Quando il nuovo emerge sembra un semplice ritorno, la ripetizione di attimi, eventi e situazioni già avvenuti. Un eterno ritorno che suggerisce azioni eroiche da superuomini ma in realtà genera una grande noia. Non perché tutto sembri già avvenuto, fatto o esistito ma perché non sembrano esistere alternative, se non la reiterazione e imitazione di ciò che è già stato.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
La retorica del cambiamento vive di vita propria. Grazie agli spazi sociali della rete finisce per essere rumore di fondo, semplice esercizio catartico, condivisione di speranze messianiche percepite senza speranza. E così le narrazioni che alimentano la retorica si ripetono, si rincorrono nei commenti, cedono alla conformità del tutto già avvenuto.
Se ce lo si racconta, allora è vero, il nuovo è arrivato! Tutto falso, la realtà italiana ne è testimone. Il nuovo dovrebbe emergere come risposta a ciò che è consolidato ma in cerca di riconfigurazione. In realtà tutto tende alla preservazione, se non alla restaurazione dell’eterno passato.
Più che argomento di narrazioni online, il cambiamento deve avvenire nella realtà, generare alternative, nuove culture e demolire modelli economici esistenti.