"I computer odierni sono molto diversi da quelli che avevamo tra le mani anche solo dieci anni fa. Oggi sono dei terminali quasi-magici di un Cloud composto da decine se non centinaia di migliaia di server, raccolgono informazioni grazie a svariate antenne e generano masse smisurate di dati che sono sottoposte al vaglio incessante di algoritmi potenti e sofisticati il cui scopo è di organizzare questi dati e renderli utilizzabili."
Autore
Dominique Cardon lavora come sociologo presso il Laboratoire des usages (SENSE) des Orange Labs, insegna all'Universitè de Marne-la-Vallèe (LATIS) ed è ricercatore associato presso il Centre d’études des mouvements sociaux (CEMS) de l’Ecole des hautes études en sciences sociales (EHESS). Si è imposto al pubblico grazie alla sua opera La Democratie Internet - Promesses et limites (2010) e a molte altre pubblicazioni. Il suo lavoro di ricerca è focalizzato sulle relazioni sociali che nascono dall'uso delle nuove tecnologie, sulle pratiche culturali e di uso dei media. Si interessa delle trasformazioni dello spazio pubblico sotto l'effetto delle nuove tecnologie della comunicazione. È un collaboratore fisso della rivista Réseaux per la quale ha coordinato vari speciali sul mondo della Rete. Insieme a Fabien Granjon ha pubblicato Mediactivistes (Presses de Sciences Po, 2010).
Il tema è centrale per tutti coloro che vogliono condurre una riflessione approfondita sulla tecnologia e sulla sua attuale fase di evoluzione. L'attenzione di molti è andata a Big Data e Cloud Computing ma Cardon sposta la sua e l'attenzione del lettore verso qualcosa di più intangibile ma più invasivo, incisivo e potente, l'algoritmo. Uno strumento al quale realtà tecnologiche come Google, Facebook, Amazon ma anche banche, grandi Marche, compagnie di assicurazioni, istituzioni politiche e governative hanno assegnato da tempo un ruolo sempre più importante. Un ruolo chiave per realtà alla ricerca di espansioni commerciali e nuovi guadagni ma anche nello sconvolgimento della vita degli individui e delle realtà sociali da loro abitate.
La finalità principale di questi algoritmi è infatti la raccolta, archiviazione, catalogazione e analisi di dati e informazioni utili alla profilazione dei comportamenti dei consumatori e dei cittadini con l'obiettivo di personalizzare messaggi promozionali, suggerimenti per gli acquisti e proposte commerciali e politiche. Sono algoritmi che ormai scorrazzano liberamente nelle vite virtuali, online e mobile delle persone, non sono neutrali ma portatori di progetti commerciali o politici e capaci di alimentare nuovi comportamenti, tendenze, stili di vita e culture. Comprendere la logica, i valori e il tipo di società che promuovono significa fornire agli utenti di Internet i mezzi di riconquistare potere nella società digitale. Ed è questo l'obiettivo che si è posto Cardon con il suo libro.
Chi interagisce con gli strumenti tecnologici in modo consapevole e interrogandosi sempre sulle interazioni tecnologiche possibili sa che la pervasività di algoritmi sempre più potenti e automatizzati non è garanzia di perfezione ma spesso la dimostrazione di grande stupidità. Lo si capisce dai risultati dettati dai meccanismi della personalizzazione (Google) e da quelli della trasparenza, della socialità e della promozione commerciale (Facebook). Risultati ottenuti in modo discriminatorio (per credere basta provare a usare il motore di ricerca con parole chiave associate a significati di genere, di razza, ecc.) senza alcun rispetto della riservatezza e della privacy degli utenti e ancor minore rispetto di normali regole etiche, legislative e sociali.
La pericolosità di questi algoritmi non è percepita perché sotterranea, opaca e dipendente dalla percezione soggettiva che ogni persona ha degli ambiti della sua vita personale da difendere. Sapere che gli algoritmi tecnologici vengono usati ad esempio per misurare i rischi che ogni consumatore presenta rispetto al credito al consumo, per profilare le capacità di spesa di individui e loro familiari, il loro livello di indebitamento e la loro situazione bancaria, potrebbe aiutare a comprendere meglio la trasformazione avvenuta dei mondi digitali da noi abitati per molte ore al giorno. Conoscerne le azioni e le violazioni potrebbe favorire l'emergere di nuove legislazioni capaci di regolamentare il mercato, limitare l'invadenza dei produttori tecnologici e dei loro algoritmi e impedire discriminazioni e situazioni future pericolose o fastidiose.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Grazie ad algoritmi di Data Mining è oggi possibile confrontare ed estrapolare informazioni personali utili a indovinare e prevedere i comportamenti futuri delle persone, nelle loro vesti di consumatori ma anche di cittadini ed elettori. Le conoscenze derivabili da queste informazioni analitiche e dettagliate possono favorire attività commerciali come quelle che adottano sistemi di prezzo dinamici e legati ai profili e ai comportamenti delle persone online. Ciò che preme a questi algoritmi non è conoscere le persone che stanno dietro determinate attività online ma le attività stesse, i comportamenti ad esse associati e le numerose tracce che le persone lasciano nei loro percorsi e flussi online.
Gli algoritmi tecnologici non sono entità nuove. Esistono da tempo ma oggi ciò che li caratterizza è la loro capacità di censurare, mistificare e deformare i messaggi e di raccogliere miliardi di informazioni per servire strategie e obiettivi commerciali di grandi aziende multinazionali. Sono algoritmi considerati da alcuni come i veri Grandi Fratelli della Rete, strumenti che conservano equilibri e gerarchie presenti e l'ordine sociale esistente. Sono però anche algoritmi intelligenti, capaci di apprendere e di autogovernarsi, che sono in grado di soddisfare i bisogni di chi li usa anche mentre stanno perseguendo obiettivi puramente commerciali ed economici.
Come ha scritto Cardon nella conclusione del libro: "Gli algoritmi ci hanno liberati dai viaggi di gruppo, dai punti di vista obbligati e dalle soste obbligatorie davanti ai panorami da souvenir. Essi nascono da un desiderio di autonomia e di libertà. Tuttavia contribuiscono anche ad assoggettare l'internauta a quella strada calcolata, efficace, automatica, che si adatta ai nostri desideri regolandosi, in segreto, sul traffico altrui. [...] Non torneremo ai viaggi di gruppo ma dobbiamo diffidare della guida automatica. Quello che possiamo fare è comprenderla e sottoporre coloro che la concepiscono a una critica vigilante. Insomma dobbiamo chiedere agli algoritmi di mostrarci la strada ma di farci vedere anche il paesaggio."
Scheda libro
Titolo intero: Che cosa sognano gli algoritmi - Le nostre vite al tempo del Big Data
Titolo originale: A quoi revent les algorithmes
Genere: Scienze sociali
Listino: 12,00
Editore: Mondadori Università
Collana: Scienza e filosofia
Pagine: 90
Data uscita: 09/2016