Non delegare allo strumento tecnologico

01 Ottobre 2017 Redazione SoloTablet
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Non delegare allo strumento tecnologico il compito di calmare o distrarre un bambino se vuoi che impari a identificare le sue emozioni, a differenziarle e a cogliere quelle degli altri

Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Non delegare allo strumento tecnologico il compito di calmare o distrarre un bambino se vuoi che impari a identificare le sue emozioni, a differenziarle e a cogliere quelle degli altri 

 

Nel suo bel libro Psychonet, Eleonora de Conciliis scrive che "la più grande forza dell'uomo, ma anche la sua più grande debolezza, risiede nella sua influenzabilità emotiva, che si innesta sulla plasticità imitativo-emulativa del sistema nervoso centrale". Le prime esperienze emotive, forse quelle fondamentali per la crescita futura, sono quelle dell'infanzia quando, ancora neonati e bambini, si impara a riconoscere voci e volti e a distinguere sé stessi dagli altri. 

Da bambini si apprende di essere inseriti in un mondo di oggetti e soggetti diversi da sé stessi, da cui trarre utili informazioni, praticando comparazioni e imparando, attraverso l'emulazione empatica (neuroni a specchio e non solo) ed imitativa. In tenera età i bambini apprendono principalmente e istintivamente in modo emulativo e comparativo. Guardano al comportamento di genitori, nonni e zii continuando a confrontarsi e conversando con loro. È la tesi costruttivista ben illustrata da Bateson come credenza relazionale che vede una relazione biunivoca tra l'apparato percettivo-interpretativo di ognuno e il mondo, la realtà esterna, una relazione che contribuisce a costruire il mondo e a farne emergere le sue rappresentazioni. 

Questa relazione si stabilisce anche in ogni contesto familiare e si manifesta nel confronto-scontro tra i più giovani e gli adulti. Dal confronto-scontro nascono le emozioni che plasmano la psicologia e la personalità di ognuno. Da esso l'individuo percepisce la pluralità dell'esistenza e la sua individualità. Fondamentali sono in questo periodo della vita di ognuno le esperienze emotive forti, determinate dalle coccole, dall'osservazione dei rapporti tra i genitori, dalle storie lette prima della notte, da carezze e baci, abbracci e conversazioni a tavola, meglio se con il televisore spento. 

Cosa succede se queste esperienze sono negate e i bambini sono obbligati a confrontarsi in modo emulativo e comparativo con realtà virtuali e artificiali? È la realtà dell'era tecnologica che stiamo vivendo, tutta riflessa dentro i display di uno schermo. Una realtà pervasa dalla presenza di milioni di dispositivi che occupano il tempo e la mente di bambini e adulti con le loro piattaforme applicative e che stanno modificando anche il contesto nel quale i bambini di oggi, a casa, in strada e a scuola, crescono, apprendono e imparano a confrontarsi con gli altri e con il mondo. In questa realtà la preoccupazione maggiore dei genitori sembra essere quella di monitorare quanto tempo i loro figli passino di fronte a un display, come usano i social network, di proteggerli e garantire loro la massima sicurezza online, di decidere quando regalare loro il prossimo dispositivo tecnologico. 

Si preoccupano meno di cosa stiano privando i loro figli, favorendo le loro esperienze digitali che vanno a sostituirsi a quelle nella vita reale. Non si interrogano sugli effetti dell'uso da loro fatto della tecnologia e dell'assenza di contatti diretti emotivamente coinvolgenti, della carenza di conversazioni prolungate e approfondite e dell'inesistenza di confronti e scontri nella vita reale di tutti i giorni, senza mediazione di strumenti come Twitter o WhatsApp. Non capiscono che loro stessi dovrebbero costruire una relazione diversa con il proprio dispositivo tecnologico, a cui dedicano ormai troppo tempo, anche per motivi lavorativi e professionali, assegnandogli sempre una elevata priorità, ben percepita da ragazzi che vorrebbero al contrario essere guardati e ascoltati. 

Se l'esperienza relazionale dei primi anni di vita è fondamentale, i genitori dovrebbero smettere di usare il dispositivo tecnologico come strumento di distrazione e gratificazione ("non piangere, naviga e divertiti!"). Dovrebbero al contrario rompere il silenzio, caratterizzato ormai dal rumore di fondo dei click e dei MiPiace, che abita oggi molte case, dovrebbero tornare a guardare i bambini negli occhi, a parlare con loro, a leggere loro libri e favole o raccontare storie. Dovrebbero infine facilitare l'incontro dei ragazzi con nuove esperienze emotive, portatrici di conoscenza ma anche di profondità e capacità di riflettere, su sé stessi e sugli altri. Il mezzo per farlo è la pratica delle coccole e del contatto fisico ma anche lo scambio di parole che sempre caratterizza, in modo creativo, una conversazione tendente con generosità all'Altro pensando alla sua libertà e crescita futura,aiutandolo a dare un senso alle cose e alla sua vita.

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