Osservando i carrelli pieni e le lunghe code davanti ai supermercati viene da chiedersi se siamo di fronte a un nuovo tipo di bulimia.
Le immagini che più impressionano sono quelle provenienti dagli Stati Uniti.
Supermercati presi d’assalto, interi scaffali vuoti, alcuni prodotti (carta igienica, latte, uova, ecc.) spariti nel nulla.
I comportamenti dei consumatori stanno cambiando il mercato ma non in meglio.
Da persone chiuse in casa che vivono con sofferenza psichica il momento di crisi ci si aspetterebbero minori acquisti, maggiore attenzione alimentare, diete calibrate e collocate sui tempi lunghi della crisi.
Qualcuno spiega l’aumento della spesa con lo smartworking e il numero maggiori di pasti casalinghi.
🔥🔥🔥 𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐏𝐎𝐒𝐈𝐓𝐎 𝐃𝐈 𝐄𝐌𝐄𝐑𝐆𝐄𝐍𝐙𝐀
Forse però la spiegazione sta nell’iperconsumismo dei nostri tempi malati abitati da turbo-consumatori bulimici.
Uno dei tanti modelli che dovremmo cambiare e che purtroppo non cambieranno.
Continuiamo a cercare la felicità nel consumo, nel benessere, nella religione del miglioramento continuo.
Scopriamo che questa felicità è “un piacere ferito” (Lipovetsky) e ci si ritrova in una irrimediabile solitudine.
Bulicamente a stomaco pieno!