Chi è nel trip lisergico dell’intelligenza artificiale sente sulla propria pelle le contraddizioni tra la sua vita “virtuale” e quella “reale”, ma sposa la prima senza se e senza ma, confortato dalle mille narrazioni che lo motivano a farlo. In questo modo, privato dalle grandi narrazioni del passato che suggerivano la ricerca dell’utopia e della verità, finisce per confondere la simulazione con la realtà, i suoi oggetti formati da bit con quelli reali fatti di atomi e molecole, la declamata smaterializzazione digitale con la reale pesantezza della realtà tecnologica, la falsa verità narrativa con la verità dei fatti, la macchina con l’umano.
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La confusione, che è grande e diffusa, è complicata dalla mancanza di distacco (auto)ironico e dalla incapacità a deoggettivizzare la realtà virtuale nella sua pretesa di oggettività. L’offuscamento confusionale è grande, perché grande è il numero di individui che hanno smesso di ragionare con la loro testa. Un problema questo, in un’era nella quale prevale la pancia, la reazione binaria e irriflessa, l’attaccamento a un leader, il cui corpo è diventato politico, trasformandosi in oggetto del desiderio. Un desiderio che alimenta populismo e demagogia, false verità e drammatizzazione costante della realtà, spesso portata avanti da semplici attori e attrici (alcuni anche influencer) il cui compito è di far perdere ogni cognizione del confine che separa la realtà dalla finzione, la scienza dalla magia e dalla superstizione, i bisogni reali dal consumismo praticato per soddisfarli.
Ecco che così la vita, sia essa reale o virtuale, si trasforma in sogno, forse anche in incubo, incubatrice di distopie future prossime venture. Dentro mondi simulati, ormai dati per certi da moltitudini, viene meno l’esperienza del corpo e dei sensi, ma soprattutto viene meno la riflessione critica sul reale per valutare cosa è reale e cosa non lo è, svanisce ogni tentativo di agire sulla realtà per cambiare ciò che non va o non è giusto, per trasformarla cambiandola. Cosa che non si può fare dentro uno dei tanti metaversi da noi oggi abitati, tanti mondi simulati nei quali è impossibile agire per cambiare la realtà fuori di essi, che è poi la realtà che conta.
Il primo passo da compiere, per chi ha preso consapevolezza delle differenze tra le due realtà, virtuale e fattuale, è di impegnarsi a falsificare le narrazioni della prima, a cercare giustizia e verità, sapendo che, in una realtà dominata da informazioni, opinioni e false verità, l’unica verità che conta e che si impone è quella del più forte. Difendere la realtà, farsi carico della ricerca della verità è oggi il solo modo per intervenire sulla realtà cambiandola, a favore di tutti, soprattutto dei più deboli.