Il progetto risale al 2014, la scadenza per la sua piena operatività è il 2020. Grazie a esso i cittadini cinesi non saranno soltanto schedati ma anche valutati in massa e, in base a i punteggi acquisiti, avranno benefici e vantaggi o penalizzazioni e svantaggi. Al momento il sistema è in fase di sperimentazione in realtà altamente frequentate come gli aeroporti delle grandi città. Grazie al punteggio accumulato, noto sia alle strutture aeroportuali sia alle compagnie aeree, ogni viaggatore può godere di canali preferenziali se ha accumulato punteggi alti o morire di invidia, in fondo alla fila, se il punteggio accumulato à più basso. Il punteggio non nasce dall’uso di carte fedeltà ma dall’essere stati seguiti, monitorati e analizzati nelle mille azioni compiute in viaggi precedenti.
Quello in corso negli aeroporti è un test per un progetto che sarà poi applicato su larga scala a tutta la società cinese. Il punteggio accumulato non dipenderà più dall’avere seguito correttamente le policy aeroportuali ma dall’avere parcheggiato in modo regolare, dall’avere pagato le multe regolarmente, dall’essere impegnati in azioni di volontariato o implicati in azioni criminali sul territorio cittadino.
Il punteggio sociale cinese può essere assimilabile a quello che oggi i cittadini italiani hanno associato alla loro patente di guida. In Cina il valore di partenza sarà mille punti, poi si potrà semplicemente scendere o felicemente salire. In base al punteggio saranno impediti o facilitati acquisti (voli aerei ad esempio), servizi (sconti sulle bollette), ecc.
Raccontata così questa è una storia a lieto fine. I buoni sono premiati, i cattivi castigati. Se poi l’ambientazione è cinese è facile scomodare Il concetto di yin (nero) ([ín]) e yang ([jǎŋ]). Se però si volesse usare la stessa narrazione per favorire una riflessione l’attenzione dovrebbe essere posata su ciò che è stato allestito per preparare lo scenario a stellette che si profila nel prossimo futuro per i cittadini cinesi. Uno scenario potenzialmente distopico fatto di controllo e sorveglianza, il tutto con la felice complicità degli stessi cittadini osservati, spiati e premiati. L’aspetto distopico sta anche nel fatto che il progetto prevede la trasparenza delle valutazioni individuali. Tutti potranno cioè conoscere il punteggio accumulato dal dirimpettaio del condominio, dal collega di lavoro o da un familiare. L’obiettivo è di lavorare sulle emozioni e sui sentimenti, sfruttandoli a scopi e finalità politiche e sociali che hanno come effetto una riduzione di libertà del singolo cittadino.
Il senso della vita
La distopia in preparazione in Cina è un avvertimento per tutti. E’ l’insieme di quella Orwelliana basata sul controllo e di quella del Nuovo Mondo di Huxley nella quale, attraverso il soma, tutti sembrano non rendersi conto di avere perso la libertà. Compresa quella di ribellarsi ai meccanismi punitivi che faranno da sfondo al progetto cinese e avranno connotati sempre più politici e di potere. Penalizzare con punteggi calanti o nulli coloro che si oppongono al potente o al politico di turno non sarà che una delle tante scelte possibili.
A rendere ancora più preoccupante e distopico il progetto è la partecipazione alla sua realizzazione dei giganti della tecnologia cinese (Baidu, Ali Baba, WeChat, ecc.) che con le loro piattaforme e i loro Big Data forniranno l’infrastruttura e l’ecosistema per la raccolta dei dati, per la loro catalogazione e analisi. I dati a cui si fa riferimento non saranno più semplici dati riferiti a contenuti informativi ma a anche sensibili, medici, genetici, alimentari, ecc.
A ciò che sta succedendo in Cina nell’uso della tecnologia i media hanno prestato fin qui scarsa attenzione. La narrazione è stata focalizzata per lo più sulle fantastiche avventure delle aziende tecnologiche della Silicon Valley e sulle loro contrastanti vicende, positive e negative. Ultime in fatto di cronaca quelle che hanno visto coinvolta Facebook nello scandalo Cambridge Analytuca. Ciò che sta pian piano emergendo è che il controllo e la sorveglianza generali, resi possibili dalla raccolta (furto) di dati privati, è diventata una possibilità reale. Tale da sollecitare una riflessione più ampia e seria su temi fondamentali quali la libertà la democrazia.
Da questa riflessione può nascere l’urgenza di una nuova consapevolezza sull’uso della tecnologia e i suoi effetti, oppure l’accettazione passiva di quanto sta succedendo. Nel primo caso ne deriverà una seconda urgenza, legata all’azione e finalizzata a controllare ed eventualmente a resistere i progetti come quello cinese. Nel secondo caso si sarà accettato il panottico globale che sta realizzandosi, come un grande Matrix intorno a tutti.
La riflessione è tanto più necessaria perché di quanto sta succedendo siamo tutti, volontariamente o inconsapevolmente complici. Lo siamo anche per esserci trasformati tutti in guardiani, gli uni degli altri. Come in un panottico moderno globale nel quale tutti sono chiamati a interrogarsi se sono felici o meno, sia del controllo a cui sono sottoposti sia del ruolo che hanno assunto per generarlo. Sempre che si sia ancora in grado e si abbia la libertà di valutare alla propria felicità. Anch’essa potrebbe essere infatti valutata con tante stelline o punteggi, apposti dai proprietari e gestori del panottico o dagli altri coinquilini.
Per il momento ad alcuni può sfuggire il pensiero di “non essere cittadino cinese!”. Che è un modo di testimoniare quanto poco si sia consapevoli del proprio essere già sotto controllo, sorvegliati, taggati, analizzati e resi meno liberi.