Senza immaginare scenari apocalittici (Il futuro tecnologico raccontato e temuto) forse conviene comunque preparare noi stessi a un mondo futuro governato da algoritmi (Algoritmi e software si stanno mangiando il mondo) e sempre più robotizzato. Le macchine intelligenti e i robot androidi stanno mostrando una crescente abilità (Mi chiamo Farmbot e sarò l'agricoltore del futuro!) nel sostituirsi alle persone nelle loro attività manuali e sempre più anche quelle cognitive. La loro adattabilità, flessibilità e applicabilità è ben altra rispetto ad HAL 9000, il più famoso computer intelligente del romanzo di fantascienza di Clarke Odissea 2001: Odissea nello spazio.
Oggi l'esemplificazione di quanto le macchine siano cambiate è Watson, il sistema intelligente di IBM e capace di apprendere che sembra rendere possibile una intelligenza collettiva. Un sistema che vede l'insieme di componenti hardware e software capaci di mimare il funzionamento della mente umana e gestire processi decisionali, tipicamente umani (Rivoluzione tecnologica ed elezioni americane). Questo tipo di evoluzione delle macchine (Autotreni, bilici, bisarche e camion senza autisti. Futuro prossimo venturo?) ha prodotto sicuramente innumerevoli vantaggi e benefici ma la narrazione prevalente evidenzia il lato oscuro della tecnologia e il motivo principale è la paura che i robot continuino nella loro avanzata che li porta a sostituirsi a esseri umani nei loro posti di lavoro attuali.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
E' una paura diffusa, alimentata certamente dai tecnofobi e dai tecno-apocalittici e che può essere verificata facilmente da tutti con semplici ricerche usando un motore di ricerca online. Molte delle narrazioni correnti sono motivate dalla ricerca di click e attenzione puntando tutto su timori già ampiamenti diffusi perchè collegati alla crisi economica e alla sparizione di posti di lavoro oltre che alla crescente precarietà (Lavoro precario oggi, lavoro ceduto ai robot umanoidi domani!). Le stesse narrazioni sono comunque rese verosimili dalla stessa evoluzione tecnologica che ha effetti e conseguenze tali da suggerire numerose domande sul futuro del lavoro, della società e del genere umano e sull'inevitabilità del destino tecnologico che ci aspetta.
Gli scenari più estremi che vedono espandersi i robot anche in ambiti di tipo cognitivo e una loro crescente occupazione degli spazi manifatturieri, agricoli e industriali non sono più semplici ipotesi ma realtà. Nel 2013 la Oxford University ha stimato nel 47% i posti di lavoro a rischio nei prossimi venti anni. Una previsione assolutamente credibile se si pensa alle decine di migliaia di robot che stanno sostituendo lavoratori in carne e ossa nella logistica di Amazon o nelle fabbriche cinesi di smartphone e altri prodotti tecnologici come Foxconn. Le previsioni degli analisti di mercato trovano conferma nella percezione delle persone che, forse guardando alle loro condizioni materiali e di lavoro, le considerano verosimili. Una percezione preoccupata e che genera preoccupazione e comportamenti anti-tecnologici in alcuni ma anche la ricerca di alternative, nello sviluppo di nuovi skill e di nuove professionalità (Ortuino: un orto intelligente per bambini, adulti e anziani)
Le generazioni dei nativi digitali sono quelle più coinvolte dalla rivoluzione in atto. Non tanto per la perdita di posti di lavoro quanto per la possibilità che si presenta loro di lavorare attivamente per scenari futuri nei quali la convivenza con le macchine possa essere fruttuosa e aprire nuove prospettive, anche lavorative (Sono un robot e al tuo bimbo ci penso io). Queste generazioni dovranno fare i conti con un calo globale nella creazione di posti di lavoro delle economie dei prossimi decenni ma le prospettive non sono necessariamente negative. Il solo fatti che alcuni lavori siano a rischio non significa che altri non possano emergere e gli scenari che dipingono il dominio della macchina sull'uomo non sono che alcuni tra i molti possibili.
Ciò che deve però essere dato per assodato è l'evoluzione naturale delle macchine intelligenti attuali verso una crescente pervasività ed evoluzione, anche nel rendere la produzione e il lavoro più automatizzati, robotizzati e gestiti da interfacce intelligenti ed oggetti di tipo tecnologico. I robot possono rendere i processi lavorativi più efficienti (Valentino Rossi batte in pista Motobot, per ora….) e far aumentare la produttività ma il loro inserimento nelle aziende e nelle organizzazioni potrebbero generare nuove professionalità e posti di lavoro. Almeno fino a quando i robot cominceranno loro stessi a produrre altri robot. Ma questo è un altro scenario più assimilabile alla fantascienza hollywoodiana che alla realtà.
Lo scenario più verosimile, almeno sul tempo breve e medio, prevede una collaborazione uomo-macchina. E' uno scenario per il quale bisogna lavorare e che non arriverà casualmente. La tecnologia sta creando nuove opportunità ma l'uomo deve essere capace di trarne opportunità per nuovi benefici e vantaggi e liberare nuove potenzialità, creative, innovative, produttive. Partecipare attivamente alla costruzione dei nuovi scenari futuri farà nascere un nuovo tipo di uomo, frutto dell'evoluzione determinata dalle nuove forme di interazione con la tecnologia. Qualora questi scenari si realizzassero i cambiamenti saranno stati tali, anche a livello cognitivo e culturale, che l'uomo del futuro darà un giudizio completamente diverso dal nostro sulla evoluzione avvenuta. Il giudizio potrebbe anche essere molto negativo ma non è detto. In questo non detto sta tutta la potenzialità delle opportunità che la tecnologia ci sta offrendo. Lasciarsele sfuggire significa favorire il futuro dominio di macchine destinate ad aumentare la loro intelligenza, la loro somiglianza, anche fisica, agli esseri umani e a dominare il mondo.