Carrelli pieni e bulimia

01 Aprile 2020 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli La civiltà del vento al tempo del coronavirus è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital.

Carrelli pieni e bulimia 

Sotteso dalla nuova religione del miglioramento incessante delle condizioni di vita, il “benessere” è ormai passione di massa, scopo supremo delle nostre società aperte e democratiche, ideale prepotente e pervasivo. È nato un nuovo tipo antropologico, Homo consumericus, il “turbo-consumatore” mobile, flessibile, sfrenato […] Adesso il progresso tecnologico deve essere al servizio dell’“iperconsumatore” […]  mentre questo inedito “soggetto” realizza il suo trion­fo, paradossalmente quella felicità che sembra così a portata di mano si rivela un “piacere ferito” “.Una felicità paradossale. Sulla società dell'iperconsumo Gilles Lipovetsky

 

Il panico e la paranoia da coronavirus stanno cambiando la realtà della distribuzione alimentare e dei bisogni. Osservando i carrelli pieni e le lunghe code davanti ai supermercati viene da chiedersi se siamo di fronte a un nuovo tipo di bulimia. 

Le immagini che più impressionano sono quelle provenienti dagli Stati Uniti. Supermercati presi d’assalto, interi scaffali vuoti, alcuni prodotti (carta igienica, latte, uova, ecc.) spariti nel nulla. I comportamenti dei consumatori stanno cambiando il mercato ma non in meglio. 

Da persone chiuse in casa, che vivono con sofferenza psichica il momento di crisi, ci si aspetterebbero minori acquisti, maggiore attenzione alimentare, diete calibrate e collocate sui tempi lunghi della crisi. 

Qualcuno spiega l’aumento della spesa con lo smartworking e il numero maggiori di pasti casalinghi. Forse però la spiegazione sta nell’iperconsumismo dei nostri tempi malati abitati da turbo-consumatori. Uno dei tanti modelli dominanti che dovremmo modificare e che purtroppo non cambieranno. 

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Abbiamo cercato la felicità nel consum(o)ismo, nel benessere (wellness e fitness), nella religione del miglioramento continuo. Oggi scopriamo che questa felicità è “un piacere ferito” (Lipovetsky[1]) e ci si ritrova in una irrimediabile solitudine. 

Bulicamente a stomaco pieno!

 

 



[1] Gilles Lipovetsky è un filosofo, scrittore e sociologo francese, professore all'Università di Grenoble

 

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