2016 - Tecnologia, mon amour forever /

Il potere della tecnologia genera incertezza

Il potere della tecnologia genera incertezza

01 Giugno 2016 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli Tecnologia, mon amour forever è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Il potere della tecnologia genera incertezza: suggerimenti tecno-pragmatici

 

In ogni situazione di crisi è normale interrogarsi sulle sue cause, sui suoi effetti e sviluppi futuri. La crisi che stiamo vivendo è però diversa rispetto a quelle del passato. Lo è perché ne siamo coinvolti in prima persona (al tempo delle crisi precedenti non c'eravamo) ma anche perché la crisi attuale è percepita come paradigmatica, inquietante e generatrice d’incertezza. Viviamo tempi di grandi trasformazioni, caratterizzate dal diffondersi di nuove tecnologie che contribuiscono ad allargare le nostre conoscenze, a sollevarci da lavori faticosi e incombenze non più desiderate, a sviluppi continui in ambiti industriali diversi e a regalarci quantità crescenti di tempo libero. Il paradosso è che non si è mai parlato così tanto di crisi come in questo periodo. Le cause della crisi attuale sono molteplici e non solo finanziarie o economiche. Una in particolare è dirompente, non per le sue conseguenze negative ma per la sua capacità intrusiva e di ibridazione che ha cambiato paradigmi, modelli e sistemi tradizionali, introducendo cambiamento e trasformazione e mettendo in crisi le nostre certezze, la nostra capacità di interpretazione e i nostri modelli esplicativi della realtà. L’incertezza e la difficoltà nascono dalla velocità con cui le nuove tecnologie si propagano e impongono cambiamenti nei modi di pensare, negli schemi mentali con cui si interagisce con la realtà, con la cultura e la tradizione. Sospinti dal vento tecnologico, non ci limitiamo ad andare di bolina ma il problema è che non sappiamo esattamente dove andare. Ogni destinazione sembra sempre alla portata di mano ma il desiderio di andarci e la capacità di farlo realmente si scontrano con la percezione negativa della situazione (le condizioni del mare?) che impedisce di immaginare futuri e utopie future. Venuti a mancare modelli certi di riferimento e in assenza di strumenti e schemi concettuali ai quali affidarci, navighiamo a vista sperando di ritrovare prima o poi la rotta, ritrovando al tempo stesso noi stessi. Non necessariamente la rotta suggerita da dispositivi tecnologici ma da motivazioni, esperienze e spinte interiori, le uniche a farci riconquistare nuove certezze. Nel frattempo, in attesa di ritrovare fiducia nei propri modelli interpretativi della realtà, non resta che sperimentare e praticare alcuni sani approcci tecno-pragmatici.

Introduzione

La percezione generale è che stiamo vivendo tempi di crisi profonda e di grande cambiamento. Dopo anni di prosperità e di sviluppo, facciamo fatica a comprendere perché siamo arrivati fin qui e viviamo nell'assoluta incertezza su ciò che potrebbe succedere. A generare incertezza sono fattori diversi quali la disoccupazione e la mancanza di lavoro, la bancarotta politica, finanziaria e morale, la disuguaglianza crescente, le migrazioni in atto dal sud al nord del mondo per cause climatiche, di povertà e di guerra, la ridefinizione geopolitica del potere nel mondo, il terrorismo e la guerra, la debolezza e la volatilità delle valute e soprattutto la carenza di visioni politiche e sociali capaci di far prevedere un'uscita in positivo dalla crisi ("Il futuro è già arrivato. Solamente non è ancora stato uniformemente distribuito." - "Non ho bisogno di scrivere sul futuro. Per la maggior parte delle persone, il presente è già abbastanza inquietante." - William Gibson)

La crisi che stiamo vivendo non è molto diversa dalle altre che hanno caratterizzato le epoche storiche precedenti. La storia non si ripete ma presenta molte similitudini. La Politica era carente anche negli anni settanta, la crisi economica era forte anche negli anni 80, la crisi industriale non è una novità di oggi così come non lo è la concorrenza dei paesi emergenti. La differenza sta nella globalità della crisi e nel fatto che tocca aspetti diversi quali l'ecologia e l'ambiente, il ruolo della tecnologia, la sovrappopolazione del pianeta, l'accresciuta disparità e disuguaglianza tra ricchi e poveri ma anche aspetti psicologici e sociali quali la crisi della famiglia tradizionale e nucleare, la difficoltà delle nuove generazioni a trovare un’occupazione (il 40% dei giovani italiani tra i 15 e i 24 anni sono disoccupati e sui rimanenti il 40% ha un lavoro precario e sottopagato) e la crisi psicologica dell'individuo alle prese con una ridefinizione del Sé in un mondo diventato reale e virtuale insieme.

Se molte cause sono simili, una è nuova e gioca un ruolo determinante perché capace di fare la differenza. Si chiama tecnologia (techne - logos), sta plasmando e riplasmando molti ambiti della nostra vita individuale e personale ma anche sociale e lavorativa e sta evolvendo, come direbbe Kevin Kelly (Che cosa vuole la tecnologia - editore Codice), con modelli evolutivi propri che si riconfigurano in modi sempre più complessi per adattarsi alle nuove circostanze dando forma a nuovi scenari futuri, ancora tutti da comprendere nelle loro implicazioni trasformative ed effetti.

Ciò che caratterizza la tecnologia è la sua pervasività e la capacità di ibridazione uomo-macchina ma soprattutto il suo ritmo e la sua velocità nell'introdurre cambiamento e innovazione. È una velocità che crea disorientamento perché cambia contemporaneamente i termini di molti aspetti della vita quotidiana legati al lavoro, alla ricchezza, al potere, alla felicità e al sapere. L'accelerazione che la tecnologia impone non va sottovaluta e non ci dovrebbe cogliere di sorpresa. Storicamente parlando è un fenomeno recente ma la sua forza e l’impatto che ha esercitato negli ultimi trent’anni non hanno confronti con nessun’altra forza simile del passato. L’epoca rurale è durata millenni, quella industriale solo due secoli, quella tecnologica di oggi pochi decenni ed ha aperto orizzonti immensi e imprevedibili. La capacità di trasformazione dirompente (disruptive) della tecnologia è facilmente percepibile osservando con attenzione i bambini e le cosiddette generazioni di nativi digitali che appaiono completamente disinibiti nelle interazioni con i loro dispositivi tecnologici.

Superata la sorpresa sulla rapidità dei cambiamenti in atto, si possono valutare gli effetti e fare alcune riflessioni. Così come in auto non è possibile viaggiare in costante accelerazione, anche nella vita di ogni giorno c’è bisogno di lentezza,  fatta di minore comunicazione e informazione, di distanza fai fatti e dalle cronache correnti e di irrilevanza del senso/bisogno di prestazione. Abbiamo bisogno di ridurre la socialità virtuale ossessionata dal nostro ego, di spegnere i display dei nostri dispositivi elettronici nei quali ci piace specchiarci e di ridare spazio e fiato ai rapporti reali (“Questa è la prima epoca che abbia prestato tanta attenzione al futuro, ma è piuttosto ironico, dato che potremmo non averne uno." - Arthur C. Clark).

Così facendo potremmo recuperare energie e risorse utili a farci comprendere che un altro uso della tecnologia è possibile. La tecnologia è ormai parte integrante della nostra evoluzione e gioca come noi un ruolo principale nel determinare la direzione che questa evoluzione prenderà. Sottovalutare questa realtà o non contrastare le tendenze al predominio della tecnologia potrebbe portare a sbocchi indesiderati e ad una civiltà socio tecnologica nella quale sarebbe poi difficoltoso e impervio, da umani,  cambiarne il futuro e i destini.

Le trasformazioni silenziose della tecnologia

Nomofobia è la paura incontrollata di non avere a portata di mano il proprio dispositivo mobile o di non potersi collegare a Internet. È una patologia che descrive bene cosa s’intende per trasformazioni silenziose. Trasformazioni di cui ci si rende conto solo quando sperimentiamo un’assenza o percepiamo che qualcosa è cambiato a nostra insaputa e al di fuori del nostro controllo.

La trasformazione non si vede, è silenziosa, si notano solo i suoi risultati. Come ha scritto Francois Jullien "Non si vede il frutto nel mentre della sua maturazione ma un giorno si constata che è maturo, pronto a cadere - Non si vede la pianta crescere in quanto il fenomeno della crescita è globale, impercettibilmente graduale, fondato sulla durata". Quando una trasformazione avviene, scopriamo che la nostra vita è organizzata in modo diverso, che  è cambiato il nostro modo di interagire con il mondo esterno e anche il modo di riflettere e percepire noi stessi e la realtà. La trasformazione non ci vede come soggetto protagonista perché procede discretamente attraverso l'influsso, l'emergenza e la pervasività, perché è progressiva e continua, globale e perché non interessa solo il nostro limitato contesto conoscitivo.

Nel mondo tecnologico in cui siamo immersi non ci siamo resi conto di essere diventati diversi, metà umani e metà cyborg, non abbiamo percepito gli spostamenti sotterranei e le trasformazioni silenziose prodotte dalla tecnologia. Oggi non siamo in grado di cogliere quando e dove questi cambiamenti sono avvenuti, non riusciamo più a isolarli nel tempo e a descriverli in modo saliente, ne cogliamo solo il risultato conclusivo e ci troviamo a vivere in paesaggi diversi la cui forma non è dipesa soltanto dalla nostra azione.

Questa percezione genera insicurezza e incertezza e, secondo alcuni (vedi l'ultimo libro del sociologo tedesco-coreano Byung-Chul Huan dal titolo La società della stanchezza), anche stanchezza a spossatezza. Questa stanchezza si manifesta spesso in contesti eccitati in modo permanente dall’essere sempre connessi e interpellabili in modo frenetico e urgente, che non lascia tregua, senza limiti di tempo e sulla base di una mobilitazione perenne, come ha scritto il filosofo Maurizio Ferraris nel suo libro più recente Mobilitazione Totale. È una mobilitazione diversa da quelle che hanno caratterizzato in passato movimenti e masse di persone come ai tempi delle due guerre mondiali, dei movimenti del ’68 e contro la guerra del Vietnam o quelle più recenti legate ai temi ambientali o politiche (Podemos, Occupy Wall Street, Primavere arabe, ecc.). Le motivazioni di quelle mobilitazioni erano forti e capaci di fare superare ogni forma di stanchezza. Oggi le motivazioni sono deboli ma impellenti e ci costringono a misurarci continuamente con richieste e azioni che finiscono per tenerci costantemente mobilitati e renderci stanchi, esausti e sfiniti. Non si tratta di mobilitarsi per cambiare il mondo ma di farlo per mantenere aggiornati i muri delle facce, alimentati i canali dei cinguettii, fluide le narrazioni e rinnovati gli autoscatti dei selfie. È una mobilitazione legata alle sensazioni del momento, alla ricerca compulsiva di novità, che richiede prestazioni continue e capaci di generare flussi di frustrazione ed esperienze di tipo schizofrenico, anch’esse generatrici di nuova stanchezza, o come ha scritto Massimo Recalcati (La stanchezza dell’Occidente da La Repubblica del 6.10.2013) di “disagio di una vita spenta, stanca, lontana dal desiderio… (affaticamento del desiderio) per mancanza di passioni profonde”.

Le trasformazioni tecnologiche che hanno cambiato il paesaggio nel quale viviamo sono germinate in vari campi. Hanno contribuito a una rapida evoluzione dei nostri corpi e delle nostre relazioni sociali, hanno incrementato in modo esponenziale le nostre possibilità di scelta, hanno generato innumerevoli nuove opportunità, hanno reso reale la globalizzazione e la connettività reticolare del pianeta, hanno dato vita a nuovi linguaggi e riempito di significati inediti parole e concetti, hanno messo in discussione primati economici e politici che sembrano eterni.

Tra le trasformazioni di cui prendere coscienza alcune hanno una rilevanza particolare perché hanno a che fare con la memoria del passato, la socialità, la democrazia, l'organizzazione della società, la felicità e il senso della vita delle persone. Sono trasformazioni vissute in modo diverso da generazioni differenti. Anche questo è un risultato della trasformazione tecnologica in corso. Le nuove generazioni Y (Millennial generation e nativi digitali) e Z (i bambini di oggi nati dopo l'anno 2000 e la generazione che è cresciuta nei nuovi paesaggi ibridi determinati dalla pervasività delle tecnologie) hanno ormai età tecnologiche diverse da quelle degli adulti. I giovani di oggi nascono immersi nella tecnologia, ne possiedono il linguaggio, ne sviluppano la cultura e costruiscono visioni del mondo che rompono con il passato trasformandolo ("Sarebbe una beffa se, nella sua ossessione per il futuro, la generazione Z ripetesse il passato senza nemmeno rendersene conto" - Ayesha Khanna). La mentalità dei nativi digitali non dipende solo dalla loro maggiore facilità di interagire con realtà digitali e virtuali ma da una testa mutata tecnologicamente che ha dato forma a inediti modi di pensare la tecnologia stessa ma anche l’etica, il lavoro, la politica, la società e il tempo libero.

Le tecnologie dell'informazione hanno digitalizzato e codificato il passato rendendolo accessibile attraverso strumenti come Wikipedia capaci di  fornire informazioni non sempre aggiornate e spesso incapaci di autocorreggersi. Sacrificare il passato, sposare il futuro tecnologico, senza se e senza ma, rischia di portare le nuove generazioni alla ripetizione della storia e dei suoi errori passati. Lo sguardo è in genere ottimista, rivolto al futuro e meno alle lezioni del passato con i suoi contenuti di conflittualità e di problematicità. Si punta sulla creatività e sulla tecnologia come elemento abilitante di conoscenza e benefiche potenzialità e poca importanza è data al digital divide o alle differenze e disuguaglianze di classe.

La co-evoluzione con la tecnologia, che caratterizza lo sviluppo delle nuove generazioni, facilita l'emergere di modi di pensare diversi, di stili di vita e di comportamenti ritenuti più consoni ad affrontare la maggiore complessità e fluidità dei sistemi viventi della cosiddetta società post-moderna. Il passaggio è verso una cultura inclusiva, verso una maggiore diffusione delle conoscenze, verso una crescente uguaglianza (anche se la realtà attuale sembra indicare il contrario oggi i talenti indiani, cinesi e africani hanno maggiori opportunità che in passato), verso una geo-politica diversa da quella attuale e verso nuove forme di comunità sociali (ruolo e peso delle città metropolitane nel mondo) e socialità.

La tecnologia ha avvicinato il futuro, anche se la distanza da esso non è uguale per tutti. Chi ha compreso le componenti adattative e trasformative della tecnologia è meglio attrezzato (vedi gli indici internazionali usati per misurare i progressi delle nazioni come lo Human Development Index e il Network Readiness Index) per cambiare le condizioni materiali di vita e dare forma alle sue visioni di progresso e sviluppo. In questo contesto disporre di un numero elevato di dispositivi, come succede in Italia, non è certo elemento qualitativo sufficiente ad assegnarci una posizione particolare nella graduatoria mondiale. A contare di più sono gli investimenti nella ricerca scientifica, in ingegneria, matematica e scienze bio-tecnologiche, nelle infrastrutture, nelle Smart Cities ( quasi tutte le città giapponesi sono all'avanguardia nella connettività e banda larga), nella robotica e nell'automazione industriale (Foxconn, l'azienda che impiega milioni di cinesi ha già iniziato a sostituirli con robot che dovrebbero arrivare alla cifra di un milione in totale).

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Se è vero, come sostenuto da Noam Chomsky, che la nostra grammatica è generativa (poche strutture innate permettono la costruzione di linguaggi estremamente ricchi), la realtà tecnologica attuale con la sua capacità infinita di collegare le persone tra di loro e di farle comunicare non fa che amplificare questa nostra capacità nella trasformazione dei nostri sistemi sociali. La miniaturizzazione crescente delle tecnologie hardware, la modularità e adattabilità di quelle software stanno costruendo infinite possibilità di linguaggi originali, modelli, prodotti e sistemi. La versatilità, connettività e componibilità delle nuove tecnologie rendono praticabile la Internet degli oggetti e il passaggio a nuovi paradigmi come indicato da Ayesha Khanna nel suo libro sull'Età Ibrida: "quello scolastico passerà dalla acquisizione alla creazione di conoscenza, quello sanitario dalla cura della persona al suo potenziamento, l'economia da valori predeterminati a valori generati dagli utenti, la governance dal potere centralizzato ad una autorità diffusa e l'ordine di grandezza della vita civica, dalla nazione alla città".

La tecnologia, nella sua ultima evoluzione tablet, cloud e mobile che accelera la trasformazione verso un’informazione e contenuti digitali (e-book e libri digitali), sta cambiando la scuola e l'educazione. Le nuove tecnologie facilitano forme di apprendimento condiviso e la partecipazione attiva dello studente che contribuisce con conoscenze e competenze ma anche personalizzando sui propri bisogni moduli e percorsi formativi. Lo studente dotato di tablet diventa un novello apprendista capace di trarre vantaggio da strumenti molto più potenti di quanto non fossero pennelli e scalpelli nelle botteghe artigiane del Rinascimento. La tecnologia aumenta le opportunità di accesso alle informazioni e allo studio (pensate ai tablet paracadutati nei villaggi dell'Etiopia o al tablet Aakash da 40 dollari per gli studenti indiani) e amplifica le possibilità di ottenere risultati.

In Corea ad esempio, con un investimento di decine di milioni di dollari, sono stati introdotti negli asili e nelle scuole materne dei robot che parlano inglese e che hanno portato l'insegnamento della lingua anche nelle zone rurali e agricole del paese. Tablet e altri dispositivi elettronici a scuola permettono anche di cambiare i paradigmi della didattica fondata sul trasferimento di conoscenza e di puntare sulla sua creazione e condivisione. Un cambio radicale perché vede l'allievo diventare maestro e il metodo socratico assumere nuovi significati e forme concrete di applicabilità. In questo cambiamento la lezione in classe assume un valore simile a quello della lezione virtuale (Secondlife e a breve Project Sansar, la seconda vita di Secondlife) online e l'apprendimento nasce anche dalla capacità nell'utilizzare le tecnologie per affrontare nuove sfide nello studio e nelle pratiche quotidiane.

Un'altra trasformazione silenziosa avvenuta negli ultimi anni ha riguardato il mondo del lavoro. La tecnologia ha inciso drammaticamente sull'occupazione. Pur in una situazione di crescita economica interrotta la tecnologia ha fornito, a schiere sempre più ampie di persone, nuovi strumenti utili a non farsi emarginare e ad aggiungere valore in termini di nuova creatività, specializzazione e innovazione. Al tempo stesso la tecnologia ha fatto crescere incertezza e timori legati ai processi di globalizzazione, di robotizzazione e automazione della produzione manifatturiera e alla disoccupazione crescente.

Nel mondo dell'economia e del lavoro la tecnologia opera sempre più come forza distruttiva creatrice (la trimurti degli indù nella quale Shiva è la forza distruttiva - "Colui che porta via", "Colui che distrugge" - e Brahama la forza creatrice e costruttiva). Elimina milioni di posti di lavoro (disoccupazione cyber-strutturale) ma al tempo stesso è alla base di nuove opportunità, ben rappresentate dalla libreria mondiale di Amazon, da Google l'azienda di pubblicità più grande al mondo, dal negozio di musica iTunes, dagli APP store, ecc. Al tempo stesso la tecnologia ha favorito la nascita di milioni di nuove attività artigianali, professionali e commerciali fornendo il veicolo e lo sbocco per attività che neppure esistevano pochi anni fa. È il caso delle centinaia di migliaia di persone e di società che si sono cimentate nello sviluppo di nuove applicazioni e nella proposizione di nuove soluzioni, modelli di business e prodotti. Infine, fino a quando non ci saranno robot che costruiscono altri robot, si creerà un mercato del lavoro sicuro per tutti coloro che saranno impegnati nella produzione di robot e macchine cyborg.

Trasformazioni avvincenti stanno interessando la cura del nostro corpo e la nostra salute. Tutti i processi principali che regolano il funzionamento della macchina umana sono oggi gestiti e controllati tecnologicamente. Dopo la sequenza del DNA, ora si sta mappando anche la rete dei nostri neuroni per creare una banca dati denominata Connettoma che dovrebbe aiutare chi sta studiando il funzionamento della nostra mente per spiegare fenomeni come la coscienza o forme di malattie mentali. La vera rivoluzione in campo medico non sta tanto nella possibilità di intervenire tecnologicamente per aggiustare e riparare corpi con protesi tecnologiche ma nel poterli migliorare. Operano in quest’ambito nuove scienze come la biomeccatronica che uniscono insieme, in modo interdisciplinare, le conoscenze di discipline diverse come la biologia, l'ingegneria elettronica, e la fisica quantistica con l'obiettivo di creare nuove interfacce neurali e protesi artificiali. Progressi spettacolari sono stati fatti nel frattempo dalle scienze di bioingegneria e di optogenetica (scienza emergente che combina tecniche ottiche e genetiche di rilevazione, allo scopo di sondare circuiti neuronali all'interno del cervello).

La tecnologia sta cambiando anche la politica e come si costruisce l'autorità di uno stato e delle sue istituzioni. In Italia il fenomeno del Movimento 5 stelle indica come, grazie alla tecnologia, gruppi di cittadini e movimenti abbiano potuto alterare positivamente i parametri della politica italiana facendo emergere nuove forme della politica e nuove identità con una autorevolezza riconosciuta da masse crescenti di popolazione. A colpire del fenomeno 5 stelle non è stata la sua crescita ma la rapidità con la quale è avvenuta. Una rapidità che ha assunto il tipico carattere virale di molte rivoluzioni tecnologiche. L'arrivo della tecnologia, sul mercato della politica con movimenti come i Pirati tedeschi (partito politico creato nel 2006 in Germania sul modello del Partito Pirata svedese) e i penta-stellati, apre molte opportunità e genera numerosi timori. Da un lato le tecnologie potrebbero permettere un maggior controllo democratico del potere e dell'autorità, dall'altro diventare strumento potente di veto, repressione e controllo: "L'uomo dell'Occidente è un uomo stanco della vita o di questa vita? Dovremmo provare a leggere in questa nostra stanchezza non solo una caduta depressiva della vita, ma anche l'esigenza di un'altra vita. Essa contiene già in sé una domanda latente di pausa, di sconnessione dalla connessione perpetua a cui siamo 'obbligati', contiene già una esigenza positiva di silenzio." - Massimo Recalcati.

La tecnologia sta favorendo anche un fenomeno che non è un prodotto tecnologico ma conseguenza di scenari economici e sociali mutati come quelli che vedono un aumento costante dell'inurbamento di fette consistenti di popolazione, in metropoli e città sempre più grandi (la prossima Pechino già in fase di realizzazione potrebbe ospitare 120 milioni di abitanti). Secondo alcune stime entro il 2050, il 70% della popolazione vivrà in città. Questa crescita esponenziale del sistema città non sarebbe possibile senza il supporto tecnologico alla realizzazione di infrastrutture e di città sempre più interconnesse ed intelligenti (Smart Cities).

L'ultima trasformazione che merita di essere menzionata è quella forse più temibile perché tocca la sfera psicologica della persona e la trasformazione di quello che gli psicologi chiamano il Sé. Se è vero che molti ragazzi oggi derivano buona parte dei loro ricordi dalla vita online, significa che la loro identità è sempre più digitale. Se ciò fosse vero, ne deriverebbe da parte delle nuove generazioni una percezione mutata della realtà. Il Sé digitale è per definizione multiplo e fatto di rappresentazioni diverse di noi stessi, a seconda dei mondi virtuali che abitiamo e delle interazioni con figure e profili artificiali. Inoltre le varie rappresentazioni digitali del Sé si esprimono attraverso profili algoritmici e digitali, privi di anima e capaci di una loro propria autonomia, staccata dalla personalità dei soggetti che li hanno inizialmente creati.

Come sostiene Sherry Turkle nel suo libro Insieme ma soli, la tecnologia è un secondo Sé che nasce dal vivere esperienze umane in nuove realtà ibride in cui viene messo in discussione il concetto di autenticità. Per comprendere ciò è sufficiente pensare alle soluzioni di realtà aumentata e ai Google Glass (progetto Google non ancora arrivato a destinazione e che probabilmente mai vi arriverà) con il loro potere di creare rappresentazioni semi-reali di noi stessi impegnati a mediare le interazioni con la realtà. L'alterazione del profilo psicologico non è un male di per sé. Abbiamo tutti personalità multiple e la tecnologia semplicemente ne amplifica la possibilità di sperimentazione, anche in un mondo virtuale. Qualcuno può essere portato a paventare il rischio schizofrenia, altri a magnificare l'opportunità di nuove forme di esperienza che sono al contempo terrene e digitali.

Evoluzione tecnologica nella pratica quotidiana.

I robot della FoxConn

"Meno umani e più robot" sembra essere diventato il motto della Foxconn, l'azienda cinese che fabbrica e assembla gli iPhone e gli iPad della Apple. Quanto è già successo nelle catene di montaggio delle automobili, con l’automazione delle catene di montaggio, diventa ora realtà anche nel mercato manifatturiero di prodotti tecnologici. Dopo aver affrontato critiche internazionali sul trattamento riservato ai lavoratori, Foxconn ha annunciato di voler introdurre nelle linee di produzione un milione di robot. Macchine che andranno a sostituire altre macchine (i dipendenti attuali, per come sono trattati) ma che priveranno anche moltissime persone del loro reddito mensile.

La sostituzione dell'uomo con macchine e robot era già stata prevista da economisti come Ricardo e Karl Marx. Oggi l'accelerazione nell'evoluzione della tecnologia la sta velocemente realizzando. Se si volesse guardare il bicchiere mezzo pieno si potrebbe osservare che un milione di robot richiederanno un numero maggiore di umani addetti alla loro costruzione. Fino a quando non saranno stati costruiti robot capaci di fabbricare robot come nei molti film di fantascienza che conosciamo!

La cantante virtuale giapponese Hatsune Miku

La tecnologia non è solo smartphone e tablet o applicazioni in Cloud Computing. Si manifesta anche in fenomeni di moda di massa con protagonisti non umani. È il caso di Hatsune una soluzione tecnologica che ha rappresentazione virtuale e umanoide ma è in realtà un sintetizzatore che funziona con applicazioni e tecnologie musicali come Vocaloid 2 e Vocaloid 3 di Yamaha. La voce campionata è quella di un’attrice giapponese nota come Saki Fujita. Nonostante la sua non esistenza fisica, Hatsune Miku ha cantato su palcoscenici nella forma di ologramma e immagine proiettata sullo schermo.

Secondo Crypton Future Media, l’azienda che ha dato vita a Hatsune Miku (il primo suono futuro), la cantante virtuale non è più soltanto un software musicale ma una fonte di ispirazione che genera i suoi stessi lavori. È diventata cioè strumento e scopo delle numerose attività creative di masse di supporter che la seguono e la amano. Il segreto di Hatsune Miku, che spiega il suo successo, è un portale per la condivisione dei video che ha generato la viralità del fenomeno ma anche la creatività dei fan. I video prodotti sono il frutto del lavoro creativo di artisti, musicisti, designer, illustratori ed editori. Il successo deriva dalla capacità intrinseca dei Social Network di generare viralità e penetrazione grazie alla comunicazione, interazione e collaborazione tra rei sociali di individui. Hatsuni Miku è ora anche un’APP e non poteva non esserlo, un Tamagochi di seconda generazione, destinato a fare da apripista a una infinità di soluzioni simili.

Gli insegnanti di inglese coreani

Per facilitare l'apprendimento della lingua inglese anche nelle zone rurali e agricole e da parte di studenti di famiglie a basso reddito, nel 2011 la Corea ha introdotto negli asili e nelle scuole elementari speciali robot metamorfici a forma di uovo. Si tratta di macchine dalla forma di umanoidi capaci di intrattenere i bambini facendo ripetere loro alcune frasi in inglese e di collegarsi con insegnanti capaci di fornire lezioni e di interagire con gli studenti da remoto (alcune lezioni e relativi insegnati erano e sono filippini).

Il progetto si è evoluto e oggi l'obiettivo del governo è di introdurre almeno un robot in ogni asilo o scuola elementare coreana entro la fine del 2013. I robot non sono destinati a sostituire gli insegnanti in carne e ossa o a mutarne il ruolo nella didattica ma a essere un supplemento elettronico utile per automatizzare alcune attività e facilitare l’apprendimento continuativo. La sorpresa è venuta dalle reazioni dei ragazzi che in assenza di una persona reale sembrano avere meno problemi e sentirsi più a loro agio nello sperimentare e cimentare la loro mente con un nuovo linguaggio. Queste reazioni spingono a nuove ricerche e sperimentazioni e a utilizzi inediti dei robot attuali e di quelli che saranno realizzati in futuro.

I centri di ricerca di Singapore, Biopolis e Fusionopolis

La tecnologia è oggetto e strumento di ricerca e sviluppo in tutto il mondo. Biopolis e Fusionopolis sono due centri di ricerca di Singapore che attirano scienziati e investimenti da tutte le parti della Terra. Sono progetti strettamente legati alla città-stato meglio amministrata al mondo, città turistica e richiamo per uomini di affari e investitori ma anche centro di attrazione di talenti, scienziati e innovatori. I due centri di ricerca sono una dimostrazione di come si possano sfruttare capitale umano, intellettuale e industriale. La scommessa di Singapore non è più solo giocata in grattacieli e cemento ma anche nel campo della scienza biomedica. Biopolis è una cittadella della scienza che impiega 1500+ scienziati di tutto il mondo e che richiama le case farmaceutiche che hanno già trasferito lì i loro laboratori. A seguire è nata Fusionopolis, dedicata alla ricerca ingegneristica e nella quale lavorano altri 1500 scienziati e ricercatori.

Entrambi i progetti dipendono direttamente dal ministero del Commercio e dell'Industria e sono legati all’obiettivo di diventare il motore della trasformazione verso un’economia della conoscenza guidata dall’innovazione. Partecipano al progetto, scienziati di fama mondiale come Ian Wilmut, il padre della pecora Dolly, l’esperto di cellule tumorali David Lane, Kourilsky, Paola Castagnola e molti altri.

Le monete virtuali (bitcoin, Ripple, Peercoin, ecc.)

Bitcoin (introdotta come moneta virtuale nel 2009 da parte di un collettivo di persone identificato con il nome di Satoshi Nakamoto) è un sistema decentralizzato di autenticazione digitale che facilita la circolazione di moneta su Internet e che non prevede l'esistenza di alcun intermediario. Bitcoin è contante digitale, che può essere usato come moneta corrente, per pagamenti e acquisti online. Grazie a progetti come Bitcoin ma anche come Litecoin, Namecoin, Peercoin, Primecoin, Ripple, la moneta virtuale è sempre più una moneta di scambio. Il suo stato di moneta è stato deciso da un giudice federale americano che è stato chiamato a giudicare una truffa inventata da un fondo basato su Bitcoin. La discussione sulla validità legale o meno della moneta virtuale sta interessando molte realtà istituzionali e bancarie.

Ciò che interessa sottolineare è la capacità trasformativa della tecnologia. Una capacità che è riuscita a mettere in discussione anche uno dei paradigmi e delle icone più solide come quella del denaro. Il denaro, fonte della nostra capacità a soddisfare bisogni e desideri, è stato messo in mano a intermediari (vedi il ruolo delle banche in questa crisi) facendoci diventare agenti indiretti della nostra felicità. La moneta digitale ha il potere di rompere le nostre relazioni centenarie con il simbolo astratto che è diventato la nostra moneta e di permetterci di riappropriarci del nostro destino escludendone gli attuali intermediari. Può darsi che il progetto e l'evoluzione digitale della moneta non avvenga o si realizzi ancora una volta grazie a nuovi intermediari. Ciò che conta è che la tecnologia ha contribuito all’eliminazione di un altro tabù della società moderna. Sempre in questo ambito sono interessanti i progetti online come Swap.com, Mechanical Turk, Manx, TaskRabbit e Recycle Match.

Software interattivi per la formazione e educazione

La trasformazione tecnologica dell'educazione è una realtà per studenti, genitori e insegnanti. Il tablet ha accelerato l'introduzione di nuove tecnologie a scuola ma numerosi sono anche i progetti che propongono nuove soluzioni e applicazioni interattive finalizzate all'apprendimento. Alcune di queste come Knewton, TeacheMate, Edutopia e Moodle permettono la creazione di piattaforme e infrastrutture di tipo adattativo. Con piattaforme come Knewton ad esempio è possibile personalizzare l'ambito educativo integrando insieme dati scientifici e statistici, grafici, contenuti testuali, programmi e molto altro. Techmate è un progetto innovativo online di e-learning utilizzabile da studenti e da insegnanti. È una piattaforma che eroga lezioni interattive ricche di video, esercizi, lezioni, test partici e materiali didattici. Edutopia è un progetto che mira a produrre una piattaforma di apprendimento nel quale studenti, insegnanti, parenti, e amministratori possano interagire e collaborare tra loro attraverso nuove e innovative tecnologie. Moodle è una piattaforma di e-learning.

I Lego Mindstorms

Introdotti nel 2006 da Lego Robotics, i Lego Mindstorms sono un kit per la costruzione di robot che può divertire grandi e piccini. Al cuore del kit c’è il ‘cervello’ del robot che dispone di porte di accesso, di sensori e un processore a 32 bit. Questo cervello può essere facilmente riprogrammato per dare forma a robot dotati di intelligenza. I sensori servono a creare interazioni tattili, vocali, luminose e ultrasoniche. Un motore serve a gestire i movimenti. La programmazione del robot passa attraverso un’interfaccia visuale che rende possibile la cosa anche a principianti e bambini.

Una parte coinvolgente dei Lego Mindstorms è la comunità di affezionati costruttori che si è creata e che permette di condividere i propri progetti e di conoscere quelli degli altri. Costruire robot come Lego Mindstorms è una pratica educativa che illustra bene ciò che la tecnologia è oggi in grado di fare e che può diventare strumento potente di nuova creatività e capacità innovativa. 

Alcune considerazioni finali

Nel titolo abbiamo accennato all’incertezza che l'evoluzione della tecnologia è capace di generare. Un’incertezza che finisce anche per produrre stanchezza e voglia di disconnessione. Cosa non semplice perché siamo ormai ibridati con la tecnologia e co-evolviamo con essa. Stiamo vivendo in realtà un periodo di grande fermento progettuale che spinge al cambiamento e all’innovazione e del quale vogliamo fra parte. Quando si parla di effetti deleteri della tecnologia non si può non notare che questi interessano la gran parte della popolazione che vive passivamente il suo rapporto con i nuovi gadget tecnologici, lasciandosi da questi condizionare e determinare nei comportamenti e nella propria libertà. La tecnologia in realtà, nella sua veste di attore della co-evoluzione in corso e di strumento pratico, è motore potente di trasformazione ricco di nuove opportunità.

È un ponte gettato verso il futuro con solide basi in quello che siamo. Sta a noi dare scopo e obiettivi a questo progetto arricchendolo di finalità e valori.

Riuscire a fare questo significa continuare a dare forma a nuovi prodotti e soluzioni ma anche a cambiare processi, modelli, e programmi. Lo sbocco futuro della tecnologia non sta nelle sue componenti e caratteristiche di prodotto ma di progetto. Il progetto sarà più o meno positivo, a seconda della capacità dei suoi attori e protagonisti di portarlo a compimento insieme. Non bisogna lasciare il pieno controllo ai tecnologi ma neppure cedere a un semplice uso conservatore e conservativo delle nuove tecnologie emergenti.

Per riuscire in questo compito un approccio tecno-pragmatico è quello che ci vuole. Poi serve molta conoscenza e tenersi aggiornati, serve decifrare la complessità crescente e superare il sovraccarico decisionale per produrre nuove strategie e visioni del futuro. Il futuro non è mai prevedibile nelle sue forme molteplici possibili di realizzazione e probabilmente nessuno sarà mai preparato a sufficienza per quello che arriverà.

Provarci però non è vietato.....ed anzi forse conviene!

 Bibliografia

  • Pensare l'efficacia in Cina e Occidente di Francois Jullien
  • Quello che vuole la tecnologia di Kevin Kelly
  • Le trasformazioni silenziose di Francois Jullien
  • Il crepuscolo delle macchine di John Zerzan
  • L'età ibrida di Ayesha Khanna e Parag Khanna
  • Insieme da soli (edizioni Codice) di Sherry Turkle
  • La società della stanchezza di Byung-Chul Huan
  • La società del disagio di Alain Ehrenberg (edizioni Einaudi)
  • Tired and Wired (stanchi ma connessi) di Nerina  Ramlakhan
  • Out of control di Kevin Kelly
  • Programma o sari programmato di Douglas Rushkoff
  • Il Filtro di Eli Pariser
  • Moltitudine di Toni Negri
  • Connettoma, la nuova geografia della mente di Seun Sebastian (edizioni Codice)

 

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