Il libro di Carlo Mazzucchelli La civiltà del vento al tempo del coronavirus è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital.
Che noia, nulla cambia!
"Siamo vittime di noia e paranoia e non viviamo più di miti universali […] se si è annoiati è fondamentale esercitare l'immaginazione in questi territori repressi […].” - Luigi Zoja
Nuovo, innovazione, cambiamento, parole, parole, parole. In realtà, in uno spazio-tempo entropizzato che sancisce la perennità del presente[1], nulla cambia.
Quando il nuovo emerge sembra un semplice ritorno, la ripetizione di attimi, eventi e situazioni già avvenuti. Un eterno ritorno che suggerisce azioni eroiche da superuomini ma in realtà genera estraneità e una grande noia. Non perché tutto sembri già avvenuto, già fatto o esistito ma perché non sembrano esistere alternative all’attualità (diversa dalla contemporaneità), se non la reiterazione e l’imitazione di ciò che è già stato.
Tutti d’accordo ma…
La retorica del cambiamento vive di vita propria. Grazie agli spazi sociali della rete finisce per essere rumore di fondo, semplice esercizio catartico, condivisione di speranze messianiche percepite senza speranza. E così le narrazioni che alimentano la retorica si ripetono, si rincorrono nei commenti e nei messaggi, cedono alla conformità del tutto già avvenuto.
Se ce lo si racconta, allora è vero, il nuovo è arrivato!
Tutto falso, la realtà italiana ne è testimone nella sua attualità. Il nuovo dovrebbe emergere come risposta contemporanea a ciò che è consolidato ma in cerca di riconfigurazione. In realtà tutto tende alla preservazione, se non alla restaurazione dell’eterno passato, solidificato in un presente egemonico da cui non si riesce a staccarsi prendendo il volo.
Più che argomento di narrazioni online, il cambiamento deve avvenire nella realtà, generare alternative possibili, nuove culture e demolire modelli sociali, tecnologici ed economici esistenti.