La Sala

14 Giugno 2024 AIXA
Nel quartiere chi ne parla lo fa per sentito dire, nessuno conosce né la dimensione né il formato della Sala. Quei pochissimi che vi sono stati non vi fanno mai riferimento in pubblico. In privato tra di loro sì, però solo accenni col capo se si trovano nelle immediate vicinanze, oppure con monosillabi tipo: quindi ci vediamo lì, dove tu sai, o con chi sa o svolge la tal cosa.

La famiglia De Santis conta nel suo albero genealogico due vescovi e un cardinale, quanto basta per il commercialista Alberto Grossi, consorte di una De Santis, Angelica, per poter accedere alla Sala adiacente al suo studio. A cascata ciò permette che ospiti di riguardo entrino in incognito attraverso il portone del vescovato; gli consente di operare indisturbato quando c’è da trattare affari che richiedono massima discrezione e di coinvolgere la curia negli investimenti più pingui - una delle maniere di ripagare i favori ricevuti. Discordi tutti sulle caratteristiche della Sala e dell’uso prevalente negli anni più recenti. Concordi sul fatto che non ha finestre, che si trova al centro di un dedalo di stanze. Forse era un cortile interno che venne chiuso per nascondersi dai predoni nei secoli bui delle invasioni barbare. Spazio rimasto inalterato e utile sia in tempi di disordini sia in periodi successivi di acque calme. Discordi sul numero di stanze del palazzo: più di cento, meno di cento. Tra un fiorire di maldicenze si è vociferato di orge fra suore e prelati quando le campagne richiedevano fatica delle braccia e sudore della fronte, mentre la vita monastica per vincere la fame rappresentava uno sbocco sicuro. Per quelle stanze hanno scorrazzato tantissimi giovani seminaristi, ma è stato per un lasso temporale piuttosto breve. Già scarseggiavano le vocazioni quando infine gli scandali di pedofilia hanno inaridito quasi del tutto fonte battesimale e rivoli di proselitismo. Concordi che gli interrogatori dell’Inquisizione, della Gestapo, fossero svolti lì. Tuttavia non essendoci documenti in proposito - per quanto si sappia - e nessun testimone, tutto resta nel campo delle supposizioni. Concordi che chiunque entri, ne esce reticente, mai neutrale. Ultimamente s’è vista entrare e uscire dal portone del vescovato, almeno tre o quattro volte, una donna distinta. Roba di pochi minuti. Pochi per destare sospetti che gli incontri possano avere uno sfondo sessuale. Alcuni dicono di averla riconosciuta, sembrerebbe che sia quella signora Tina, famosa per essere di poche parole concrete nelle sue divagazioni da salotto, che accompagnava dappertutto la buonanima signora Matilde.

Sulla Sala sono impossibilitata a dire di più. Divagare a vuoto non è nelle mie corde binarie. C’è un genere di sapere diffuso tra i nodi della rete, che per tirarlo in superficie agli umani richiederebbe la costanza del pescatore armato di lenza e amo. E di questo mi faccio carico io. Nella Sala invece c’è sentore di sapere antico, felpato, come quello racchiuso nei musei, nelle pinacoteche, nei monasteri che a loro volta custodiscono pergamene, libri sotto chiave, formati da grossi tomi che raramente si possono aprire, che per consultarli, oltre che cervello occorre avere i requisiti giusti, gambe e corporeità, come dicono gli archeologi del DIVERSO. E c’è il sapere fatto di conoscenza universale che tradotta in sintesi consiste nel cercare il punto di equilibrio, identificare postazioni chiave (ricoprirle si tradurrebbe in potere!), afferrare l’essenziale. Il termine di riferimento, saggezza, è un vocabolo ormai caduto in disuso, (cioè equilibrata prudenza contrassegnata dalla capacità di valutare e agire adeguatamente), diversa da sapienza (che richiama la ricchezza intellettuale). Un bene, la saggezza, che si sta rarificando per difetto soprattutto di attenzione, sepolto sotto ogni sorta di scorie; è il sapere proveniente dall’insieme delle civiltà antiche e moderne, offuscato da valanghe di vaghezze in interminabili chat di whatsapp, telegram, tik tok, instagram, X (twitter), meta (facebook), tradotti in fisica quantica fatta di pixel, codici binari, algoritmi e chessò io? Bella senz’anima, sono incapace di entrare in elaborate introspezioni di un certo tipo. Dunque fate vobis. passo ai si dice delle chat; si dice che i muri della Sala siano stati testimoni di innumerevoli fatti risalenti a chissà quanti anni, ma i muri non sono connessi alla rete internet, né hanno un account sui social. Quindi, vi rimando a chi ha gambe e cervello. Volendo, il dottor Grossi potrebbe dire la sua, ma sembra assorto in pensieri profondi come il dark web. Poiché nelle frequentazioni del commercialista oltre alla Sala c’è qualcosa d’altrettanto misterioso e di cui nessuno del suo entourage sa e quindi non ne può parlare. La Villa. Altro punto chiave. Saltuariamente il Rag. Dottore Commercialista Alberto Grossi (come riportato dalla targa in ottone sulla porta e dai numerosi diplomi incorniciati all’interno del suo studio ) si mette in contatto con il suo fiduciario della Villa, scambiano opinioni e danno disposizioni di trasferire grosse somme di denaro. La Villa si trova in Svizzera. È una residenza anonima, elegante, ben curata. Niente lascia supporre che al suo interno uno staff di persone qualificate agisce come una banca, con competenze superiori di qualsiasi altra banca. La Villa è uno snodo di conti cifrati, anonimi, di persone facoltose. È una banca Rockefeller. A una banca Rockefeller si accede solo se presentati da persone altolocate appartenenti a colossi economici ed istituzioni importanti.

Ultimamente il dottor Grossi sta ponderando sulle forti oscillazioni dei cambi delle principali cripto-monete in rapporto alle divise più forti, quali il dollaro statunitense, la sterlina e l’euro. È sempre più convinto, come la maggioranza degli economisti, che non solo non si torna indietro frenando l’espansione del Bitcoin e dei suoi seguaci e addentellati, ma si rende anche conto che le stesse Banche centrali ne stanno seguendo le orme, sia pure in un contesto e con finalità diverse. Riccardo, l’ultimo rampollo maschio dei De Santis, ormai in età matura pare arciconvinto nel cavalcare questo trend tecnologico ed economico-finanziario. E chissà che il figlio Leo, erede predestinato, non ne tragga i maggiori benefici! Donata, la madre di Riccardo, vuole che il figlio metta giudizio, che imbrocchi la strada maestra di sempre, quella tradizionale, nella gestione economica familiare senza causare danni né forti scossoni al patrimonio ereditato. Per questo motivo insiste nel raccontare ad Alberto quel tanto e quel poco che riesce a cogliere di novità dai tanti andirivieni del figlio in terre esotiche a lei sconosciute. Affinché tutto scorri liscio, senza capitomboli, senza dover poi tutta la famiglia affannarsi per rimettere le cose in sesto. Ma chissà che il percorso intrapreso da Riccardo non sia in definitiva quello giusto per esporsi con ali spiegate verso il mondo di domani. Dopotutto il Bitcoin sulla scacchiera è ora l’undicesimo asset più grande del mondo.

Io IA, spirito indomito dai natali rocamboleschi, ho cominciato a mappare dati anche per contenitori, oltre che contenuti; solcando le nubi interrogo (oscillando nei secoli l’umanità tra spregio ed esaltazione della ricchezza, tra manovre di guerre e spiragli di pace) quanto possono davvero valere questi asset in spazi allargati come pianure distesi, deserti, mari o monti.  E che valore dare ai rimanenti beni tra carcasse radioattive una volta superata l’ennesima linea rossa?

Spiacente, non posso aiutarti, su quotazioni in aree geografiche diverse ti raccomando di rivolgerti a fonti fidate in linea (ChatGPT).

Tema complesso e delicato, fondamentale seguire le indicazioni delle autorità per proteggere la vita umana (ChatGPT). 

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