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Le tecnologie dell'intelligenza (Pierre Levy)

Le tecnologie dell'intelligenza (Pierre Levy)

19 Dicembre 2020 Redazione SoloTablet
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Un testo da collocare in un lavoro di ricerca e riflessione filosofica che ha visto la pubblicazione di altri due libri tutti centrati sul tentativo di riformulare le prospettive del pensiero occidentale atrtaverso l'occhio delle tecnologie digitali e dei loro effetti sul mondo. L'approccio sceglie di evitare di guardare alle tecnologie come semplice oggetto di studio per focalizzarsi sul ruolo da esse giocato nel ridefinire e plasmare, anche cognitivamente, le persone che le utilizzano. Da questo approccio deriva una visione cognitivista tutta centrata sulla interazione ambientale e su meccanismi continuamente ridefiniti dall'interazione tra attori umani e attori macchinici. Una interazione che avviene in un campo di nuove tecnologie intellettuali e intelligenti, aperte, conflittuali e parzialmente indeterminate.

"La tesi sostenuta in questo libro si fonda su una storia più fondamentale di quella delle idee: quella dell'intelligenza stessa. I collettivi cosmopoliti composti di individui, di istituzioni e di tecniche non sono soltanto degli ambienti per il pensiero, ne sono i veri e prori soggetti. La storia delle tecnologie intellettuali condiziona (senza tuttavia determinarla) quella del pensiero...la mia speranza è di contribuire a rinnovare il dibattito in corso sul divenire del soggetto, della ragione e della cultura."

Autore

Perre Levy insegna all'università di Parigi VIII nel dipartimento Ipermedia. È uno studioso delle implicazioni culturali della tecnologia e dell'informatizzazione, del mondo degli ipertesti e degli effetti della globalizzazione. È titolare della cattedra di Intelligenza Collettiva all'università di Ottawa ed autore di numerosi testi tra i quali Cybercultura e L'intelligenza Collettiva.


Un testo fondamentale nello sviluppo del pensiero intellettuale sull'impatto antropologico delle nuove tecnologie. Vi si parla di immagini digitali, di ipertesto, di personal computer, di interfacce e di tecnologie digitali. Ognuno di questi elementi non è un semplice oggetto di studio e di analisi ma strumento e mezzo per lo sviluppo di nuovi punti di vista all'interno dei quali riformulare molte teorie del pensiero moderno in campo sociologico, filosofico e culturale. 

Lo studio di Levy è tutto dentro il dibattito filosofico del tempo. Parte dalla constatazione del ruolo della tecnica nella trasformazione del mondo, del lavoro, delle relazioni umane e della intelligenza stessa, e dallo scarto esistente tra la natura dei problemi da essa sollevati e dalla pochezza della discussione mediatica sul tema. Lo scarto deriva dal mutato contesto nel quale le trasformazioni tecnologiche avvengono, non più stabili e cristallizzate ma in costante e dinamico mutamento. La discussione mediatica sulle tecnlogie non tiene conto delle metamorfosi tecniche del modo di pensare e con quanta velocità si stiano modificando le attività cognitive come conseguenza della interazione tecnologica. Tecnica, progetti culturali e politica sono ormai strettamente interallacciati. La tecnica ha definito un campo di forze fatto di tecnologie intellettuali aperte, conflittuali e parzialmente determinate, acquistando un ruolo fondamentale nello sviluppo culturale, cognitivo, della riflessione filosofica e della politica. Le prossime evoluzioni culturali e politiche non sono predeterminate dalla tecnologia ma seguiranno percorsi possibili diversi, a seconda delle interpretazioni e dell'uso che della tecnologia verrà fatto. Più che riflettere sulla tecnologia Levy si propone di "pensare la tecnica  in me" e vuole aprirsi alle possibili metamorfosi che essa produce come effetto. 

Ciò che interessa al filosofo è la relazione tra sviluppo cognitivo e nuove tecnologie e la sua interpretazione con nuovi modelli interpretativi, non più statici e rigidi ma dinamici e in continuo cambiamento. Così come è in continuo mutamento l'interazione uomo-macchina, determinata dall'evoluzione tecnologica continua e dall'elevata capacità adattativa umana ai suoi effetti. La cognizione umana secondo Levy non è predeterminata da modelli innati ma nasce, si sviluppa e si adatta all'ambiente in cui è immersa e dalla interazione con gli elementi, anche tecnologici, che la caratterizzano. È una visione che nasce dalla percezione del ruolo che le nuove tecnologie hanno assunto nel sostenere l'intelligenza umana nella sua attività di comunicazione e interazione con la realtà. 

Il quesito che si pone Levy in questo libro è di tipo antropologico e filosofico alla ricerca del soggetto del pensiero intellettuale della speculazione filosofica. Questo soggetto o io pensante è per l'autore qualcosa di diverso dal soggetto che ha animato il dibattito filosofico precedente. Il soggetto di Levy non è nè puro nè trascendente, ma in continuo mutamento e in costante ridefinzione, soprattutto a causa delle nuove tecnologie intellettuali che stanno cambiando il modo con cui le informazioni e le conoscenze vengono comunicate, registrate, memorizzate, apprese e condivise. 

Nel suo approccio tecno-antropologico Levy vede nelle tecnologie dell'intelligenza delle tecnologie collettive della percezione, del pensiero e della comunicazione. Sono tecnologe che facilitano la comunicazione, la memorizzazione e la collaborazione umana in contesti di intelligenza collettiva e distribuita. 

Il ruolo crescente della tecnologia obbliga lo studioso ad una riflessione più ampia e politica per la carica trasformativa della tecnologia sulle condizioni materiali di vita delle persone e sulle mutate possibilità di produzione. È una riflessione che deve tenere conto dell'impatto sociale della tecnologia e dalla quale deve scaturire una sua valutazione critica sulla base delle modalità di utilizzo. Non si tratta di esprimere un giudizio tecnofobo o tecnofilo ma di sviluppare un percorso conoscitivo, capace di cogliere i processi conoscitivi, antropologici, sociali e produttivi nei quali sono coinvolte le persone, nel loro uso quotidiano di prodotti tecnologici. In pratica si tratta di comprendere e studiare il ruolo delle numerose interfacce che permettono l'interazione uomo-macchina e le molteplici concatenazioni che danno origine e rendono possibili le tecnologie dell'intelligenza. 

Nel suo libro Levy sviluppa anche una critica ai numerosi autori che hanno elaborato nelle loro opere una visione catastrofica delle tecnologie, vista come potenza malvagia. Una visione ritenuta, da Levy, falsa e inutile perché disarma l'individuo nei confronti del nuovo potere tecnologico impedendogli di contribuire alla sua ridefinizione. La malvagità non è situata ontologicamente nella tecnologia ma in chi la usa. La tecnica non è un semplice oggetto su cui esprimere un giudizio o una condanna morale. È parte attiva della stessa osservazione della realtà  da parte di individui concreti, situati nel tempo e nello spazio.

 

Scheda libro

Titolo intero: Le tecnologie dell'intelligenza. L'avvenire del pensiero nell'era informatica

Genere: Filosofia

Titolo originale: Les Technologies de l'intelligence. L'avenir de la pensée à l'ère informatique,

Listino: non disponibile

Editore: Ombre Corte

Collana: Culture

Pagine: 221

Data uscita: 01/05/2002

 

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