Il libro di Carlo Mazzucchelli Tecnologia, mon amour forever è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Clicca Mi Piace e ti sentirai meglio! Forse ma forse!
Tentato da un click? Cliccare non costa niente, o quasi. E se qualcuno stesse semplicemente manipolando emozioni, voglia di partecipazione, senso di appartenenza e visione etica della vita? Il click come consolazione individuale e strumento di manipolazione e guadagno perché indotto attraverso tecniche consolidate, script ingannevoli, pop-up difficili da gestire o semplicemente capaci di creare coinvolgimenti, anche emotivi, reali. Un fenomeno noto come Like Farming dal quale è possibile tranquillamente difendersi. Un fenomeno che arricchisce realtà strutturate, startup e giovani intraprendenti che sulla proliferazione dei click hanno costruito la loro fortuna economica grazie al bisogno di visibilità di attori, calciatori, politici, uomini dello spettacolo ma anche realtà politiche e amministrative. Il farming genera pacchetti di click o Like a prezzi limitati (1000 euro per 70000 Like) e opera sulla voglia di far partecipazione a tutto ciò che è popolare. È un’attività dai contorni poco chiari, e spesso anche ingannevoli. Come le finestre pop-up che mettono a disposizione una X per la loro chiusura e che in realtà si trasformano automaticamente in un Like o i numerosi falsi profili, spesso di provenienza asiatica, che votano pur non avendo alle spalle alcun avatar umano reale.
In inglese si chiama Like Farming e spiega molto bene il fenomeno che vede la proliferazione di banner promozionali e di iniziative marketing finalizzate alla generazione di un numero elevato di MiPiace su pagine, gruppi e profili creati su uno delle numerose reti sociali della Rete oggi esistenti. È un altro esempio dell’ambiguità e dell’inganno delle nuove tecnologie. Un inganno che nasce dalla percepita visibilità associata a migliaia di Like e che impedisce di accettare la loro realtà di Like artificialmente prodotti o generati da profili inesistenti e non associabili ad alcuna persona umana realmente esistente con cui eventualmente dialogare sulle motivazioni e le finalità del suo MiPiace. È una pratica sempre più diffusa, alimentata da un’offerta crescente di soluzioni ma anche dalla ricerca spasmodica di visibilità che coinvolge tutti e in particolare i personaggi pubblici o coloro che, attraverso media sociali e Social Network, vogliono farsi vedere per costruirsi il loro successo e la loro notorietà. Moderni coltivatori diretti di prodotti digitali, i Farmer in circolazione sono numerosi, quasi sempre giovanissimi e abilissimi nello sfruttare desideri e bisogni degli utenti in cerca di visibilità, ma anche di utilizzare i molti strumenti in circolazione per farlo e contentissimi di produrre Like come in una catena di montaggio, assicurandosi vantaggi economici elevati senza alcuna verifica sul ritorno dell’investimento fatto dai loro clienti e committenti.
Se avete una presenza online nei luoghi sociali e abitati della rete o con un vostro sito e volete comprendere funzione e peso del Like Farming non dovete fare nulla, solo osservare quanto sia sgradevole vedere crescere lentamente gli indicatori dei Mi Piace cliccati sulla propria pagina in assenza di iniziative promozionali specifiche, gratuite e/o a pagamento. Poi potete confrontare i Like sulla vostra pagina o blog collegato al media sociale con quelle di altri che hanno investito in attività di farming (generazione/produzione) di click.
Clicco dunque sono, sono cliccato e allora esisto!
Ormai si clicca su pagine e gruppi che chiedono se si ama Gesù ma anche se si amano le truppe che in suo nome sono state inviate in paesi come l’Afghanistan. Si clicca MiPiace su pagine che mostrano le immagini dei monaci buddisti che si immolano per un Tibet libero e per il successo delle Olimpiadi cinesi. Si clicca MiPiace su pagine che mostrano foto di donne maltrattate e su quelle piene di donne più o meno nude ed esibizioniste. E si continua a cliccare senza chiedersi perché lo si fa e se esista o meno una fabbrica di click, capace di manipolare vista, sentimenti e polpastrelli, da cui qualcuno trae vantaggi e benefici con la vendita di pacchetti di Click che vengono generati con semplici algoritmi tecnologici o profili farlocchi pur di fare contento il committente di turno.
Il Like Farming è ormai una professione declinata in pratiche, strumenti, abilità e regole da rispettare. È contrastato a parole dai proprietari delle maggiori applicazioni di social networking ma è nei fatti sopportato perché funzionale ai modelli di monetizzazione dei vendor e degli inserzionisti pubblicitari. Punta sempre a produrre emozioni e a coinvolgere i destinatari del Farming con immagini, strisce comiche e vignette, fotografie e altri contenuti capaci di suscitare emozioni forti e tali da provocare una reazione immediata e poco ragionata, ad esempio un veloce click o un click disattento che si traduce in un MiPiace non intenzionale. Il ricorso a contenuti di questo tipo mira alla sensazionalità, alla sorpresa, al disgusto, alla rabbia e ad altre reazioni emotive immediate dalle quali possono scaturire azioni come un MiPiace, un commento, una condivisione. Il messaggio che è condiviso da un gruppo di persone con un numero elevato di connessioni genera ulteriori Like, commenti e condivisioni generando passaparola virali che possono determinare il successo quantitativo della iniziativa di Farming. La scarsa attenzione alla qualità dei contatti e delle condivisioni finisce per invalidare la validità complessiva delle iniziative di Farming ma è indubbio che, quantitativamente, i numeri prodotti mostrano spesso una crescita esponenziale e tale da ingolosire altri a rivolgersi ai Farmer per nuove e più costose iniziative promozionali, di visibilità o di semplice marketing.
Google Glass metafora dei tempi a 5 stelle
Se una pagina ha tanti Like diventa facilmente il target preferenziale per messaggi pubblicitari e per comunicazioni spam. Il 99% dei MiPiace su pagine che hanno migliaia e/o decine di migliaia di click sono sempre più spesso pagine generate ad hoc con l’obiettivo di dare visibilità a determinate marche e o marchi. Queste pagine possono poi essere usate per veicolare messaggi e discussioni mirate e manipolatorie, impostate per guidare il sentiment di chi le visita ma soprattutto possono essere vendute per migliaia di euro come ha fatto il creatore della pagina dedicata agli Hamburger e che aveva raggiunto 500.000 MiPiace.
La generazione del Click è spesso favorita dal tipo di domanda che viene posta. Impossibile non cliccare su una domanda che chiede se amiamo la rappresentazione della nostra famiglia su Facebook, se amiamo i nostri figli o animali domestici, se siamo per la difesa dell’ambiente e per sostenere una campagna contro il cancro, ecc.
La coltivazione persistente di nuovi MiPiace può produrre effetti indesiderati. Amici e conoscenti potrebbero non condividere o apprezzare la richiesta a loro inoltrata di condividere una pagina o un gruppo e generare sospetti sul perché l’azione è stata intrapresa. Poco importa se la richiesta di un nuovo MiPiace è stata fatta senza secondi fini, e solo per alimentare la componente sociale e relazionale del proprio stare online. Le persone alle quali è fatta la richiesta possono sentirsi manipolati nei loro sentimenti e nelle loro emozioni e obbligati nelle loro scelte (“Come faccio a dire di no a un amico? Mi sentirei colpevole per non averlo fatto!”).
Le campagne di Like Farming sono quasi sempre in attivo e sembrano funzionare. Non si spiegherebbe altrimenti il numero di promozioni e di banner che compaiono in ogni ricerca Google o Facebook e quello elevato di messaggi che invadono le caselle di posta di possessori di pagine e profili sul libro delle facce e altri Social Network. Il fatto che funzionino è strettamente collegato all’elevato numero di persone che si fanno carico di cliccare e di fare cliccare condividendo Link e messaggi con l’obiettivo di condividere anche un Click. Il Like Farming è una precisa strategia marketing finalizzata a provocare coinvolgimento, interesse e ingaggio. Molti lo odiano e vi si oppongono, altri semplicemente continuano a cliccare.
Meglio non farsi tentare
A chi si dedica con cura alla promozione delle proprie pagine sociali e/o siti web attraverso la richiesta di MiPiace può tornare utile riflettere su alcune analisi condotte da Duane Forrester e pubblicate sul blog di Bing. Obiettivo dell'analisi e del post era di mostrare in che modo un motore di ricerca come Bing sia in grado di analizzare, individuare e poi scartare segnali mediali come Like e MiPiace ma anche Link creati in modo artificiale.
L'articolo si sofferma su una comparazione dei criteri che determinato la distribuzione di attività sociali genuine e di quelli che invece sono generati artificialmente da attività di Like e Link farming. I secondi mostrano una rete sociale meno organica, caotica e naturale di quanto non sia una che si sviluppa in modo naturale e genuino. La differenza, facilmente individuabile dai motori di ricerca o programmi che usano algoritmi ad hoc, è facilmente riscontrabile e di conseguenza altrettanto facilmente ignorata.
Le reti organiche e non artificiali sono per loro natura caotiche e non presentano pattern regolari in termini di sviluppo e di crescita. Molte condivisioni, che nascono da queste attività online, si distribuiscono in modo organico ma non prevedibile. La riflessione condotta da Duane Forrester è interessante anche perché non svela come mai, se è così facile per Bing, e presumibilmente anche per Google individuare i collegamenti creati artificialmente e/o a pagamento da attività promozionali e SEO/SEM, il Like Farming non si sia arenato ed estinto. Al contrario la proliferazione dei Like è alla base della maggior parte di attività SEO che nascono dalla convinzione che una semplice e onesta strategia di propagazione di indici, contenuti, link, ecc. sia capace di generare maggiore traffico e influenzare nuove target audience.
I motori di ricerca cos’ come applicazioni come Facebook hanno nel tempo creato meccanismi e soluzioni focalizzate alla eliminazione delle attività di generazione di Link/Like smaccatamente artificiali e fasulli ma sembrano tollerare il Farming come attività. A essere interessati da questa attività non ci sono solo i MiPiace ma anche le relazioni e le reti relazionali che da essi possono nascere come risultato di campagne di coltivazione mirate e personalizzate. Nulla viene comunque spiegato sul fatto che ben prima di Facebook, un grande numero di marche, intraprendenti imprenditori, artisti e semplici abitanti della rete hanno operato con successo nella manipolazione delle reti relazionali attraverso il Link farming e il Social Bookmarking.
In questo contesto, la ricerca di nuove audience e reti sociali con cui condividere contenuti, informazioni e idee è una attività costante, fatta direttamente da persone online o da bot (abbreviazione di robot, in terminologia informatica in generale è un programma che accede alla rete attraverso lo stesso tipo di canali utilizzati dagli utenti) creati appositamente per agire attraverso profili multipli artificiali e per condividere rapidamente contenuti web su reti pubbliche e private così come su network nati spontaneamente o creati a pagamento e con finalità commerciali. Il fatto che queste attività e i bot che le animano continuino ad esistere è la testimonianza della connivenza dei motori di ricerca o la loro incapacità a bloccarne gli effetti indesiderati. I benefici invece continuano a essere garantiti perché sono condivisi sulle reti coinvolte e rese a loro volta protagoniste.
Per comprendere quanto ciò sia vero, è sufficiente cliccare su numerosi link che Google e altri motori di ricerca presentano tra i risultati che occupano spesso la testa dell'elenco trovato a fronte di ogni ricerca. Molti di questi risultati sono semplice spazzatura che non offre alcun valore aggiunto, non soddisfa alcun bisogno e finiscono per annoiare e rendere complicata la vita e la ricerca online. Spazzatura sono anche i molti siti di comparazione tra prezzi di listino e prodotti, creati solo e soltanto per promuovere esplicitamente determinati prodotti (quelli con budget marketing maggiori?) rispetto ad altri.
In conclusione se è vero che il motore di ricerca è complice o quantomeno connivente con il Link/Like Farming, meglio allora non farsi tentare ed evitare di cadere nella trappola emotiva del MiPiace. Disporre di numerosi Like e/o di numerosi Link ai propri siti e portali può generare maggior traffico di rete ma meglio non contare su di essi in termini di acquisita autorevolezza ed elevata reputazione. L'una e l'altra nascono soltanto da un traffico di ritorno persistente e da una percentuale elevata di fedeltà e non possono essere semplicemente oggetto e scopo di un’attività di Farming.
Meglio allora puntare su Link e Like di qualità e dotati a loro volta di autorevolezza e reputazione. Meglio coltivare relazioni sociali capaci di generare segnali sociali online di qualità, reputati tali anche dai motori di ricerca perché percepiti come non artificiali d estemporanei. Meglio evitare di spendere soldi in attività di Like Farming e investire il proprio denaro in una strategia tutta puntata sulla qualità dei contenuti, dei collegamenti Web e dei MiPiace, sulla autorevolezza e sulla reputazione online. Il successo potrebbe non essere quantitativo (migliaia di MiPiace) ma qualitativo (centinaia di contatti reali che si traducono in relazioni, telefonate, email e opportunità reali.