Il sol dell’avvenire

01 Aprile 2020 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli La civiltà del vento al tempo del coronavirus è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital.

Il sol dell’avvenire 

“La Peste se termine, de surcroît, par l’annonce et l’acceptation des luttes à venir[…] «Mes frères, vous êtes dans le malheur, mes frères, vous l’avez mérité» - Camus

 

 

La pandemia del 2020 ha evidenziato la fallacia dell’homo sapiens dominatore della terra, ha colpito la specie umana nel suo orgoglio con un virus a misura d’uomo che ha demolito l’entusiasmo tecno-ottimista che ha caratterizzato gli ultimi decenni di sviluppo globale forsennato, predatorio e profondamente ingiusto. 

Il flagello non è una punizione divina ma l’effetto di una mancata consapevolezza della crisi globale in atto e dell’assenza di qualsiasi tipo di ragionevole prevenzione. La peste che è arrivata e ci ha mandato in un esilio casalingo non ha avuto bisogno di testare la forza del coronavirus contagiando i topi per strada, come descritto da Camus nel suo libro La Peste. Ha colpito gli esseri umani, là dove erano più vulnerabili e indifesi. 

Nel libro di Camus la peste rappresenta simbolicamente la condizione umana travolta dalla Seconda Guerra Mondiale. Il coronavirus quella affermatasi nel benessere e nell’illusione della crescita infinita. Lo scontro tra scienza e religione in Camus si ripete oggi tra due visioni del mondo diverse, una attenta solo al profitto e al consumo, l’altra alla salvaguardia di vite umane, alla fratellanza, alla solidarietà, quest’ultima unico motivo di speranza. 

La crisi corrente è metafora esistenziale, evidenzia una realtà che non si lascia forgiare o dominare dall’uomo. A vincere è il coronavirus, ma non solo per la sua virulenza e aggressività. Vince perché al suo incontro l’uomo della postmodernità in crisi vi arriva isolato, debole, incapace a fermare la pestilenza. Alleati del contagio non sono solo spinte corporative, lobby, regionalismi e mancanza di veri leader. Ci sono anche egoismi, burocrazie incartapecorite, senza cuore e intelletto, comportamenti individuali contagiati da individualismo, nichilismo e fughe dalla realtà. 

In molti hanno compreso che da questa crisi si uscirà solo con maggiore umanità e solidarietà ma forse manca il coraggio per farlo, dirigendosi verso lidi ignoti sapendo di dover confrontarsi con esperienze, emozioni (angoscia, paura, spavento, ecc.) e passioni mai vissute prima. 

La spinta a cambiare può venire dall’aver compreso quanto siamo fragili e come, essendo semplici ospiti della vita, di fronte alla morte in fondo si sia tutti uguali.

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