Tabulario /

Gentilezza digitale vado cercando

Gentilezza digitale vado cercando

12 Novembre 2018 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
share
Valori, comportamenti e stili di vita sono solitamente modellati dalla percezione che ognuno ha della propria esistenza. Oggi il valore sul quale viene calibrato il sentimento dello stare bene è quello della sicurezza e della sopravvivenza, in senso darwiniano del termine. Lo si vede in politica con il prevalere di nuovi autoritarismi e bisogni di leader maximi vari, lo si vede online nel proliferare di una miriade di cinguettii, messaggi e post che ne parlano. La focalizzazione corrente ha fatto dimenticare altri valori, ad esempio quello della GENTILEZZA.

La gentilezza che sembra da molti dimenticata è all’origine di un progetto editoriale realizzato in collaborazione con Anna Maria Palma, Professional Counselor e Emotional Intelligence Executive Coach. Il risultato finale è stata la pubblicazione di un e-book dedicato alla gentilezza, La gentilezza che cambia le relazioni digitali - Tecnologia e social networking gentili (disponibile su tutti gli store online), focalizzato sulla vita relazionale online. 

 

 

Il testo è nato dalla constatazione e dalla percezione che di gentilezza ci sia oggi un grande bisogno. Non come forma di cortesia o buone maniere ma come elemento sostanziale e strutturante ogni forma relazionale di qualità, sia essa nella vita attuale e reale sia in quella virtuale e digitale. Qualità relazionale nella vita privata così come lavorativa e professionale. Una qualità che può nascere solo dalla ricerca e dalla pratica di una comunicazione non-violenta e empatica, che può manifestarsi nell’uso di linguaggio generativo, così come nell’ascolto efficace e consapevole. Una qualità che nasce dal considerare come vite parallele e tutte reali le monte vite che oggi molti sperimentano, comprese quelle digitali e online. Vite nelle quali è importante saper comunicare e relazionarsi online ma anche saper re-imparare a guardarsi negli occhi, a prestare attenzione, a diventare digitalmente e generalmente consapevoli,  a gestire le mancanze che avvengono per qualsiasi motivo, e a rafforzare i legami, anche ma non solo attraverso la tecnologia e i suoi meravigliosi mondi digitali. 

La riflessione proposta nell’e-book sopra menzionato è cinica e scettica ma non prigioniera del binomio tecnofobia-tecnofilia. Si può amare la tecnologia pur sottolineandone gli aspetti e gli effetti negativi.  Nel farlo abbiamo deciso di sposare la riflessione critica dettata dal sano cinismo e scetticismo che sempre accompagna il dubbio, finalizzato alla conoscenza. Smontando il conformismo della narrazione che accompagna la pervasività della tecnologia così come le tante componenti che oggi caratterizzano la tecnologia: smartphone, APP, software, piattaforme, ecc.  e la capacità di mettere in discussione le esperienze che facciamo, quello che siamo e l’ambiente nel quale viviamo. La tecnologia è diventata così pervasiva da offrire una miriade di spunti di riflessione tecno-cinica e tecno-scettica in ambiti e contesti tra loro differenziati. 

Uno degli ambiti tecnologici che si presta a una riflessione diversa da quella che caratterizza molta narrazione giornalistica e mediale è quello relazionale. Ne ha parlato per prima Sherry Turkle nel suo libro Insieme ma soli ma ne ho parlato anche io con i miei e-book pubblicati nella collana Technovisions di Delos Digital. 

L’aspetto relazionale degli universi digitali è solitamente trattato per raccontare le pratiche di comunicazione e interazione tipiche delle piattaforme dei social network e dell’uso che ne viene fatto, in particolare nella politica. L’attenzione è quasi sempre focalizzata sui cinguettii violenti e politicamente scorretti, sulle varie forme di bullismo digitale, sulle fake news e su altre forme di prevaricazione.

Quasi mai è focalizzata sulle forme pragmatiche della comunicazione che favoriscono la relazione come ad esempio quella nota come gentilezza. Forse perché di gentilezza ce ne sempre meno o, quando è praticata, rimane nascosta nella relazione stessa che l’ha vista nascere e praticare. Forse anche perché la gentilezza non pretende e non richiama Like, stelline e cuoricini, se non nelle sue manifestazioni, spesso iconiche e visuali, di formule di cortesia, buone maniere, sentimentalismi vari e citazioni incorniciate da cuoricini e emoji vari. 

Il bisogno di gentilezza nasce dalla percepita necessità di costruire e coltivare modalità relazionali capaci di generare quella solidarietà, amicizia e condivisione che le tante realtà digitali promettono ma non sono in grado di regalare. Il bisogno di gentilezza è grande, diffuso, legato anche alla sofferenza che caratterizza la vita di molte persone. E’ tale nella vita reale così come in quella virtuale, tecnologica e digitale. Soddisfare questo bisogno è semplicemente un modo, né difficile né complicato, di trattarsi bene e di trattare bene gli altri. Un modo utile a superare le difficoltà di una realtà vissuta sempre connessa ma sempre più caratterizzata da numerose forme di disconnessione e di separazione. 

Il dispositivo tecnologico offre a tutti infiniti canali di comunicazione, ma non facilita necessariamente l’esercizio della libertà individuale, che potrebbe ad esempio portare a disconnettersi e immaginare altre vite. Ad esempio vite nelle quali la connessione è quella empatica con la persona che ci abita accanto, con la persona con cui si condivide un ascensore, che attraversa la strada insieme a noi, che distribuisce pizze Foodora come noi o frequenta lo stesso caffè sotto casa. 

Nel nostro e-book La gentilezza che cambia le relazioni digitali - Tecnologia e social networking gentili , abbiamo declinato la gentilezza al digitale, una scelta considerata necessaria per la pervasività della tecnologia nella vita individuale, di coppia, familiare e lavorativa di tutti i giorni. Una pervasività che ruba tempo, risorse e attenzione, che richiede velocità e rapidità, che impedisce con il suo ronzio statico di fondo l’ascolto, che semplifica e appiattisce la comunicazione, che mette in secondo piano il corpo, lo sguardo e il contatto fisico, che rischia di rendere superficiale la condivisione, l’amicizia e altre forme relazionali solidali umane. 

La gentilezza che auspichiamo, anche online, è quella che si manifesta in comportamenti, stili di vita e atteggiamenti guidati dalla capacità di ascoltare, dall’attenzione verso sé stessi e verso gli altri, dall’educazione (buone maniere ma non solo), dalla compartecipazione alla vita delle persone frequentate, dalla comunicazione aperta, empatica ed assertiva. 

Riteniamo che parlare di gentilezza che cambia le relazioni digitali sia un modo per contribuire a pratiche tecnologiche consapevoli e auto-consapevoli e non soltanto commerciali, libere e capaci di educare a un buon uso della tecnologia. Lo abbiamo fatto con un e-book e ci auguriamo che, leggendolo, molti ne parlino in tutti gli spazi da loro abitati online ma soprattutto traducendo in buone pratiche le molte sollecitazioni che vi avranno trovato.

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database