Il libro di Carlo Mazzucchelli Tecnologia, mon amour forever è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Homo technologicus,
Introduzione
Le nuove tecnologie hanno reso evidente una verità nota da tempo: la tecnologia non è un effetto della capacità produttiva umana ma si sviluppa, evolve e cresce in simbiosi con l'umano e in una interazione circolare caratterizzata da feedback e contro-feedback e da forti influenze reciproche. Oggi il nostro cervello non è più solamente umano ma un ibrido di cervello e computer che lo trasforma in cervello aumentato. Essendo questa ibridazione una realtà fattuale (riferimento alle tesi di Miguel Benasayag in Il cervello aumentato e l’uomo diminuito) non ci resta che osservare, comprendere e analizzare i cambiamenti e “i loro significati evitando di lasciarsi irretire da ciò che semplicemente funziona, né precipitare nella nostalgia di un passato illusorio in cui l’umano avrebbe regnato.”
In questa evoluzione, che dura da quando l'uomo è apparso sulla terra come homo abilis, si mescolano componenti biologiche, culturali e tecnologiche. Una miscela che si forma con una rapidità crescente grazie alle nuove tecnologie dell'informazione, alla mente globale e connettiva da esse prodotta e tale da prefigurare l'avvento ravvicinato della nuova specie raccontata da Ray Kurzweil nel suo libro sulla singolarità umana. L'evoluzione di cui siamo compartecipi non è, come direbbe Longo "Homo sapiens più tecnologia, ma homo sapiens «trasformato» dalla tecnologia, la quale oggi implode nell'uomo, trasformandolo in un «simbionte»" (Homo technologicus - 2001).
In un’intervista a La Repubblica, Giuseppe O. Longo, teorico dell'informazione e scienziato nonché autore di numerosi libri sull'argomento, ha confermato il suo punto di vista sul ruolo che la tecnologia ha nel contribuire a formare le nostre categorie cognitive e operative e nel condizionare la nostra evoluzione e il nostro sviluppo futuro: “Tutto può essere ricondotto all'interrogativo se viene prima l'uovo o la gallina. Siamo noi a guidare e determinare la tecnologia o è la tecnologia ad avere preso possesso della nostra mente? Quando parliamo di tecnologia sembra sempre che siamo noi a produrla ed a controllarla. In realtà basta soffermarsi sulle scoperte recenti degli antropologi per capire che la verità è ben diversa!”
Secondo Longo l'evoluzione dell'uomo è oggi fortemente tecnologica, tale da mettere quasi in secondo piano quella biologica e di accentuare (accelerare) quella culturale. Nella realtà l'evoluzione di cui oggi siamo co-protagonisti avviene in modo simbiotico, integrando componenti biologiche, culturali, informative e tecnologiche. Il tutto a formare i presupposti per l'uomo bionico che verrà, fatto di carne e sangue ma anche di protesi hardware e intelligenza software e traducibile in pura informazione. È un’evoluzione che avviene secondo Longo "...grazie ad algoritmi evolutivi che si moltiplicano, si replicano, interagiscono tra di loro e si selezionano: vengono eliminati i peggiori e accettati i migliori, come accade nella selezione naturale. E si finisce così per creare qualcosa che si "auto-evolve".
L'era che stiamo vivendo è il frutto dell’evoluzione delle tecnologie dell'informazione, dagli anni dei mainframe a oggi. Le nuove tecnologie Web 2.0, Social, Mobile, sono la dimostrazione di come siamo entrati e stiamo già vivendo in un'era fatta di esperienze simbiotiche tra uomo e macchina, tra sinapsi mentali e artificiali, tra razionalità della macchina ed emozioni/emotività dell'umano. L’interazione corrente non è più caratterizzata da un rapporto uomo-macchina nel quale l’uomo agisce e si sente creatore onnipotente e padrone assoluto della macchina, ma neppure da macchine dotate di intelligenza artificiale capaci di autodeterminarsi e provare emozioni e sentimenti. L’evoluzione della macchina è il risultato di un’interazione attraverso la quale passano le proiezioni umane legate alla percezione, all’essere e al sentire. I robot e le macchine diventano pertanto estensioni potenti dell’essere umano sulle quali sono proiettate emozioni come paura o amicizia.
Verso la singolarità
Non tutti sono concordi nel ritenere che le macchine non potranno mai avere emozioni. Alcuni fanno notare la virulenza della rivoluzione delle tecnologie mobili e che nessuno avrebbe mai immaginato scenari come quelli attuali nei quali quasi tre miliardi di persone sono connesse a Internet, un miliardo e mezzo abitano periodicamente gli spazi sociali di Facebook e due miliardi di persone posseggono uno smartphone. Una rivoluzione simile applicata al mondo della robotica e delle macchine dotate di intelligenza artificiale è destinata a cambiare molto di più, nell’economia, nella società e nelle sue forme organizzative quali la politica, l’educazione, la giurisdizione e molto altro.
Le esplorazioni tattili e virtuali che tanto ci piacciono
A raccontarci che l’evoluzione umana va verso un nuovo livello definibile come singolarità tecnologica è l'inventore e futurologo Ray Kurzweil con il suo libro The Singularity Is Near: When Humans Transcend Biology del 2001, un libro sulla intelligenza artificiale e sul futuro possibile dell'umanità. Il termine singolarità non è nuovo ed era già stato elaborato in due libri precedenti dell'autore: The Age of Spiritual Machines (1999) e The Age of Intelligent Machines (1990). L’idea della singolarità tecnologica, ancora proiettata nel futuro e sicuramente non realizzabile nei tempi previsti da Kurzweil, indica un progresso tecnologico accelerato e capace di andare oltre la comprensione e la capacità previsionale umane. Indica il possibile avvento di un’intelligenza superiore a quella umana, capace di generare a sua volta nuovi progressi determinati da un aumento artificiale delle facoltà intellettive di ogni individuo. Questa evoluzione avverrebbe di pari passo con una crescente conoscenza dei meccanismi di funzionamento del nostro cervello e della nostra mente. Questa conoscenza, qualora fosse completa, potrebbe permettere di capire esattamente come funziona il cervello umano per poi usare i meccanismi scoperti per capire meglio se stessi, per riparare eventuali gusti e soprattutto per costruire macchine ancora più intelligenti.
Secondo l'autore l'accelerazione esponenziale nell’evoluzione tecnologica attuale, che vede impiegati migliaia di scienziati e studiosi in ambiti di ricerca e sviluppo diversi quali i computer, le neuroscienze, la nanotecnologia, la genetica, la robotica e l'intelligenza artificiale, porta a una singolarità tecnologica che nel 2045 potrebbe rendere difficoltosa all'uomo la stessa comprensione della sua evoluzione e dei progressi in corso. I cambiamenti, secondo Kurzweil, saranno irreversibili e porteranno a essere umani con menti e corpi alterati geneticamente e modificati grazie a nanotecnologie e componenti di intelligenza artificiale. Al termine di questa evoluzione emergerebbe una realtà simbionte uomo-macchina con un’intelligenza mille volte superiore a quella attuale o, per dirla con le parole di Longo nell'intervista a Repubblica, una nuova realtà che ci vedrà "..diventare un'unica creatura planetaria".
L'avvento di questa creatura è strettamente collegato alla vocazione del computer di mettere in comunicazione gli esseri umani, i quali finiscono per dare vita a un'unica creatura, onnipervasiva, un po’ come accade alle api con l'alveare. "Ciò avverrà naturalmente in misura più contenuta - sostiene Longo - ma sarà come se ciascuno delegasse parte della propria attività mentale ad una intelligenza collettiva (Pierre Levy) e connettiva (De Kerckove). Questa creatura planetaria è una delle tante forme in cui si presenta il post-umano".
La strada, verso la singolarità e il simbionte uomo-macchina, è stata spianata dalle molte rivoluzioni tecnologiche avvenute negli ultimi cinquanta anni e che hanno portato alla pervasività tecnologica attuale, frutto della miniaturizzazione e delle nanotecnologie, della connettività e del Web, della diffusione delle tecnologie in ogni ambiente e della Internet degli oggetti, della convergenza e dell'integrazione sempre più elevate. Queste rivoluzioni hanno reso la tecnologia così pervasiva da renderla quasi invisibile e trasparente, o non immediatamente percepibile alla nostra coscienza.
Così come non ci chiediamo più come facciano le APP a funzionare sempre e ovunque (chi si ricorda il tempo necessario a configurare le applicazioni su un PC venti o dieci anni fa?), non ci interroghiamo più sulle tecnologie RFID che stanno riempiendo di polvere tecnologica e comunicante prodotti e contenitori vari, capi alla moda e dispositivi mobili, e non ci interroghiamo neppure su dove vadano i milioni di dati che ogni giorno produciamo e che alimentano i Big Data nella nuvola distribuita e globale del cloud computing.
La tecnologia, che è stata da sempre un mezzo utile a supplire alle carenze umane, è diventata protesi e prolungamento dei nostri sensi e dei nostri arti fisici, psichici e mentali. La sua utilità ha finito per rendere meno importante la soluzione dei problemi che solleva. Come ha dichiarato Longo nella sua intervista: "In quanto tecnologo non mi interessa sapere perché uno strumento funziona, ma solo che funzioni. E questo in fondo è un comportamento antiscientifico". E qui sta il rischio che stiamo tutti vivendo....
I cambiamenti che ci vedono coinvolti oggi sono destinati, secondo Ray Kurzweil e altri amanti della singolarità, a trovare una loro realizzazione tra il 2020 e il 2045. A quel tempo le macchine bio-tecnologiche parleranno la nostra lingua, diventeranno un elemento naturale del corpo umano e saranno indistinguibili da altri organi umani nella loro capacità di soddisfare bisogni e permettere le nostre attività mentali e fisiche. Sarà l'era del post-umano che aprirà nuove riflessioni alle quali sarà obbligatorio dare risposte concrete per evitare di essere cancellati dalla tecnologia nelle fasi successive dell'evoluzione macchina-uomo o per essere protagonisti di una maggiore convergenza e integrazione.
Il simbionte di Longo
Scrive Longo che: "Il simbionte è una creatura che ha una base biologica, che viene poi inzeppata di protesi tecnologiche: organi di senso, mani artificiali, chip inseriti nel cervello per contrastare malattie neurovegetative o per potenziare l'intelligenza o la memoria. Insomma, uomo e macchina in simbiosi. Beninteso, la simbiosi esiste in natura. Ci sono piante e animali che si scambiano favori reciproci. Però dal commensalismo si può anche passare al cannibalismo. Ecco allora il timore che il simbionte venga cannibalizzato dalla sua parte tecnologica".
A leggere questa frase si capisce quanto grande sia il percorso fatto dalla tecnologia e dall'integrazione della stessa nelle pratiche umane. Longo non accenna a strumenti come telecomandi, mouse, telefoni cellulari, smartphone, tablet o personal computer, ma sottolinea l'emergere di nuove generazioni di umani che sono abili fin dalla nascita a navigare con schermi tattili, a navigare in rete come se la rete fosse il loro ambiente naturale, a socializzare in ambienti virtuali come se fossero reali e a vivere la realtà aumentata come parallela a quella già conosciuta. Queste nuove generazioni non si pongono più il problema etico che sempre ha caratterizzato la riflessione dell'uomo sulla natura, sulla divinità e sul sacro ma perseguono quasi incoscienti la ricerca del superamento dei limiti naturali facendo confusione tra naturale e artificiale e fanno questo perché sempre più pervasi e condizionati dalle tecnologie che utilizzano.
Le nuove tecnologie (pensate a Google Glass, Oculus Rift, Hololens e ai numerosi giocattoli tecnologici in arrivo) stanno cambiando il corpo e la percezione della realtà ma anche l'individualità facendo scomparire il valore del limite invalicabile. Un valore che è sempre servito a preservare l'umanità, (Longo cita Pascal) ma che in paesi come gli Stati Uniti è vissuto come un ostacolo alla perenne ricerca e sperimentazione di nuove forme di tecnologia anche quando queste hanno effetti negativi sull'autenticità di chi le usa e delle realtà nelle quali vengono applicate.
Secondo Longo questa tendenza, rilevabile soprattutto negli USA, esprime l'antico sogno di diventare immortali, è il sogno di "...bere l'ambrosia degli dèi, che ora si assume per vie surrogate. Ovvero, se io - come alcuni sostengono -coincido con l'insieme delle forme d'onda dei miei pensieri, con il collegamento tra le mie sinapsi e riesco poi a trasferire tutto questo in un supporto artificiale, allora ecco che quando muore questa mia macchina di carne, la mia mente potrebbe continuare a vivere in quel supporto artificiale".
La pretesa di essere Dio passa attraverso la convinzione di poter sopravvivere alla morte, grazie alle tecnologie dell'informazione e alla possibile codifica del corpo umano in pura informazione. Quando ciò sarà realtà a evolvere, selezionando i migliori e eliminando i peggiori, saranno gli algoritmi e i programmi e lo faranno in una modalità auto-evolutiva e auto-organizzantesi. Su questo scenario il verdetto ultimo di Longo è drammatico e negativo. Alla domanda sul come se ne esce Longo risponde: "Non se ne esce. Perché l'ipertrofia cognitiva che stiamo perseguendo ha oscurato i problemi morali. Ma come diceva Gregory Bateson, ogni variabile, anche la più salutare, oltre un certo livello diventa tossica. Noi abbiamo ampiamente raggiunto la tossicità".
Bibliografia
- Intervista integrale di Franco Marcoaldi a Giuseppe O. Longo su la Repubblica del 9/9/2013
- Homo technologicus di Giuseppe O. Longo
- Cosa vuole la tecnologia - Kevin Kelly
- Celebrating Homo Zappiens: adapting to new ways of learning using ICT - Wim Veen – 2002
- The Skin of Culture: Investigating the New Electronic Reality di Derrick De Kerckhove (Jan 10, 1998)
- Growing Up Digital: The Rise of the Net Generation - Don Tapscott - 1997
- Homo immortalis: Una vita (quasi) infinita - di Nunzia Bonifati e Giuseppe O. Longo (Apr 2, 2012)
- Cyberculture - Pierre Levy
- Homo sapiens technologicus di Michel Puech
- Digital natives, digital immigrants - Mark Prensky – 2001
- The Singularity Is Near: When Humans Transcend Biology - Ray Kurzweil (Sep 26, 2006)
- The Augmented Mind (the stupid ones are those who do not use Google) - Derrick de Kerckhove (Dec 3, 2010)
- Natural-Born Cyborgs - Andy Clark - 2003