Il libro di Carlo Mazzucchelli Tecnologia, mon amour forever è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Le esplorazioni tattili e virtuali che tanto ci piacciono
Il tatto serve ad attivare il nostro sistema nervoso periferico in modo da attivare nervi sensibili a particolari tipi di stimoli, per convogliarli verso il cervello che si fa carico della loro percezione e interpretazione (percezione tattile). I sensi del tatto agiscono a livello cutaneo e a quello cinestetico. Il primo fornisce la consapevolezza degli stimoli arrivati ai recettori nervosi della pelle, il secondo genera la consapevolezza della posizione relativa del corpo (ad esempio la posizione della mano rispetto a un oggetto). La percezione tattile dipende principalmente dalle variazioni degli stimoli cutanei ma riguarda persone nella loro staticità. La percezione cinestetica è legata al movimento ma è sempre dipendente dalla percezione cutanea, a meno di utilizzare anestetici che la impediscano. L’esperienza tattile quotidiana è in genere di tipo aptico (processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto) e coinvolge sia la percezione tattile sia quella cinestetica. Oggi sperimentiamo la nostra capacità percettiva aptica su superfici levigate e display illuminati con interazioni cinestetiche rivolte a oggetti digitali e icone. È un’esperienza fatta di esplorazioni tattili, visive e digitali diverse da quelle del passato e che presenta alcuni elementi contraddittori da cui emergono utili spunti per nuove riflessioni. Navigare ed esplorare sembrano essere diventati termini obsoleti, non tanto nel loro riferimento a pratiche quotidiane ma nel loro significato originale. Navighiamo la rete ed esploriamo tattilmente centinaia di icone sul display del nostro dispositivo mobile, ma in realtà siamo immobili nella nostra maggiore 'mobilità' digitale. Esploriamo e visitiamo mondi fantastici e fantasiosi ma questi luoghi, nella loro virtualità, sono semplici fantasmi e prodotti della nostra immaginazione. Tocchiamo mari e laghi con i nostri polpastrelli ma il tatto e il contatto con il display appartengono più a un ordine statico che dinamico. Conversiamo e interagiamo con tribù e popolazioni diverse ma non conosciamo se esse siano reali o il prodotto digitale di un qualche museo etnografico.
Affinché la terra prendesse la forma che ha e fosse tradotta in mappe geografiche fatte di confini, contorni e bordi, di paesaggi e di rilievi ci sono voluti secoli di esplorazioni, esploratori coraggiosi e viaggi avventurosi. Senza l'esplorazione di terre e mari sconosciuti non avremmo oggi i loro confini disegnati su carta, non conosceremmo il carattere, il paesaggio, la natura, la fauna, la flora e la popolazione delle terre portate alla luce e da quel momento inserite nel mondo cosiddetto conosciuto. Oggi quei mondi sono diventati vecchi, sia perché ci sembra di conoscerli da sempre sia perché abbiamo smesso da tempo di esplorarli, con gli stessi occhi e la stessa curiosità fisica dei nostri antenati.
Se vuoi andare lontano, vai insieme!
Oggi l'esplorazione è guidata da viaggi low cost e villaggi turistici ma soprattutto dai nostri gadget tecnologici e dalle loro funzionalità di navigazione che ci permettono di raggiungere qualsiasi posto rimanendo fermi. Questi dispositivi sono diventati strumenti potenti di scoperta e interpretazione di nuove realtà e contribuiscono, in modo determinante, a definire la categorie mentali che usiamo per interpretare interagire con il mondo. Invece di esplorare siamo esplorati (a Google e Facebook interessa più il nostro profilo commerciale di consumatori potenziali che soddisfare i nostri bisogni di ricerca, di curiosità e di conoscenza) come soggetti che navigano mondi virtuali e paralleli nei quali la tecnologia gioca un ruolo sempre più importante. Viviamo contemporaneamente in più mondi paralleli, reali e virtuali, ma in realtà non ne abitiamo nessuno. O li abitiamo in modo diverso!
Il mondo è straordinario e si presta a esplorazioni continue ed esperienze senza termine, oggi anche virtuali. Ogni luogo esiste nella realtà e nella nostra immaginazione. La seconda è sempre stata alla base della nostra esperienza di realtà, di creazione e del passaggio dal nulla, alla cosa concreta. Se qualcosa non esistesse realmente, forse non potremmo neppure immaginarlo (l'America di Cristoforo Colombo è stata immaginata prima di essere scoperta). L'atto della creazione e l'esplorazione sono entrambe necessarie per aprirci a nuovi mondi e per dare loro la possibilità di esistere e prendere forma (l'America di Colombo era altra cosa dalla realtà immaginata).
La navigazione ed esplorazione del mondo è sempre più mediata da icone, interfacce tattili e immagini digitali (diverse da quelle analogiche, solitamente fissate su un supporto o pellicola e stabili nel tempo ma anche sullo schermo di un televisore, perché sono immagini assolute, quantizzate numericamente, nelle quali si può navigare, evidenziare il modello sottostante, vedere gli aspetti nascosti, modificarne le proporzioni, ecc.) che riempiono i display dei nostri smartphone e tablet. È grazie a queste immagini che oggi sperimentiamo viaggi immaginari, straordinari e immaginosi e rendiamo reali i molteplici mondi resi possibili dalla nostra immaginazione, intesa come strumento creatore che fa emergere e da forma a immagini possibili. Gli occhi di una fanciulla, ripresa in una fotografia digitale, magari prodotta da un autoscatto con lo smartphone, non comunicano e non promettono nulla, semplicemente ci guardano e così facendo, nel coinvolgerci anche emotivamente, ci trasportano in mondi fantastici, invisibili, irreali. La realtà non è rappresentata dagli occhi della fanciulla ma il senso che attraverso essi noi riusciamo a dare alle immagini portate alla ribalta.
La mediazione non è solo visiva ma anche tattile. Le immagini dei nostri display si prestano al contatto fisico, ci vengono incontro e si propongono come elementi capaci di generare emozioni e reazioni. È attraverso queste icone, immagini, fotografie che in realtà ci muoviamo, immaginiamo, navighiamo ed esploriamo. Le icone sono statiche ma si presentano come elementi di movimento (sono loro ad attivare le applicazioni), di mobilità (ci connettono ovunque da ogni luogo) e di spostamento/spaesamento (attivano la nostra immaginazione). Nel farlo (muovere) sono in grado di generare emozioni (commuovere) e dare senso ai tocchi con cui le abbiamo selezionate e toccate.
Di un paesaggio, di una persona o di un panorama si è soliti dire che ci tocca. È un modo di dire che si applica a situazioni reali vissute a contatto con situazioni e persone ma anche a un concerto (a colpirci sono il tocco magico del pianista sulla tastiera e le tonalità che riesce ad estrarre da ogni nota), ad una mostra (in questo caso a colpirci è il tocco del pennello e dell'artista), a Lampedusa (a colpirci in modo indelebile sono la lunga fila di bare e gli sguardi persi dei sopravvissuti) ad un incontro amoroso con un amante dal tocco erotico (il tocco di una carezza e di un bacio e la dolcezza dell'amplesso), e ad altre realtà emotivamente coinvolgenti e capaci di scatenare (far muovere) emozioni e di commuovere.
Quando si tocca un’icona sul display del proprio tablet si stabilisce un rapporto tra due oggetti separati, il proprio dito e l'oggetto toccato. In questo gesto tattile che comporta sfregamenti, stropicciamenti, strofinii, si generano onde emotive e movimenti desideranti. Si tocca con la pelle, una capacità sensoriale che a differenza degli altri sensi, riesce a collegare, senza confonderli, tutti i sensi tra di loro. Il tatto è un senso speciale perché ci ritorna immediatamente la sensazione della nostra esistenza (noi sentiamo di sentire, percepiamo di esistere dal nostro tatto). Succede perché nel tatto è coinvolta un’emozione che dipende dall’energia che si scatena dal gesto di toccare e dall'oggetto che si lascia toccare. Le carezze che diamo al nostro iPad non possono essere paragonate a quelle passate sulla pelle liscia del nostro partner ma hanno effetti simili. Le une e le altre scatenano e soddisfano desideri, hanno un che di ritmico, sono capaci di plasmare la sensibilità e di darle una direzione e uno scopo.
Se da un lato la nostra esperienza tattile è ricca ed emotivamente coinvolgente, i mondi immaginari che nascono da ogni tocco (una nuova immagine, una pagina web, una fotografia, un’immagine, ecc.) lo sono meno. L'immagine o icona toccata su un dispositivo mobile e attraverso un’applicazione è un simulacro la cui capacità a interagire al tatto genera nuove realtà, simili a quelle reali ma ontologicamente diverse. Sono semplici sequenze di numeri capaci di generare realtà sensibili immaginabili e possibili perché nella pratica ogni usufruizione di un’immagine, attraverso un dispositivo elettronico, è frutto d’interpretazione e di manipolazione. Si passa quindi da un simulacro all'altro, senza discontinuità e senza mai raggiungere e toccare la realtà materiale che conosciamo, nella forma fisica di spiaggia, montagna, mare, ecc.
La diversità delle due esperienze non suggerisce di negare la validità o qualità dell'una rispetto alla seconda. Senza scomodare filosofi eccellenti, da Platone, Kant e Wittgenstein, o fisici quantistici, si può sostenere che le due realtà convivono, sono parallele e le nostre esperienze in entrambe le realtà possono essere assimilate percepite come reali, anche cinestesicamente. La validità e ricchezza dell’esperienza tattile resa possibile da schermi magnetici e attrattivi visivamente come quelli di un iPad non dovrebbe però far dimenticare l’ambiguità e illusorietà della realtà. Lo aveva già capito anche un grande artista come Magritte con la sua opera "Ceci n'est pas une pipe". Oggi quell’opera e quella frase andrebbero reinterpretate e applicate alle numerose esperienze digitali che rischiano di perderci in realtà non tanto reali o virtuali ma realmente illusorie: "Ceci n'est pas un vue panoramique, une personne, un ville, un contact, un ami ecc."