Chi crede che il motore di ricerca sia neutrale, può definirsi un illuso. Lo è nella misura in cui si affida ciecamente alle realtà raccontate dalle piattaforme tecnologiche senza interrogarsi sulla loro credibilità ed effettiva verità ma soprattutto sulle motivazioni e visioni che guidano le loro narrazioni e rapresentazioni.
Dentro la bolla digitale nella quale si siamo comodamente seduti ci affidiamo a motori di ricerca e algoritmi con conseguenze concrete. Ad esempio Internet non è più un luogo in grado di fornire risposte ma si trasforma in un luogo nel quale molte cose rimangono nascoste e difficili da trovare e raggiungere mentre ad essere trattato come contenuto è l'utente stesso.
Lo schermo del computer è diventato per Google, Facebook, Amazon e tutte le altre piattaforme tecnologiche uno specchio nel quale cogliere e soddifsre le immagini degli utenti che vi si riflettono.A determinare cosa visualizzare e cosa mostrare sono potenti algoritmi software che agiscono da veri e propri filtri, mai neutrali ma sempre molto interessati agli obiettivi commerciali, marketing e promozionali delle piattaforme che li ospitano.
"Il Web come lo conosciamo oggi è a rischio. [...] Alcuni dei suoi abitanti di maggior successo hanno cominciato a intaccerne i principi. Certi grandi social network stanno impedendo al resto del Web di accedere alle informazioni postate dai loro utenti [...]. I governi, totalitari o democratici che siano, stanno spiando quello che fanno le persone online, metytendo a repentaglio diritti umani importanti. Se noi utenti permetteremo che queste e altre tendenze si affermino senza contrastarle, il Web potrebbe frammentarsi in tante isole." - Tim Berners-Lee, creatore del World Wide Web