo-risposta, tipici delle realtà digitali che molti di noi abitano in pianta stabile (2019 e Tecnologia: l’anno delle domande!). La binarizzazione della scelta si basa sulla rapidità, sulla semplificazione, sull’eliminazione dei potenziali dubbi e sul bisogno di gratificazioni immediate come quelle dei MiPiace o degli emoji. Ne derivano comportamenti volti al consumismo e che trasformano anche le scelte in semplici atti di conferma di scelte suggerite o fatte da altri (algoritmi di Google o di Amazon ad esempio). 

I miei auguri per un felice anno nuovo (2019)

Da questa realtà, non necessariamente condivisa da chi leggerà questo mio testo, ho tratto lo spunto per i miei auguri di Natale e per un felice 2019 a quanti hanno la gentilezza di seguirmi o di leggere le cose che scrivo. 

Il mio augurio è di riuscire a tornare a scelte responsabili e consapevoli. Scelte che nascano dalla riflessione critica ma anche dalla capacità di insinuare il dubbio tra lo stimolo e la risposta, il modello tipico della realtà digitale. Il dubbio serve a tenere conto anche di aspetti diversi da quelli immediatamente percepiti, a interrogarsi se una cosa (notizia, informazione, ecc.) sia vera o falsa, quando lo è e in quale contesto, ma soprattutto ad affrontare con coraggio il capogiro, i timori e i tremori (il riferimento è al filosofo Kierkegaard) che sempre accompagnano una scelta consapevole. 

Liberati dall’inganno 

Un primo passo per fare delle scelte è liberarsi dall’inganno delle piattaforme online. Un inganno basato su false libertà e tante notizie false con le quali sta diventando sempre più complicata la ricerca della verità. Ingannevole ad esempio è la trasparenza radicale predicata da Facebook come promessa di libertà e socialità ma che invece non fa altro che produrre dati e informazioni usate per condizionare le nostre scelte di viaggio, di consumo, di amicizia e di vita. 

Sviluppa la capacità critica 

Un secondo passo porta a sviluppare la capacità critica. Per farlo è necessario acquisire strumenti e capacità di smontaggio della realtà (una volta la chiamavamo controinformazione). Ogni verità, informazione, pratica, va smontata come se si stesse smontando un motorino o un orologio dai mille meccanismi. Lo smontaggio serve a comprendere la complessità della realtà presa in esame, alla conoscenza, alla consapevolezza e all’autoconsapevolezza. Ne derivano uno sguardo (filosofico) cinico sulla realtà, una maggiore lucidità e freschezza, la capacità di collegare cose diverse tra loro e di comprendere che il risultato finale è maggiore delle parti, la possibilità di immaginare scenari futuri diversi e soprattutto l’abbandono della passività. 

Reimpara a comunicare

Il terzo passo da compiere interessa le forme della comunicazione e i suoi linguaggi. Bisogna sapersi liberare dal flusso dell’alluvione di parole e dei gesti comunicativi ripetuti e conformisti che caratterizzano molti ambiti online. Ambiti che favoriscono la facile accettazione dei luoghi comuni, delle conoscenze non verificate e dei giudizi preconfezionati ma anche la delega ai numerosi influencer che hanno preso il sopravvento. Come se non fossimo tutti a nostro modo degli influencer e dei testimoni di verità. 

Come prepararsi ai passi da compiere

I tre passi  suggeriti possono diventare possibili dedicando maggiore tempo al pensare razionale, imparando a sentire e facendo attenzione alle percezioni che derivano dalle proprie sensazioni fisiche ed emozionali. 

Bisogna però aiutarsi a farlo, predisponendo/predisponendosi a quanto serve con l’adozione di alcune semplici buone pratiche, anch’esse frutto di scelte individuali quali: 

  • la scelta di rallentare smettendo di andare di fretta,
  • la scelta di vincere il disorientamento esistenziale resistendo “all’onnipresente assalto di impulsi e imposizioni simultanee
  • la scelta di prestare attenzione a quanto accade dentro sé stessi e agli altri,
  • la scelta di ascoltare così come di non ascoltare  
  • la scelta di essere sé stessi e di accettarsi anche quando è difficile e doloroso farlo, evitando di far coincidere il Sé con le sue versioni edulcorate e migliorate (virtualmente aumentate) dei profili digitali,
  • la scelta di rifiutare ogni forma di comunicazione violenta e aggressiva facendo prevalere il cuore e l’empatia, i sentimenti di solidarietà e compassione, i gesti di gentilezza e (com)partecipazione su quelli divisivi, conflittuali, dettati dai pregiudizi, dal senso comune e dal conformismo dilagante,
  • la scelta di contribuire in modo proattivo alla felicità degli altri,
  • la scelta di partecipare all’affermazione di valori, non necessariamente quelli oggi prevalenti negli spazi della Rete,
  • la scelta di riflettere criticamente sul mezzo tecnologico in modo da poter comprendere i suoi effetti sulla vita delle persone,
  • la scelta di abolire ogni tipo di muro o di barriere che impediscano di entrare in contatto e di comunicare,
  • la scelta di volersi bene e dell’autocura anche in condizioni di caos e di panico determinate dall’assenza di prospettive e da promesse negate
  • ...e la lista potrebbe continuare.

A chi mi ha letto fin qui rivolgo il mio più sincero augurio per un Felice Natale ma soprattutto per un 2019 con minore precarietà, un reddito più dignitoso o semplicemente un Reddito di cittadinanza, e relazioni empatiche improntate all’amicizia, alla compassione, alla solidarietà e all’amore. 

 

 

 

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