Il libro Ecologia della parola di Massimo Angelini è pubblicato da Pentagora
Dall’origine di alcune parole di uso comune, alle radici del nostro tempo e della confusione che lo anima: questa è la traccia del libro, che si propone come un abbecedario o una modesta bussola per incoraggiarci a scegliere da che parte stare.
Per un mondo a misura di persona o d’individuo?
Orientato alla cultura o all’usura?
Per un modo dialogico di essere in relazione col mondo e gli altri o perché prenda il sopravvento il monologo di un io sempre più isolato, sempre più infelice?
Viviamo tempi di grande confusione, anche semantica. Abbiamo disimparato a dialogare, forse anche a parlare. Il linguaggio si è fatto stereotipato, si è velocizzato, è diventato superficiale e fatto di poche parole, significanti ai quali in molti casi non sappiamo neppure associare i significati che si meritano. Abbiamo forse anche perso la capacità di cogliere i significati polisemici che molte persone anno.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Un primo passo che si può compiere è ridare peso alle parole, liberarle dagli stereotipi in cui le abbiamo racchiuse e imparare a usarle in modo diverso, prestando attezione alle analogie che animano il nostro cervello nella produzione dei concetti che prendono la strada verso le parole dette. A questa liberazione si è impegnato Massimo Angelini con questo libro che si fa leggere da tutti, perchè focalizzato sull’uso di parole quotidiane incrostate e cristallizzate dall’abitudine quotidiana e utilizzate in conversazioni, iterazioni e relazioni in ambienti disparati.