14 consigli per approcciare l’accessibilità digitale con la giusta mentalità
Sono contento che oggi si parli nuovamente di accessibilità digitale, le definizioni sono diverse, ora è più cool parlare di Inclusive Design, ma la sostanza è la stessa. Ho deciso, quindi, di scrivere una serie di suggerimenti che, forse, potranno essere utili a chi approccia per la prima volta questo argomento.
1. Le statistiche che mostrano il numero di persone con disabilità sono spesso fuorvianti
Suggerisco, a questo riguardo, di leggere l’ICF: la classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute pubblicata nel 2001 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In sintesi è stato abbandonato il modello medico di definizione della disabilità, che purtroppo ancora permea la nostra cultura, per adottare il modello del funzionamento umano, che, tra le altre cose, include la dimensione sociale nell’equazione ed è un salto evolutivo dal punto di vista della discriminazione e del pregiudizio, perché il livello di funzionamento umano riguarda tutti, disabili o meno.
Dire, come fa l’ISTAT che in Italia ci sono circa tre milioni di disabili (o quattro secondo altre fonti) significa non aver capito nulla. Significa ignorare le disabilità temporanee, i deficit sensoriali o motori dovuti all’età e che non sono tecnicamente disabilità (per quanto tempo ignoreremo ancora la silver society?), le tematiche cognitive, le differenze individuali (come la dislessia, o la cecità ai colori ecc.).