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IL PENSIERO UMANISTICO

IL PENSIERO UMANISTICO

14 Gennaio 2024 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Forse per formazione, forse per spirito di contraddizione rispetto al conformismo dei nostri tempi, o semplicemente perché mi sento (ma forse è una percezione sbagliata) atipico, àtopos, mi sono convinto che mai come oggi abbiamo bisogno di pensiero umanistico. Viviamo tempi di disincanto e molto filosofici. Ciò che felicemente sperimentiamo non è in grado di renderci felici. Di fronte alle crisi che aumentano e si diffondono sperimentiamo ansia e quella che Lucrezio chiamava “anxius angor”, angoscia straziante.

Non ho letto il De rerum natura di Lucrezio se non a spizzichi e attraverso altri autori come Montaigne. L’anxius angor l’ho ritrovata nell’ultimo libro di Ivano Dionigi (L’apocalisse di Lucrezio), un autore che leggo sempre perché è fonte di gioia e di conoscenza. Il suo ultimo libro è ricco di pensiero umanistico, di richiami alla nostra storia e cultura occidentali, di segnali valoriali che invitano tutti a riflettere sulle cose e sulle parole che usiamo, alla necessità di conoscere, comprendere e sapere, con l’obiettivo di rimanere umani, rinunciando alle spinte prometeiche a cui la tecnica ci sottopone quotidianamente, per abbracciare la visione d’insieme, il dubbio e il dialogo socratico. 

Di bisogno di un umanesimo ripensato e rinnovato, della necessità di tornare ad esercitare pratiche umaniste e di pensiero umanistico ho parlato nel mio libro NOSTROVERSO – Pratiche umaniste per resistere al Metaverso (https://lnkd.in/dtHseXCe). Leggendo il libro di Dionigi, a pagina 162, sono incappato in un aneddoto ripreso da Michel Serres, che forse riassume in poche righe quello che io ho espresso in pagine. 

“Per la ricostruzione della diga di Assuan fu costituito un comitato composto di ingegneri idraulici, costruttori edili, tecnici dei materiali ed ecologisti. Intervistato da un giornalista, il filosofo domandò meravigliato perché non ne facessero parte anche un filosofo e un egittologo. Stupito del suo stupore, il giornalista gli chiese: “A cosa sarebbe servito un filosofo in un comitato di questo tipo? Serres rispose: “Avrebbe notato l’assenza di un egittologo”. 

Conclude Dionigi: “E’ il pensiero umanistico la struttura dura, l’hardware che fa girare i programi di saperi specifici. Tutto il resto è software”.

 

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