L'articolo può essere letto per intero sul WROG di Remo Bassetti a questo indirizzo.
Ho una buona notizia per quelli che hanno la passione di acquistare libri e devono far fronte al problema degli spazi.
Ho in mano la formula perfetta, anche matematicamente. Purché abbiate lo spazio per 361 volumi. Perché proprio 361? Onestamente non lo so, risulta da un’equazione di cui ha dato conto lo scrittore Georges Perec. In effetti il metodo che vado a esporre è il suo, contenuto nel volume “Pensare/classificare”. L’idea era che prefissato un n numero (se qualcuno preferisce 57 o 413 direi che va bene uguale) bisogna conservarlo, senza far entrare in casa un libro nuovo se non se ne scarta uno precedente. Perec però dà conto dei progressivi problemi teorico-pratici che rendono ostica la formazione di questo catalogo.
Come trattare il libro della Pleiade o dei Meridiani che contiene sei tragedie di Shakespeare? A rigore diciamo sei, ma così in quattro e quattr’otto è finito è finito lo spazio. Se però lo contiamo per uno, il libro di un esordiente dovrà valere per n-1, dovendosi considerare nulla più che il primo tassello di un’opera che prenderà forma nel tempo. Ma come regolarsi allora con i poemi cavallereschi o quelle opere di non chiara attribuzione, scritte probabilmente a più mani? O delle raccolte collettive di racconti? La conclusione è che non c’è niente da fare. Per un bibliofilo i libri sono più forti e troveranno sempre qualche espediente per assediare la sua biblioteca più di quanto egli vorrebbe. O forse non c’è nessun bibliofilo che davvero rinuncerebbe a un volume. Una strada originale potrebbe essere ridurre lo spessore, come faceva un intellettuale conoscente di Chateaubriand che strappava pagine secondo lui ridondanti. Al contrario di Edgar Allan Poe, che li riempiva di annotazioni. Chi può escludere che una simile cura di ingrassamento concettuale non ne incrementasse pure lo spessore?