La tecnologia ci rende poveri!

01 Giugno 2016 Redazione SoloTablet
SoloTablet
Redazione SoloTablet
share

Il libro di Carlo Mazzucchelli Tecnologia, mon amour forever è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

La tecnologia ci rende poveri!

La crisi economica morde e continuerà a farlo per anni. Siamo nel mezzo di grandi rivoluzioni sociali, economiche e politiche ma sembra che non ce ne rendiamo completamente conto. Una di queste rivoluzioni è forse più determinante di altre anche se molto sottovalutata. È la rivoluzione tecnologica e digitale che con i suoi dispositivi hardware, il software applicativo e di Rete, le sue applicazioni e media digitali, sta facendo saltare vecchi paradigmi e cambiando tutto. Trasforma la società e la percezione che abbiamo di noi stessi e della realtà, ma soprattutto il modo di lavorare e il mondo del lavoro. A raccontarcelo è un libro, pubblicato nel 2014, insieme ad altri, sullo stesso argomento,  dal titolo The Second Machine Age. Autori due pensatori di riferimento come Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee.

Il libro The Second Machine Age - Work, Progress, and Prosperity in a Time of Brilliant Technologies (in Italia il libro è stato pubblicato da Feltrinelli con il titolo di La nuova rivoluzione delle macchine – Lavoro e prosperità nell’era della tecnologia trionfante),  è uscito nel gennaio del 2014. Centrato su un tema che è già stato oggetto di altre pubblicazioni, il libro ha catturato subito l’attenzione dei lettori e degli studiosi del fenomeno tecnologico per alcune riflessioni irrituali e provocatorie fornite, oltre che per la personalità e professionalità dei suoi autori, nomi noti di pensatori e accademici che hanno fatto la storia della tecnologia come Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee.

L'idea di fondo del testo è che l'impatto delle tecnologie digitali è maggiore di quanto si possa immaginare ad un livello individuale. L'evoluzione tecnologica degli ultimi trent'anni ha trasformato la nostra produttività personale con strumenti di personal computing sempre più innovativi, ha arricchito le nostre vite fornendoci di un’infrastruttura tecnologica di rete che ha globalizzato le menti prima ancora che il mercato, ha reso obsolete professioni e carriere e ne ha create di nuove ed ha infine obbligato le aziende al cambiamento e all'innovazione per evitare il fallimento e di perire. Sono stati trenta anni di un grande balzo in avanti, forse quello più radicale e profondo dell’intera storia  dell’umanità e della sua evoluzione, risalente per qualcuno a 25000 anni fa (per altro 60000 quando i primi ominidi cominciarono a spostarsi dalla loro culla africana) e caratterizzata da una evoluzione che ha seguito una traiettoria ascendente sempre graduale, lento e spesso invisibile. Tutto l’opposto di quanto è successo con la rivoluzione tecnologica, prima quella industriale con le sue innovazioni nel campo dell’ingegneria, della chimica, della metallurgia e delle macchine utensili, poi quella delle tecnologie dell’informazione che ha dato il via all’era delle macchine intelligenti. A rendere possibile questa rivoluzione sono state tre tendenze, ancora molto attive, che hanno caratterizzato l’evoluzione tecnologica delle macchine: l’esponenziale e continuo aumento della capacità di elaborazione e computazionale, l’evoluzione dello storage e della capacità di archiviare e usare le informazioni e la convergenza tecnologica tra ambiti diversi che li ha resi tra loro comunicanti e inter operanti.

Le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie hanno avuto impatti dirompenti sulla vita personale e sociale, privata e lavorativa delle persone ma soprattutto sulla loro vita mentale. Le nuove tecnologie hanno arricchito la capacità umana di usare il cervello per intervenire sulla realtà, per comprendere e influenzare l’ambiente, per superare limiti ed esplorare nuovi territori e spazi da scoprire. Oggi la potenza della tecnologia e il potere da essa acquisito sono diventati così grandi da suggerire a tutti una riflessione critica per provare a trovare risposte alle molte domande emergenti. Domande necessarie, per indagare su quanto è già successo, su cosa ci aspetta, sugli effetti e le implicazioni del progresso sempre più legato alla tecnologia e sulla percezione che di esso abbiamo. L’ingresso nella seconda età delle macchine ci obbliga a chiederci se il futuro che ci aspetta sarà ancora di progresso o semplicemente diverso, se coinvolgerà tutti o approfondirà le diseguaglianze esistenti creandone di nuove, ad esempio contribuendo alla precarizzazione o eliminazione del lavoro umano.

CONSIGLIATO PER TE:

Oltre i limiti dell'umano

La crisi attuale con la conseguente perdita di reddito e aumento della disoccupazione e dell’ineguaglianza non è solo conseguenza diretta del fallimento di politiche economiche e finanziarie di stampo liberiste ma della vittoria della tecnologia. Negli anni ha contribuito ad aumentare produttività ed efficienza ma al tempo stesso ha spazzato via posti di lavoro e intere filiere produttive, ha ridotto salari e capacità di spesa, ha divorato la classe media e fatto sparire migliaia di piccoli negozi, ha reso obsolete e fuori mercato molte aziende che avevano fatto la storia del secondo millennio.

Questa la tesi di fondo dei due autori. Una tesi che negli Stati Uniti ha già scatenato un grande dibattito perché mette al centro il progresso tecnologico nella sua veste di tecnologie dell'informazione e digitali. Buona parte della discussione corrente verte sulle considerazioni fatte al riguardo sul reaganismo e sul liberismo come cause dell'aumento della diseguaglianza che ha trovato nello slogan 'we are 99%' la sua più chiara denuncia. Gli autori non negano il ruolo e l'influenza delle politiche economico-finanziarie sulla società e sul benessere dei cittadini del mondo, ma evidenziano la sottovalutazione del ruolo specifico che la tecnologia ha avuto nel produrre effetti negativi. Lo fanno richiamando l'attenzione sul fatto che perdita di posti di lavoro, disuguaglianza, calo del reddito, sono avvenuti anche in paesi come quelli del nord Europa, la Svezia, la Germania, la Danimarca dove la politica liberista non ha mai preso piede.

Secondo gli autori la prima stagnazione economica con conseguente diminuzione dei redditi della classe media è iniziata proprio in quella California che ha dato il via alla rivoluzione tecnologica digitale. L’arrivo sul mercato di nuovi prodotti, strumenti, tecnologie sono servite a modificare processi produttivi, filiere di distribuzione, fabbriche e posti di lavoro. Per la prima volta una rivoluzione tecnologica, invece di produrre più posti di lavoro e aumentare il lavoro, ne ha creato meno e contribuito all’aumento della disoccupazione. Con un paradosso. È aumentato il benessere personale, frutto dei benefici tecnologici e della disponibilità di innumerevoli gadget personali capaci di semplificare la vita di tutti i giorni, ma è diminuito il benessere sociale ed economico di una massa crescente di persone. Felici come consumatori di possedere un tablet iPad e uno smartphone S7 Samsung di ultima generazione, infelici per dover dare fondo a budget calanti, per non dire insufficienti a causa di redditi di lavoro in costante ritirata e diminuzione.

Il libro propone numerosi casi di studio che illustrano bene cosa è avvenuto e sta accadendo e quanto sia valida la denuncia dello slogan dei molti Indignados del mondo. Uno degli esempi citati è quello della Kodak, un'azienda che è arrivata ad avere 150.000 dipendenti e che è stata resa obsoleta da una società di quattro persone fondata nel 2010 con il nome di Instagram (ora proprietà di Facebook). I fondatori di Kodak si sono certamente arricchiti ma hanno creato posti di lavoro, favorito carriere professionali per generazioni intere, e contribuito all'arricchimento della classe media americana e di quella di Rochester in particolare. Facebook al contrario ha reso immensamente ricche pochissime persone ma ha distribuito ricchezza soltanto su 5000 dipendenti. Così è per molte altre realtà tecnologiche che stanno caratterizzando con le loro proposte il mercato digitale e Mobile del momento.

Senza trascurare le numerose opportunità create dall’evoluzione tecnologica, la riflessione del libro è tutta incentrata sui suoi effetti economici e sociali in termini di trasformazioni di interi mercati e di impoverimento generalizzato, soprattutto quello della classe media. La seconda età delle macchine ha trasformato le nostre vite rendendole più semplici ma ha complicato il nostro vivere quotidiano riducendo la nostra capacità di spesa. A essere penalizzati sono stati finora i lavori meno qualificati come quelli nei servizi e nella grande distribuzione ma oggi interessa anche attività e professionalità qualificate come i medici, i dentisti, gli avvocati, i responsabili marketing, ecc. Considerando che non tutti hanno la possibilità di lavorare in aziende leader di mercato e che i posti disponibili sono comunque pochi, ne deriva una situazione di maggiore e diffusa povertà nella quale a trarre vantaggio sono le macchine rispetto agli esseri umani.

Chi acquisterà il libro non deve illudersi che accademici innamorati della tecnologia offrano soluzioni e risposte definitive al problema da essi rilevato. Dopo aver analizzato e raccontato con numerosi esempi quanto sta succedendo sembrano anzi alzare bandiera bianca di fronte ad una rivoluzione tecnologica che sembra diventata inarrestabile, perché capace ormai di auto-generarsi imponendosi sia come prodotto sia come infrastruttura portante dell'intero sistema economico e sociale attuale. 

Brynjolfsson e McAfee un suggerimento sembrano comunque proporlo. La loro idea è che la politica potrebbe fare molto per incanalare nel modo più socialmente utile i vantaggi e i benefici della tecnologia ma soprattutto per introdurre programmi di formazione e istruzione utili a preparare le persone ad affrontare le novità e le innovazioni tecnologiche in modo da sfruttarne le potenzialità traducendole in nuove opportunità di lavoro e di benefici, individuali e sociali.

Il panorama futuro è sicuramente molto tecnologico. Quanto possa essere sociale e umano dipenderà molto dalle scelte delle persone, come consumatori, come cittadini e come individui capaci di riflettere su sé stessi e sulla loro condizione di vita per fare scelte più appropriate e utili al benessere personale.

In attesa di conoscere quale futuro è destinato a emergere, ci si può godere la lettura di The Second Machine Age, un libro fondamentalmente ottimistico anche se con le sue riflessioni può alterare la percezione che molti hanno della tecnologia e dei suoi effetti sociali ed economici oltre che di progresso futuro. 

 

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database