Anche se lo si ritiene ovvio, l’atto della lettura, come dice Proust, è un autentico miracolo. Infatti il cervello umano non è naturalmente programmato per leggere, tanto è vero che la cultura è stata orale fin dagli albori.
Solo poche migliaia di anni fa sono state inventate la scrittura e la lettura: esperienza sofisticatissima, la lettura, attivando specifici circuiti neuronali e coordinandoli in maniera stupefacente, plasma il cervello stesso e così dà forma alla cultura, alla storia e alla civiltà.
Maryanne Wolf intreccia riferimenti alle neuroscienze, alla storia della cultura, alla letteratura e alla linguistica, mostrando come il cervello umano abbia imparato a leggere e avviato il prodigioso processo di evoluzione e accumulo intellettuale dell’umanità, come noi lo conosciamo.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Oggi però alla cultura creativa e progressiva del cervello che legge va sostituendosi con rapidità la cultura digitale, un mutamento di paradigma che è sotto gli occhi di tutti e che sta letteralmente segnando in profondità la testa delle nuove generazioni.
Se siamo davvero ciò che leggiamo (o non leggiamo), l’enorme trasformazione di civiltà prodotta dal nuovo modello di sapere che ha in internet il suo emblema va seguita con grande consapevolezza critica.
In questo libro uso il grande scrittore francese come metafora e il molto sottovalutato calamaro come analogia per due aspetti molto diversi del leggere. Proust considerava la lettura una specie di santuario intellettuale in cui gli uomini hanno accesso a migliaia di differenti realtà che altrimenti non potrebbero mai incontrare nè conoscere. [...] Negli anni Cinquanta del Novecento, gli scienziati hanno usato il lungo assone centrale del timido ma furbo calamaro per capire come i neuroni si attivano e si trasmettono segnali, e in certi casi per osservare come riparano o compensano un difetto di funzionamento.
“Dobbiamo insegnare ai nostri bambini a essere bitestuali o multitestuali, cioè capaci di leggere e analizzare i testi in modo flessibile in modi diversi, con istruzioni più ponderate, a ogni stadio di sviluppo, sugli aspetti inferenziali, impegnativi, di ogni testo. Insegnare ai bambini a scoprire il mondo invisibile che si nasconde nelle parole scritte… Temo che molti nostri figli rischino di diventare proprio ciò da cui Socrate ci aveva messi in guardia – una società di decodificatori di informazioni, la cui falsa impressione di conoscenza li distrae dall’impegnarsi a valorizzare fino in fondo il loro potenziale intellettuale. Ma non è detto che avvenga, se li istruiremo bene.”
Recensioni:
- Critica letteraria
- Tecalibri
- Cattolinanews
- Associazione Italiana Dislessia
- Rossella Grenci
- La cultura sottile
- Carlo Mazzucchelli