L’emergenza è concetto chiave della teoria della complessità. Descrive proprietà che compaiono in un sistema nel suo insieme, risultato di un comportamento collettivo. Se la definizione è corretta l’emergenza non è computabile, neppure da un algoritmo. E’ collegata a fenomeni che la precedono, dà origine a discontinuità ma non è deducibile. L’emergenza “costituisce un salto logico, apre nel nostro intelletto il varco attraverso il quale penetra l’irriducibilità del reale” (Morin)
Se ciò è vero, inutile affannarsi per emergere su una piattaforma come questa. Vano affidarsi ad algoritmi computazionali che decidono cosa può o deve emergere.
I social network sono sistemi complessi, come tali si comportano. Più che strumenti sono luoghi esperienziali di carattere sociale, psicologico e tecnologico da abitare prestando attenzione a ciò che cambia adattandovisi.
Adattabilità, percezione dei mutamenti e di ciò che emerge, flessibilità, valgono più di tante azioni finalizzate a acquisire visibilità. In un sistema complesso dinamico per definizione, conviene ascoltare i feedback, percepire le criticità e le situazioni di non-equilibrio, cogliere quali siano gli attrattori che potrebbero decidere cosa sta per emergere.
Tutto il resto è tempo sprecato! O no?