Tra le insegne del nostro tempo c’è la «disperanza». Neologismo che capta, meglio del lessico convenzionale dell’afflizione, un’atmosfera collettiva della mente: non tanto il tetro scoramento che impiomba il cielo sopra di noi, quanto l’idea ormai assuefatta della sottrazione di futuro.
🍒🍒DISORIENTATI E IN FUGA NEL METAVERSO
Contro questa mansuetudine arresa allo stato di cose, il pensiero può e deve tornare alla sua vocazione insorgente, spaesante e sovvertitrice. In un saggio che riparte dalla tessitura di saperi e pratiche cara a Foucault, Mario Galzigna rianima un esercizio riflessivo che sembrava ormai consegnato agli archivi, anche a quelli della rivolta. La sua prosa di passione si innerva con le invenzioni concettuali, i regimi discorsivi, le forme estetiche e le oltranze di insorti illustri.
Con i «nodi» polisemici a cui ricorre poeticamente lo psichiatra Laing per condensare le ambivalenze dell’identità, innovando l’orientamento terapeutico. Con le trasgressioni libertine alla Diderot, giochi dell’intelletto poi umiliati in malattie dell’anima o ridotti a perversioni da curare. Con le disgiunzioni creative di Magritte, che fa convivere sulla stessa tela «la chiarezza dell’ombra e l’ombra della chiarezza».
Con il teatro della crudeltà di Artaud, dove la parola si dilata nel gesto e rompe l’involucro che la separa dalla vita. Tutte figure affratellate dall’attitudine a destabilizzare scenari chiusi, consolidati. Forse perché – come osserva poco prima di morire un altro grande rivoltoso, l’antropologo brasiliano Darcy Ribeiro – «è meglio sbagliare ed esplodere che prepararsi per il nulla».
- Formato: Formato Kindle
- Dimensioni file: 646 KB
- Lunghezza stampa: 180
- Editore: Bollati Boringhieri (13 giugno 2013)