A chi appartiene la Crimea? Dipende. Quali sono i confini del Kashmir? Dipende. Questa almeno la risposta di Google Maps, il servizio di mappe online più consultato al mondo. Dipende da chi pone la domanda. E’ la cosiddetta “politica dell’amicizia” di Google: accontentare l’osservatore, ovunque esso si trovi. Eppure Google non si prende la stessa cura di tutti gli amici. Ad essere trattati con i guanti sono pochi. Le mappe personalizzate, in eccezione a quanto riconosciuto dalla comunità internazionale e alle regole della cartografia contemporanea, non riguardano infatti tutti i territori contesi del mondo (riassunti qui in un lungo elenco della Cia), ma essenzialmente quelli che coinvolgono tre superpotenze in particolare: Russia, India e Cina.
Una disparità di trattamento che crea una lunga serie di controversie cartografiche, ma soprattutto politiche. Una, la più delicata, riguarda la Palestina, che appare come un territorio conteso da dovunque esso si cerchi, anche da un computer di Ramallah. “Google Maps fa il possibile per riprodurre in maniera oggettiva i territori contesi – fa sapere dopo uno scambio di email un portavoce del colosso di Mountain View a ilfattoquotidiano.it – laddove disponiamo di versioni locali di Maps, seguiamo le norme locali su denominazioni e confini”. Una posizione legittima, perché si tratta della scelta di un’azienda privata, ma che crea estrema confusione.