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Tablet a scuola: deconcentrazione garantita e istituzionalizzata

Tablet a scuola: deconcentrazione garantita e istituzionalizzata

17 Ottobre 2015 Redazione SoloTablet
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Considerati i risultati molti si interrogano se valga ancora la pena andare a scuola. Se lo chiedono soprattutto i nativi digitali che grazie alla loro abilità nell'uso delle tecnologie hanno accesso a fonti di conoscenza e di sapere alternativi in grado di fornire loro strumenti e materiali per una formazione personale e professionale adeguata ai tempi. Nel frattempo le istituzioni scolastiche reagiscono alla immobilità istituzionale introducendo nuovi gadget tecnologici a scuola.

[ Questo articolo ha trovato grande interesse nelle comunità di persone interessate alla formazione, alla scuola e allo sviluppo del sapere. A loro proponiamo anche questo testo: Tecnologia e didattica per una scuola digitale interattiva e sociale. L'invito è a commentarlo e a condividerlo interagendo con noi sull'argomento. Pubblichiamo volentieri interventi, anche con punti di vista diversi dai nostri ]


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A proposito di Etica

Se osserviamo uno qualsiasi dei nostri figli, nipoti o ragazzi la prima impressione è che siano immersi in forme di apprendimento continuo. Prevalentemente attraverso una connessione web, rarissimamente con un libro di carta. Il loro essere constantemente collegati da l'impressione che siano anche sempre concentrati e focalizzati nel ricercare, documentarsi, scremare e discutere ( anche cinguettare e modificare il proprio stato su Facebook ).

La realtà è un pò diversa e suggerisce alcune riflessioni sulle quali vale la pena soffermarsi perchè sono cambiate radicalmente le forme di acquisizione di nuova conoscenza e di nuovi saperi e perchè le nuove tecnologie offrono nuove opportunità dagli effetti ancora poco prevedibili e sicuramente controversi.

Secondo alcuni studiosi il prevalere dello strumento Internet/Web e la pervasività dello strumento tablet porteranno ad un abbandono della cultura e della conoscenza su carta, alla desertificazione delle biblioteche pubbliche e all'abbandono delle forme tradizionali di apprendimento. Tutto ciò secondo questi studiosi porterà, per la prima volta nella storia del genere umano, a generazioni che avranno minori conoscenze di quelle precedenti.

Anche se il fatto di cambiare strumenti e forme di lettura, studio e apprendimento non si traduce automaticamente in minore cultura, minore conoscenza e minore preparazione, la rivoluzione in atto e i cambiamenti sulle persone da essi indotti meritano una grande attenzione, soprattutto da parte di operatori e persone impegnati nelle istituzioni scolastiche e in attività formative rivolte alle nuove generazioni.

Le tecnologie (Lascia il tuo PC e prendi un tablet…consigli ai consumatori per gli acquisti!) che stanno rendendo possibile una scuola 2.0 tutta digitale hanno impatti diversi in ambiti quali la didattica e la formazione, l'apprendimento e l'acquisizione di nuova conoscenza, l'eliminazione delle differenze sociali e l'accesso alla cultura, l'acquisizione di skill e nuove competenze, l'organizzazione e l'uso di nuove conoscenze. Più che diventare stupide le nuove generazioni di nativi digitali segnalano un profonda trasformazione culturale nel modo di apprendere.

Da un acculturamente generato sulla pagina di un libro cartaceo che obbliga alla lettura lineare e alla concentrazione fatta di silenzio e lentezza, si passa alla lettura di pagine web (possiamao ancora chiamarle pagine?) che non impongono alcuna linearità e neppure una concentrazione particolare. Sul web si può operare una ricerca e navigare l'ipertesto senza essere concentrati perchè difficilmente si legge per intero una pagina ma si salta da link a link o da un paragrafo ad un altro. Ciò che conta è la connessione garantita dai link e il fatto di poter continuare la navigazione anche in modo superficiale e rilassato (Il tablet, stili di vita e trend emergenti).

L'acquisizione di conoscenze attraverso il web non determina la fine della intelligenza (Il cervello che legge e le nuove tecnologie digitali) o della opportunità di diventare degli esperti da autodidatti ma genera semplicemente un nuovo tipo di cultura, diversa da quella tradizionale. E poco interessa valutare quanto essa possa essere postiva o negativa, vantaggiosa o insufficiente per affrontare le sfide del futuro.

Sembra venire meno anche la fatica che si è sempre fatta per acquisire nuova conoscenza. Se il calcolo aritmetico e differenziale viene affidato ad un gadget tecnologico e se l'accesso al sapere umanistico è semplicemente 'one touch away' ciò che si perde non è la possibilità di acculturarsi ma la profondità che sempre deriva dalla ricerca, dalla interiorizzazione, dallo studio prolungato, dalla sperimentazione e dalla....fatica.

Chi ha passato ore in una biblioteca alla ricerca dei libri giusti sui quali concentrarsi per trovare citazioni e testi utili alla scrittura di tesi, tesine e progetti, sa quanta concentrazione sia stata necessaria per portare a termine con successo ogni lavoro (tablet e effetti cognitivi sull’apprendimento). Oggi Internet facilita tutto questo, la ricerca è semplice, rapida e immediata. Ciiò che viene trovato però non è sempre  ciò che effettivamente serve. Il fatto di ottenere migliaia di risposte in pochi millesecondi da l'impressione di avere accesso al sapere del mondo intero e di poter utilizzare informazioni e conoscenze qualificate anche quando non lo sono.

Nella realtà Google fa da filtro, presenta risultati personalizzati e legati al profilo che si è fatto di ogni utente (Google non è più uguale per tutti e fa filtro. Fra un pò farà anche la ricerca...) ed inoltre non ha accesso a tutta la conoscenza e al sapere globale. La digitalizzazione dei libri, attività che anche Google ha iniziato da anni, è ben lontana dall'essere completata. nel frattempo molti costruiscono il loro sapere su conoscenze parziali, a volte neppure verificate.

La nuova cultura che emerge dipende anche dai comportamenti di chi usa gli strumenti tecnologici (Matrix e le realtà parallele e programmate di Google+). Questi comportamenti sono diffusi e comuni a tutte le generazioni ma caratterizza soprattutto le nuove generazioni di indigeni digitali. L'uso della rete è spesso superficiale e dettato da una fiducia cieca nei confronti del mezzo. Questa fiducia non favorisce lo sviluppo di pensiero critico e di esperienze formative utili ad attivare quelle strutture cerebrali che servono a facilitare certe forme di apprendimento rispetto ad altre.

“ Con i bambini, gli adulti sono sempre stati chiamati a sperimentazioni continue. Oggi gli scenari sono mutati e più complessi. Gli adulti si devono confrontare con bambini immersi nei media sociali e nell’uso dei loro gadget tecnologici sapendo che non si può tornare indietro. Si può anche resistere ma forse conviene, in modo realistico e pragmatico, trarre vantaggio da ciò che la tecnologia può offrire “Hanna Rosin

Informatizzare l'aula introducendovi LIM e tablet non è sempre la soluzione (Tutte le APP per allenare il cervello o...quello che ne è rimasto!). Le numerose sperimentazioni fin qui fatte hanno dato esiti diversi. Molto dipende infatti dalle persone coinvolte, docenti e studenti, e le relazioni che si creano tra di loro. In tutti i casi è meglio che i docenti sappiano che l'introduzione del tablet a scuola produrrà nuova deconcentrazione e favorirà determinati tipi di acculturamento rispetto ad altri. Il risultato non sarà una generazione di persone meno colte ma colte in modo diverso.

La diversità sarà tra una cultura e un sapere acquisiti in modo semplice e superficiale e con minore fatica ed uno basato sul sapere cartaceo ma integrato con l'uso di internet. In un paese dove il libro è oggetto quasi sconosciuto in un numero elevato di case, il tablet a scuola ragala a tutti gli studenti l'illusione di possedere una propria biblioteca personale ( internet e libri digitali ). Nella realtà si tratta di una democratizzazione falsa che non elimina il divario tra ragazzi cresciuti in una casa con molti libri ed in una senza libri.

Nei nuovi contesti determinati dalla tecnologia il ruolo del docente finisce per diventare ancor più importante e decisivo, nel difendere il sapere della cultura cartaceo ma anche nel trasformare le tecnologie in nuove possibilità e opportunità. I tablet a scuola non sono una alternativa al libro ma nuovi potenti strumenti in grado di promuovere nuove forme di cultura che integrano insieme il meglio del sapere cartaceo e il nuovo sapere digitale che è cresciuto nel web. Questa integrazione è possibile ma non avverrà senza guida e senza una consapevolezza forte da parte di docenti e studenti che nuovo e vecchio da soli non bastano. Ciò che serve è la comprensione dei nuovi mezzi e la capacità di integrarli con i vecchi, all'interno di una evoluzione del sapere segnata sempre più dalla tecnologia e dalla sua capacità di interagire con il nostro cervello e la nostra mente.

Carlo M. (Tabulario)

 

 

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