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La conversazione necessaria - La forza del dialogo nell'era digitale

La conversazione necessaria - La forza del dialogo nell'era digitale

23 Settembre 2016 Redazione SoloTablet
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BIBLIOTECA TECNOLOGICA - Viviamo in un mondo che sempre piú sacrifica i piaceri e i benefici della conversazione sull'altare delle tecnologie digitali. Parliamo con un amico, ma nel frattempo diamo piú di un'occhiata allo smartphone, e spesso i nostri figli si lagnano se non hanno tra le mani un dispositivo elettronico. Viviamo costantemente in un altrove digitale. Ma per capire chi siamo, per comprendere appieno il mondo che ci circonda, per crescere, per amare ed essere amati, dobbiamo saper conversare. La perdita della capacità di parlare «faccia a faccia» con gli altri - con empatia, imparando nel contempo a sopportare solitudine e inquietudini - rischia di ridurre le nostre capacità di riflessione e concentrazione, portandoci, nei casi estremi, a stati di dissociazione psichica e cognitiva. In questo libro, frutto di anni di interviste e di indagini sul campo, Sherry Turkle, «l'antropologa del cyber-spazio», sottolinea le insidie e gli effetti delle appendici tecnologiche che ci circondano nella società e nella nostra vita quotidiana, per far sí che ognuno ridiventi padrone di se stesso, senza farsene acriticamente dominare.

Il libro di Sherry Turkle La conversazione necessaria - La forza del dialogo nell'era digitale è pubblicato in Italia da Einaudi

 

SoloTablet segue da sempre il lavoro di ricerca di Sherry Turkle e ha contribuito alla condivisione delle sue riflessioni anche con recensioni e articoli pubblicati sul portale:

A seguire un breve incipit del libro dell'autrice.

Perché scrivere un libro sulla conversazione?

In fondo, parliamo tutto il tempo. Mandiamo messaggi, scriviamo mail e trascorriamoore in chat. Forse cominciamo perfino a sentirci piú a nostro agionel mondo dei nostri schermi. Tra famigliari e amici, colleghi eamanti, finiamo per ricorrere alla comunicazione telematica anziché al confronto personale. Non abbiamo neppure troppa difficoltàad ammettere che preferiamo mandare un sms o una mail piuttosto che impegnarci in un incontro faccia a faccia o in una telefonata.

Questa nuova vita mediata dalla tecnologia ha finito per metterci nei guai. Tra le cose che facciamo, la conversazione vis à-vis è quella piú umana e che ci rende piú umani. Pienamente presenti al nostro interlocutore, impariamo ad ascoltare e sviluppare le nostre capacità empatiche. È il momento in cui sperimentiamo la gioia di essere ascoltati e capiti. La conversazione, inoltre, è un preludio all’introspezione, al dialogo con noistessi – pietra angolare del nostro primo sviluppo e presente poi per tutta la vita.

In questi ultimi tempi, tuttavia, troviamo il modo di eludere la conversazione, nascondendoci l’uno all’altro pur essendo costantemente connessi. Sui nostri schermi, infatti, siamo tentati di presentarci come vorremmo essere. Va da sé che un certo gradodi performance fa parte di qualsiasi tipo di incontro, ma quando ci troviamo online,  pienamente a nostro agio, è facile creare, correggere e migliorare la nostra immagine apportando vari e opportuni ritocchi.

Siamo soliti dire che ricorriamo ai nostri cellulari quando ci sentiamo «annoiati», e spesso avvertiamo tale noia perché ci siamo Holbrooke è un nome di fantasia. Nel libro, celo l’identità di tutte le persone cita te e delle istituzioni che ho visitato, come scuole, università e aziende. Lascio i nomi reali quando sono tratti da documenti pubblici o quando cito opinioni espresse in occasioni pubbliche.in difesa della conversazione abituati a un continuo flusso di connessioni, informazioni e distrazioni.

Ci troviamo eternamente «altrove». A scuola, in chiesa o alle riunioni di lavoro, prestiamo attenzione a ciò che risveglia il nostro interesse, poi, quando questo viene a cadere, ecco che ci rivolgiamo ai nostri vari dispositivi per trovare qualcosa di interessante. Nel dizionario inglese è entrato il nuovo termine phubbing, vale a dire mantenere il contatto visivo con gli altri mentre si scrive un messaggio di testo.

A sentire i miei studenti, che lo fanno di continuo, non è poi cosí difficile. Cominciamo a pensare a noi stessi come ai membri di una tribú, sempre fedeli al nostro clan. Corriamo a vedere i nostri messagginon appena abbiamo un momento di calma o quando la forza centripeta del mondo online diventa semplicemente irresistibile. Perfino i bambini preferiscono scambiarsi messaggi di testo piuttosto che parlare faccia a faccia con gli amici, oppure, visto che anche di questo tratteremo, fantasticare a occhi aperti e trascorrere qualchetempo da soli con i loro pensieri.

Tutto ciò contribuisce sempre piú a una fuga dalla conversazione, perlomeno da una conversazione aperta e spontanea, in cui giochiamo con le nostre idee e ci concediamo di essere completamente presenti e vulnerabili. Sono proprio queste le conversazio ni in cui prosperano l’empatia e l’intimità e l’azione sociale acquista forza. Sono le conversazioni in cui trovano maggiore impulso le collaborazioni creative nel mondo dell’istruzione e del lavoro. Queste stesse conversazioni, tuttavia, richiedono tempo e luogo, e noi siamo soliti dire di essere troppo occupati.

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