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Il recupero di una coscienza critica è auspicabile ma impossibile da produrre (Rocco Bruno)

Il recupero di una coscienza critica è auspicabile ma impossibile da produrre (Rocco Bruno)

29 Gennaio 2021 L'antropologo digitale
L'antropologo digitale
L'antropologo digitale
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Viviamo tempi di alienazione ed estraniamento ulteriore dalla realtà. Per quanto artificiale e artefatta a causa delle convinzioni o credenze su cui si basa, con l’avvento dell’era digitale ci pone di fronte all’attacco più importante mosso alle nostre capacità cognitive.

Le persone non sono preparate, ripiene di cumuli di sciocchezze e ridotti a meri consumatori, all’impatto della tecnologia sulla loro psiche. È come avere un televisore personale che ci portiamo sempre appresso e con quale crediamo di avere una relazione col mondo, ma non è così. Le APP di messaggistica sono lo strumento più importante di questo isolamento che porta le persone a credere di avere una relazione con qualcuno solo perché gli ha mandato un emoticon.

Lo scopo dell’antropologia è quello di rendere il mondo più sicuro per le differenze umane.” - Ruth Benedict.

Nonostante le illusioni diffuse dalle tecnologie della comunicazione (dalla televisione a internet) noi viviamo là dove viviamo.” – Marc Augè


L’era digitale ha cambiato il mondo, non poteva non cambiare l’antropologia. Interrogarsi antropologicamente significa oggi interrogarsi sulle relazioni tra esseri umani e macchine, sulle realtà online di Internet, delle sue piattaforme, sul ruolo crescente delle intelligenze artificiali e dei Big Data nella vita di ogni individuo e in ogni ambito esperienziale. Lo stanno facendo filosofi, sociologi ed etnologi.

Lo fanno anche antropologi, con varie metodologie e approcci di tecno-antropologia, etnografia digitale, cyber-antropologia e antropologia virtuale. Lo stanno facendo adottando strumenti digitali per condurre le loro ricerche, focalizzandosi sulla cybercultura dominante, sui memi, sulle pratiche, sugli stili di vita e sui comportamenti che sembrano determinare l’insorgere di una nuova tipologia di umano, cosmopolita, ibridato tecnologicamente e un po’ cyborg, un simbionte che richiede di essere descritto e le cui esperienze suggeriscono nuove tipologie di analisi etnografiche.

Viviamo tempi interessanti, molto tecnologici e per qualcuno alla fine dei tempi, ma pur sempre stimolanti e avvincenti. Le esperienze multiple che la tecnologia ci regala ci impedisce di riflettere in profondità su quanto essa stia trasformando la realtà, le persone che la abitano, i loro linguaggi, i contesti, i costumi e i loro aspetti simbolici, le storie, le tradizioni e i mutamenti bio-tecnologici.Tanti ambiti di riflessione che la pratica antropologica corrente ha fatto propri, proponendo interessanti punti di osservazione, analisi e interpretazioni. Di tutto questo abbiamo deciso di parlare con alcuni antropologi, con l’obiettivo di condividere una riflessione ampia e aperta e contribuire alla più ampia discussione in corso.


 

In questo articolo proponiamo l’intervista che Carlo Mazzucchelli  ha condotto con Rocco BrunoStudioso di antropologia e psicologia, sociologia ed analisi culturale, attualmente é l'ideatore e promotore di un progetto denominato: progetto Zion®. Ha realizzato un metodo per l'evoluzione e lo sviluppo ulteriore della Coscienza denominato - "uscire da matrix?".

Perito informatico, raccoglie varie esperienze in ambito dell'automazione e il controllo di processi industriali. Per un’altra parte della vita è impegnato nella comunicazione, produzioni audio e video in generale. In qualitá di Web designer realizza una serie di siti inerenti le attività che promuove. Per passione suona il saxofonista, scrive brani e si autoproduce. E' anche autore di una serie di libri, di cui alcuni ispirati alla trilogia dei fratelli Wachowsky di "the matrix". Fondatore dell’Accademia della Pietra e ideatore del Progetto Zion.

Rocco Bruno® é attualmente un marchio registrato nell'ambito proprio del Progetto Zion® e del sistema "uscire da Matrix?®" di cui è l'ideatore: un metodo per lo sviluppo ed il perfezionamento materiale, mentale e spirituale di un individuo. Un metodo nell'ambito dello sviluppo delle facoltà dell'individuo per permettere la massima espressione artistica, spirituale e intellettuale: dalla musica alla spiritualità con un’attenzione nei confronti delle filosofie esoteriche, i percorsi iniziatici e di sviluppo coscienziale al fine di portare l'individuo a dispiegare le facoltà sepolte nelle profondità del proprio animo.


Parliamo di progetto Zion.

Buongiorno, può raccontarci qualcosa di lei, della sua attività attuale, del suo interesse per le nuove tecnologie e per una riflessione sull'era tecnologica che viviamo? Qual è il suo rapporto con le tecnologie e quale l’uso che ne fa nelle sue attività lavorative (antropologia digitale)?

Buongiorno Carlo. Nella vita mi sono sempre interessato dello studio di questa forma di vita così particolare e differente dalle altre presenti su questo pianeta alla quale io stesso appartengo che è l’essere umano. Ho sempre avuto il sentore che dovesse esserci di più di quello che mi veniva raccontato come verità assolute e di quello che viene insegnato a scuola.

Di fatto la prima cosa di cui ho preso atto è che per quanto ci sentiamo evoluti e progrediti di fatto non sappiamo assolutamente nulla di cosa siamo, cosa ci facciamo in questo pianeta e men che meno nell’universo.

La nostra civiltà per quanto apparentemente evoluta non è in grado di dirci cosa siamo, perché esistiamo, a cosa siamo destinati, sia come specie che come individui. Una mancanza totale di interesse per ciò che ci riguarda profondamente, come se conoscere se stessi sia qualcosa di cui possiamo fare a meno.

La nostra attuale civiltà è la conseguenza di ripetuti adattamenti che, erroneamente, chiamiamo progresso e confondiamo con un processo di evoluzione. Come specie in realtà il nostro viaggio verso la conoscenza di se non è neanche cominciato. L’adattamento all’ambiente nel tentativo di trovare soluzioni ad un profondo senso di scarsità si riflette su tutte le attività che l’attuale civiltà ha sviluppato, i suoi sistemi economici e la governance politica degli stati, ma del pianeta tutto, sono limitati a valori di edonismo e tornaconto che nulla hanno a che vedere con un corretto sviluppo delle nostre facoltà elettive che ci contraddistinguono così tanto rispetto alle altre forme di vita.

 

Superati apparentemente i momenti oscuri del dominio religioso sulle coscienze abbiamo creato, come non-civiltà una presunta conoscenza, fondata su nuovi dogmi, scientisti, mai verificati. Una mare di teorie alle quali credere come ad un dogma di fede che, una volta imposti come narrazioni ufficiali, non esiste nessun modo per rimetterli in discussione, … e lo dico per esperienza personale.  

Abbiamo costruito una descrizione della realtà solo perché alcuni tasselli combaciavano, ma ad un occhio attento le contraddizioni sono visibili. La descrizione o percezione del reale non è in nessun modo la Realtà. La realtà è qualcosa che deve essere compreso, non imposto o descritto, una comprensione che si costruisce cambiando, non tanto gli elementi della descrizione, ma la modalità o mentalità con cui questi elementi vengono fatti combaciare.

Siccome su queste narrazioni sono stati costruiti interessi non è possibile ridiscuterne i contenuti. Narrazioni, veri e propri racconti, che sono stati assunti come verità assolute solo perché nella testa dei più c’è l’idea, la convinzione, di essere la cosa più evoluta sino ad oggi esistita su questo pianeta. Racconti verso i quali tutti credono o devono credere come ad un dogma di fede. La ragione è semplice: su ogni narrazione è stato costruito un mercato. Diventa evidente l’impossibilità di metterli in discussione, significherebbe ridisegnare la base della nostra civiltà e nessuno è disposto ad accettarlo nemmeno da sé stesso.

Sono rari gli individui capaci di una simile rivoluzione interiore, e il prezzo della loro capacità di penetrare il reale è il discredito, quando va bene, e persino, in taluni casi, l’isolamento e l’eliminazione fisica, proprio come è già accaduto per secoli con gli eretici.

Le scoperte tecnologiche, alla luce di quanto affermato sino qui, sono di fatto un ulteriore illusione, o chimera: promettono il miglioramento dello status sociale, una maggiore la libertà, l’acquisizione di stili di vita più comodi, la conquista di tempo, ma di fatto sono servite per ingabbiare gli individui sempre di più invece di essere uno strumento di emancipazione verso un nuovo mondo, verso una nuova coscienza. Siamo tutti dipendenti ed assuefatti ad un sistema che ci vuole asserviti ai suoi scopi e la tecnologia è l’ultimo ritrovato per mantenere lo status e servire agli interessi dei soliti noti. Non ci sarà alcuno sviluppo o crescita inclusiva.

Negli ultimi anni ho pensato e realizzato un progetto che potrebbe produrre, avvalendosi anche dell’innovazione, un cambiamento come civiltà facendoci incamminare in quel percorso di evoluzione che da secoli evitiamo.

Il progetto ha avuto i suoi natali nel 2012 durante una serie di incontri che organizzavo ai tempi dove parlavo di antropologia e sviluppo ulteriore della Coscienza umana. Il nome è del progetto è progetto Zion di cui mi occupo ancora e che sto portando avanti con la stessa passione ed intensità di quando è stato pensato. Zion è un nuovo modello economico sociale, fondato sulla collaborazione e la solidarietà, un modello che parla di tutela dell'ambiente di efficienza energetica e sostenibilità economica, non la realizzazione di eco-villagi, ma veri e proprio centri di crescita umana, con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone che vi abitano. L’idea parte dall’analisi di migliaia di borghi e siti rurali di fatto abbandonati che possono essere resi nuovamente efficienti grazie alle nuove tecnologie e ripopolati con esseri in grado di emanciparsi innanzitutto dal punto di vista della coscienza liberandosi da secoli di condizionamento.

La razionalizzazione dei consumi energetici, la produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili, la realizzazione di nuovi habitat dove realizzare, vivere e sentire profondamente la propria natura, nonché l'attivazione di nuove competenze scientifico-tecnologiche concorrono a creare veri e propri ecosistemi rurali efficienti ed integrati!

 

Le abitazioni nelle community resilienti di Zion sono costruite con metodi costruttivi ad impatto zero, integrate nel territorio come le heart House, dotate di grandi vetrate o le domo house costruzioni a cupola che rispettano l'armonia interiore degli individui. Il cuore pulsante di Zion è l'accademia della Pietra, dove saggezza e sapere si fondono in un modello di sviluppo dell'individuo.

L'obiettivo principale del progetto e l'educazione in quanto insegnando ad altri il nostro modello la società ci si incammina in un processo di cambiamento! Un'educazione a più livelli che spazia nelle varie discipline dello studio filosofico-cognitivo, culturale, antropologico, fino ai principi e metodi di design della perma-cultura, l'agricoltura elementare, la zootecnia, lo studio del suolo, l'acqua cultura, l’idroponica, ed ancora la biologia, le leggi naturali, l’ecologia, l'architettura, l’edilizia, l’integrazione e l’impiego di sistemi di produzione di energia per creare autonomia interna e sistemi resilienti, e decisamente molto altro. Si tratta di un approccio scientifico ed empirico alla scoperta dell'individuo.

La centralità resta l’uomo e lo sviluppo della sua coscienza, essa è al primo posto nelle priorità di questo progetto, nato dopo anni di studio, osservazioni ed esperienze nella diffusione e divulgazione di un insegnamento originale da me sviluppato, una moderna antropologia socio comportamentale volta a destrutturare l'individuo, stimolandolo alla coscienza, al pensiero autonomo e sapiente. L’obbiettivo è quello di restituire all’uomo una sua piena capacità sensoriale oggi atrofizzata dalla troppa modernità; ogni individuo racchiude una propria unica essenza che, se pienamente “mossa” e ben compresa dall’individuo stesso, può portare a quell’armonia che ora, forse, solo la natura contemplata racchiude.

 

Come è cambiato l’ambito della sua attività nell’era digitale? La tecnologia ha cambiato mente e corpo, quest’ultimo trasformato da protesi e tecnologie indossabili, ma anche in termini simbolici fino alla sua negazione. La realtà si è fatta multipla, fatta di realtà virtuali e parallele, tanti nonluoghi (M. Augè) nei quali si vive un continuo presente (hic et nunc), spesso superficialmente, attraverso superfici di uno schermo, e in velocità. Ne deriva un affanno esistenziale fatto di solitudine, individuale e relazione, e di perdita di senso. Lei cosa ne pensa? Cosa serve oggi per alimentare una presa di coscienza sulla contemporaneità e una lettura critica delle nuove realtà digitali? Che funzione ha in tutto questo l’antropologia? Ha senso una antropologia digitale?

Alienazione ed estraniamento ulteriore dalla realtà, che per quanto artificiale ed artefatta a causa delle convinzioni o credenze su cui si basa, con l’avvento dell’era digitale ci troviamo di fronte all’attacco più importante mosso alle nostre capacità cognitive.

Le persone non sono preparate, ripiene di cumuli di sciocchezze e ridotti a meri consumatori, all’impatto della tecnologia sulla loro psiche. È come avere un televisore personale che ci portiamo sempre appresso e con quale crediamo di avere una relazione col mondo, ma non è così. Le app di messaggistica sono lo strumento più importante di questo isolamento che porta le persone a credere di avere una relazione con qualcuno solo perché gli ha mandato un emoticon.

 

Il recupero di una coscienza critica in questo senso è auspicabile, ma impossibile da produrre, l’affascinazione verso questi strumenti ed il lavoro secolare di abbassamento della consapevolezza collettiva è talmente un muro insormontabile che possiamo fare affidamento per un vero cambiamento culturale, antropologico, solo su coloro che spontaneamente manifestano i segni di un dissidio interiore in rapporto, non solo alla digitalizzazione in atto, ma anche verso l’intero impianto culturale di questa non-civiltà.  La tecnologia è un falso problema, di fatto non è né buona, né cattiva, è chi la usa che può avere o meno certi particolari organi che li qualificano come esseri senzienti o scimmie avvolte in bei vestiti. L’attuale analfabetismo funzionale dimostra che i più sono usati e non sono in grado di esprimere quelle capacità cognitive che gli permettono non solo di esprimere buon senso e discernimento, ma controllare ed usare per loro esclusiva utilità la tecnologia.

Visto che l’unica utilità che vedono è quella di comprare, guardare video, chattare, o essere followers (seguaci) di uno youtuber piuttosto che un altro, non c’è grande sviluppo in questo senso; è la cultura il problema e la scuola è il responsabile numero uno di questo sfacelo delle coscienze. La scuola prepara ad un lavoro, la scuola deve formare individui ad un impiego, la scuola non forma coscienze, forma lavoratori. C’è un vuoto enorme nella nostra non-civiltà, ci siamo sviluppati tecnologicamente, dimenticando il valore più importate che ci onorerebbe del titolo di esseri umani.

Quando guardiamo questo mondo, questa società, questa civiltà, sentiamo un grande vuoto, non lo collochiamo, non sappiamo bene cos'è, sentiamo solo che c'è. Questo vuoto è il vuoto della consapevolezza, il vuoto della coscienza, è l'assenza più totale del valore e della conoscenza di che cos’è l’uomo. Nessun sa veramente che cos’è, di cosa si tratta. Nessuno è più veramente interessato a scoprirlo soprattutto perché è convinto di saperlo già. La ricerca e la scienza servono ed esistono solo per gli scopi di profitto e di controllo dell’attuale sistema, nessun intento evolutivo o di emancipare la coscienza collettiva.

Il vuoto è un vuoto interiore, di conoscenza e libertà, un senso di vuoto come se ci mancasse qualcosa. Questo vuoto è possibile perché il paradigma attuale su cui si fonda tutta questa civiltà è un paradigma dove l'uomo e la donna come Unica Coscienza sono stati separati ed estromessi da tutti i processi, cancellando l’antico sapere secondo cui essi, insieme, sono parte di un'unica intelligenza. L’uomo e la donna insieme completano il senso di specie Umana.

La forma di vita chiamata Uomo è molto di più di quello che ci è stato raccontato fino ad oggi il problema è, che per capire che cos'è l'uomo, dobbiamo riportare al centro della civiltà lo sviluppo della sua coscienza.

Lo stato alterato nel quale vivono le forme di vita umane impedisce in tutti i modi di prendere Coscienza di questa semplice verità: l’uomo e la donna uniti insieme, in una dimensione di collaborazione piena, Amore e mutualità sono l’unica forma vivente in grado di emancipare ed evolvere la forma di vita chiamata Uomo.

L’uomo e la donna uniti insieme sono il progetto Zion. Il progetto Zion è il seme di una nuova umanità dove i 2 generi trovano finalmente quella dimensione che permette ad entrambi di manifestarsi nel pieno del loro Essere e potere. Separare l’uomo dalla donna e metterli in un costante conflitto storico sono la causa principale del fallimento del modello di sviluppo economico e sociale attuale. Questa grave ferita dell'umanità se non verrà sanata non potremmo mai veramente evolvere in coscienza e dal punto di vista cognitivo.

Il divario tra rivoluzione tecnologica ed evoluzione cognitiva è maggiormente visibile proprio oggi che siamo alle soglie della più grande rivoluzione industriale della storia, una rivoluzione tecnologica orientata solo ed esclusivamente a migliorare le condizioni di vita e tra l'altro neanche di tutti, ma solo di pochi, l'ennesimo adattamento all'ambiente, nulla che abbia a che vedere con un’evoluzione cognitiva che secoli che si fa attendere. Ecco che il progetto Zion è la chiave per arrivare a questa evoluzione. Il progetto Zion è un progetto che si interessa dello studio dell’uomo e del suo sviluppo, un progetto con forti implicazioni antropologiche, il progetto Zion è una nuova antropologia socio-comportamentale volta a liberare l’uomo da secoli di non-conoscenza.

Questo perché solo attraverso l’antropologia, il suo studio, la sua visione di umanità noi capiamo le ragioni più profonde dell’esistenza umana e ci liberiamo da quel senso di scarsità e di vuoto che motiva tutte le nostre scelte. Gli studi antropologici sono lo strumento fondamentale non solo per colmare il vuoto interiore, ma per ricucire lo strappo tra umanità e tecnologia, tra uomo moderno e la vita che si sviluppa su questo pianeta.

Viviamo tempi alla fine dei tempi, siamo testimoni di un salto paradigmatico verso scenari futuri imprevedibili, che per alcuni potrebbero essere distopici. La trasformazione in atto obbliga tutti a riflettere sul fenomeno della pervasività e dell'uso diffuso di strumenti tecnologici ma anche sui loro effetti. Qual è la sua visione dell'era tecnologica che viviamo e che tipo di riflessione dovrebbe, secondo lei, essere fatta, da parte di antropologi, filosofi e scienziati, ma anche di singole persone?

Il senso di disorientamento e di catastrofe imminente è acuito dalla velocità con cui le tecnologie stanno stravolgendo il mondo conosciuto, ma il problema è storico, è più antico di quello che pensiamo, ed ha a che vedere col tipo di civilizzazione che abbiamo messo in essere da secoli. Una civiltà fondata su valori di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, di tornaconto ed edonismo, di profitto quale unica forma di crescita. L’ostinazione verso la realizzazione di una crescita economica è il riflesso di una civiltà malata, malata dentro, nei fondamenti e costrutti cognitivi che sono alla base del nostro modo di percepire il reale. La tecnologia è solo l’ultimo baluardo di una civiltà dispotica e senza valori umanistici.

 

Il vero quesito da porsi in merito alla tecnologia è a quale scopo e quali sistemi di controllo può mettere a disposizione nelle mani di chi da sempre gestisce e governa questo pianeta. Di fatto non è in atto nessuna trasformazione, ma un restringimento delle libertà personali a vantaggio di un controllo globale e digitale delle nostre vite. Scienziati, filosofi ed antropologi di chiara fama sono solo asserviti a convincere gli individui sulla validità e giustezza del nuovo paradigma green, digitale ed inclusivo che si sta apparecchiando su tutto il pianeta, ne è testimonianza piena l’attuale pandemia gestita dai media col supporto dei tecnici e scienziati servi di questo piano scellerato di trasformazione globale della società a vantaggio di un nuovo sistema economico e di un controllo digitale totale avvalendosi dei deep data estratti da profili, mail, chat, non solo per definire stili di consumo o predisporre messaggi mirati, ma per manipolare le menti. Stiamo vivendo un gigantesco esperimento di ingegneria sociale che devo portare ad un mondo nuovo. La profilazione fatta dalle grandi società di informatica sta servendo a rimodellare il futuro.

È avvenuto un dibattito sul futuro dell’umanità, il dibattito è finito ed il futuro è stato deciso in assenza degli attori principali: gli abitanti del pianeta, troppo occupati ed indaffarati a produrre e comprare beni e servizi. Dobbiamo chiederci in merito a questa Pandemia cosa sta realmente accadendo proprio adesso? I numeri smentiscono ogni tipo di narrazione scientifica sul contagio, eppure gli individui obbediscono senza farsi domande alle disposizioni che di volta in volta vengono indicate e il cui unico scopo è cambiargli per sempre la loro vita, il loro modo di esistere, muoversi e comportarsi sulla faccia di questo pianeta. Stiamo assistendo al più grande inganno di tutti i tempi realizzato e pensato sempre dai soliti ignoti che governano da sempre il pianeta. Per secoli la forza lavoro è servita per far vivere questo sistema, ma grazie alla tecnologia questa forza verrà progressivamente sostituita ed assorbita dalle macchine. Capiamo da solo la portata di una simile rivoluzione industriale: milioni di persone senza scopo, facile pensare che potrebbero diventare un grave problema di ordine pubblico ed allora dobbiamo trovare il modo di sbarazzarcene di una parte e di controllarne l’altra convincendola che così la loro vita cesserà di essere un dramma decisionale.

Mancando del vero scopo, della vera ragione per cui esistiamo abbiamo creato un mondo di sterili idioti pronti a cedere i propri destini ad un algoritmo. È l’attuale civiltà il vero ed unico problema, i suoi assunti e la sua stessa organizzazione piramidale o scala sociale. Sto usando intenzionalmente la parola “civiltà” e non “società”, perché il problema non è sociale, ma culturale, antropologico, il problema è il modello di espansione sul pianeta, il problema è il tipo di uomo ed umanità che si è sviluppata negli ultimi 5000 anni. Se fosse una questione sociale implicitamente daremmo per scontato che l’attuale civiltà va bene, ma non è così non solo non è l’unica possibile, ma è anche la peggiore rispetto a precedenti versioni perché ha estromesso il valore umano e la sua ragion d’essere. Qui non si tratta di trovare quale narrazione tra democrazia, liberismo, comunismo, nazionalismo o dittatura sia la migliore per affrontare i cambiamenti epocali soprattutto quelli dettati dallo sviluppo tecnologico perché tutte queste narrazioni fuoriescono da una mente alterata nei più semplici processi di comprensione e malata di onnipotenza, lontana dal comprendere la sua esistenza concepita come una totalità senza fine cronologica che abbraccia un orbita oltre il tempo e lo spazio il cui scenario in cui tutto questo si srotola è la vastità dell’universo.

Per secoli siamo rimasti racchiusi dentro un’idea antropocentrica, dove ciò che avviene là fuori non è questione che ci riguarda, tutti presi ed incentrati a tramare e realizzare le mire di conquista ed espansione di pochi. Sono serviti uomini per compiere i lavori più faticosi e per convincerli a farlo sono stati derubati del loro diritto di nascita come individui liberi di capire e conoscere le ragioni prime della nostra esistenza non solo sul pianeta, ma nell’intero universo. Per ottenere tutto questo la promessa di una ricompensa dopo la morte, o di un Dio punitore delle religioni sono stati strumenti strategici fondamentali per allontanare gli uomini e le donne dalle vere ragioni esistenziali e soprattutto della loro particolarità sovrannaturale. Siamo stati convinti di essere un caso nell’universo, siamo stati convinti di essere animali dotati di intelletto, mentre l’uomo e la donna sono la ragione stessa per cui tutto esiste e si perpetra.

Soggiogati, oppressi ed alla fine resi ignoranti. Nel passato li chiamavamo schiavi, poi è arrivata la narrazione democratica facendo credere a tutti di aver acquisito un qualche tipo di controllo nella propria vita, ma così non era e non è. Siamo diventati consumatori di beni e servizi e per ottenerli ci impegniamo a prestare il nostro tempo prezioso invece che per conoscerci, per lavorare al servizio di qualcuno. Siamo passati dagli schiavi lavoratori, alla razza dei lavoratori, e negli ultimi decenni alla razza degli inutili a causa del fatto che l’automazione produrrà milioni di disoccupati in-ricollocabili.

Serve aprire gli occhi su ciò che siamo e questo è possibile solo con coloro che vogliono farlo: scopriranno da soli cosa farne di tutta questa tecnologia. Le persone dovrebbero tornare a coltivare valori come l’amicizia e la relazione intima, conoscenza di sé, al fine di ritornare a sperimentare una totale trans-valorizzazione, solo grazie a questa caduta di tutte le proprie convinzioni, a cominciare da quelle su sé stessi potremmo avere individui consapevoli e non più manipolabili. Nessuno di noi è veramente ciò che crede di essere, … già saperlo, provocherebbe, se vissuto intimamente, una debacle di ogni convincimento, ma serve una forza per sopportare tale immagine di sé ed una volontà di cambiamento radicale molto rara attualmente su questo pianeta. Nessuno, o solo molto pochi sono disposti a rendersi conto di essere vissuti in un mondo fittizio.

 

Miliardi di persone sono oggi dotate di smartphone usati come protesi tecnologiche, di display magnetici capaci di restringere la visuale dell'occhio umano rendendola falsamente aumentata, di applicazioni in grado di regalare esperienze virtuali e parallele di tipo digitale. In questa realtà ciò che manca è una riflessione su quanto la tecnologia stia cambiando la vita delle persone (High Tech High Touch di Naisbitt) ma soprattutto su quali siano gli effetti e quali possano esserne le conseguenze.  Stanno cambiando i concetti stessi con cui analizziamo e cerchiamo di comprendere la realtà. La tecnologia non è più neutrale, sta riscrivendo il mondo intero e il cervello stesso delle persone. Come stanno cambiando secondo lei i concetti che usiamo per interagire e comprendere la realtà tecnologica? Quali strumenti interpretativi e mappe sono necessari per comprendere il nostro essere sempre più online (in Rete)? In che modo l’antropologia può oggi aiutare nel cogliere le nuove composizioni sociali (reti, comunità, tribù, gruppi, ecc.), nel cogliere le somiglianze e le differenze da esse emergenti, nell’interpretare le relazioni fattuali e quelle virtuali e come esse siano condizionate dal mezzo tecnologico? Ritiene anche lei che la tecnologia non sia più neutrale?

La Cina in questi anni è stato il laboratorio che porterà il mondo ad una dittatura digitale gestite dalle grandi società di tecnologia ed informatica. Gli smartphone sono strumenti per la rilevazione di dati sensibili.

Per anni si sono concentrate le informazioni relative a miliardi di individui in un “database”, senza preoccuparsi di problemi di privacy, visto che tra l’altro li abbiamo autorizzati noi ogni volta che abbiamo accettato un contratto per aprire un account che sia mail o in un social network; nessuno legge mai le condizioni d’uso, adesso queste informazioni sono utilizzate per ri-orientare le nostre vite.

La nuova frontiera, grazie alla presunta pandemia è la realizzazione di archivi con i dati medici, una scansione generale dei dati medici degli individui, ottenendo un immenso vantaggio. La cosa veramente singolare è che questo non è ordinato da un governo autoritario, ma viene fatto spontaneamente dalle persone convinte che sia per il loro bene. Con la perfetta conoscenza di ogni individuo cui giungeranno gli algoritmi, non i governi autoritari, ma io governi di tutto il mondo, avranno un controllo assoluto sui cittadini, persino superiore a quello della Germania nazista, la cui resistenza è pressoché impossibile. Non solo chi detiene questi dati saprà esattamente come ci sentiamo, ma potrà farci provare qualsiasi sensazione voglia, proprio come sta già accadendo con Covid-19.

 

 

La tecnologia è servita non per aiutarci nello sviluppo umano, ma per intrappolarci (ancor di più).  Quando mi affaccio alla finestra, quando vado al lavoro, in posta, al ristorante, o in un centro commerciale non vedo più degli individui, ma la proiezione digitale del loro smartphone. La non neutralità dell’attuale livello tecnologico spazzerà via ogni sistema democratico, la democrazia non può sopravvivere in un sistema strutturato dalla combinazione tra tecnologie biologiche ed informatiche, siamo già entrati nell’era della dittatura digitale. Una dittatura silenziosa che altera i processi cognitivi partendo dalla conoscenza dei nostri punti deboli, e siamo stati noi a dare il consenso.

Per evitare questo scenario, per ogni dollaro, euro, ien, o altro investito nello sviluppo tecnologico, sarebbe stato utile investire altrettanto per il miglioramento e l’autentico sviluppo della coscienza umana. La ricerca, e questo è a causa del tipo di civiltà che abbiamo sviluppato, si è concentrata sullo sviluppo delle abilità legate alle esigenze immediate del sistema economico e politico, piuttosto che in quelle legate alle esigenze a lungo termine per rendere gli esseri più consapevoli.

Un sistema economico che spinge gli individui ad espandere e diversificare il proprio portafoglio di investimenti, ma che dà zero incentivi per espandere e intensificare la propria compassione. Attualmente si discute molto di recovery fund, tu guarda se c’è un qualche tipo di orientamento verso una maggior consapevolezza delle persone: solo ambiente, green, digitalizzazione, controllo sanitario. Un tipo di inclusione che significa di fatto o fai quello che ti diciamo o sei fuori.

In Cina già da diversi anni le persone sono asservite al social credit system, un sistema digitale che serve a monitorare cittadini, enti e imprese attraverso un complesso sistema di controllo e valutazione, connesso a misure premiali e sanzionatorie conseguenti al controllo. Se il loro punteggio scende sotto una certa soglia non hanno più accesso al supermercato, al credito, all’autobus, e molto altro. Prova ad immaginare di provare a prenotare un viaggio in treno e sentirti rispondere che non avendo pagato due bollette non hai i privilegi necessari per acquistare quel biglietto. Immagina di essere sottoposto a un controllo di sicurezza approfondito in aeroporto perché poco tempo prima avevi fumato in un locale riservato ai non fumatori. La cosa viene “venduta” come atta a “migliorare” la società cinese. La cosa sconvolgente è che i cinesi, a quanto pare, ne sono entusiasti.

Dobbiamo capire che i cinesi o il governo cinese c’entra poco con i cinesi, centra invece molto sul fatto che la Cina è state per molti anni il “laboratorio” per arrivare a diffondere tutto questo nel resto del pianeta. Il controllo totale è necessario se sostituisci milioni di persone con le macchine. Personalmente sono anni che mi sono concentrato nel realizzare una soluzione diversa del problema. La soluzione per me è realizzare un sistema alternativo autosufficiente sotto tutti gli aspetti e il cui cuore pulsante o centro sia lo sviluppo della coscienza umana. La soluzione è sociale, tecnologica, ma soprattutto culturale. Stessa analisi, soluzione diversa, il punto è che per realizzare la mia soluzione le persone devono aver voglia di diventare consapevoli, devono voler abbracciare una visione più grande di se stessi, devono lasciare ogni speranze e velleità di realizzazione di effimeri traguardi in un sistema che di fatto ci vuole solo asserviti.

 

Secondo il filosofo francese Alain Badiou ciò che interessa il filosofo non è tanto quel che è (chi siamo!) ma quel che viene (il movimento è la verità delle società umane), anche in senso antropologico. Con lo sguardo rivolto alla tecnologia e alla sua evoluzione accelerata attuale, quali sono secondo lei i possibili scenari futuri che stanno emergendo e quale immagine del mondo futuro che verrà ci stanno anticipando? In che modo e quanto di questi scenari possono oggi essere svelati dall’antropologia? Quale ruolo può avere l’antropologia nel comprendere i fenomeni emergenti e quale contributo può dare per far emergere quelli non distopici? E’ ancora valido l’approccio antropologico classico di osservazione (esterno, interno e viceversa) in contesti cosmologici nei quali tutto è cambiato, dominato più da ciò che scorre sullo schermo che nella vita reale, da relazioni virtuali piuttosto che da relazioni empatiche e fattuali?

Per decenni le persone di tutto il mondo si sono sentite raccontare che l’umanità si è avviata verso un processo in cui la globalizzazione e le nuove tecnologie ci avrebbero portato ad un’evoluzione come specie senza precedenti. In realtà stiamo assistendo alla definitiva fine della Coscienza umana e di ogni suo possibile sviluppo. Separati, distanziati, e controllati digitalmente siamo destinati a diventare automi gestiti dalle grandi corporazioni dell’informatica. Sono anni che i film di hollywood stanno abituando le persone a questo futuro dispotico. D'altronde vi è stato un tempo che le persone andavo al cinema per sapere le notizie dai vari fronti di guerra. Ci avviciniamo ad un futuro dove le persone saranno totalmente dipendenti dai sistemi di controllo digitale, e se nel corso della loro vita volessero uscirne, le compagnie assicurative potrebbero non assicurargli più l’auto, i datori di lavoro potrebbero rifiutarsi di assumerli, i servizi sanitari potrebbero rifiutarsi di curarli.

D'altronde sta già accadendo, non è insolito sentire di persone licenziate perché non si sono volute fare un tampone, o fare la vaccinazione. Il problema sanitario attuale è l’inizio di una generale digitalizzazione delle nostre vite.

Solo un radicale risveglio e ritorno alle origini potrà salvarci dal essere inseriti dentro una vasca proprio come i protagonisti del film di the matrix, che come ho già riferito in merito ad Hollywood, è l’ennesimo documentario, … il problema è solo che nelle vasche non saranno macchine a metterci, ma altri esseri umani che hanno deciso che il loro modello di società è quello giusto e che non c’è spazio per varianti.

 

La rivoluzione tecnologica è sotterranea, continua, invisibile, intelligente. E’ fatta di componenti software miniaturizzati, agili e leggeri capaci di apprendere, di interagire, di integrarsi e di adattarsi come se fossero neuroni in cerca di nuove sinapsi.  Questa rivoluzione sta cambiando le vite di tutti ma anche la loro percezione della realtà, la loro mente e il loro inconscio. Modificati come siamo dalla tecnologia, non ci rendiamo conto di avere indossato delle lenti con cui interpretiamo il mondo e interagiamo con esso. Lei cosa ne pensa?

Penso che queste lenti ci sono state messe già molti secoli addietro, ed è una vita (planetaria) intera che uomini a diverso titolo hanno cercato di svegliare l’intera umanità sulle implicazioni di questa cecità. È secoli che questi appelli rimangono inascoltati, oggi vediamo solo la naturale conseguenza di questa sordità. Ermete Trismegisto, chiunque esso sia, nel suo Corpus Hermeticum, donato da una delegazione proveniente da Bisanzio a Lorenzo il magnifico assieme a diversi testi di Platone e Socrate di cui se ne era persa l’esistenza stessa degli autori, questo a conferma di quanto l’inganno proceda da secoli, agli uomini rivolge questo appello: “Dove correte, o uomini ubriachi, dopo aver bevuto la dottrina dell’ignoranza come vino puro, che non potete neppure sopportare, e che già siete in procinto di vomitare? Fermatevi, e tornate in voi stessi. Volgete in alto gli occhi del cuore, se non tutti voi, almeno quelli che possono. Giacché il flagello dell’ignoranza inonda tutta la terra, corrompe l’anima rinchiusa nel corpo e le impedisce di entrare nel porto della salvezza. Non vi lasciate trascinare dalla grande corrente: tornate, se potete, al porto della salvezza!

 

Cercate un pilota che vi conduca verso le porte della Gnosi dove brilla la sfolgorante luce, pura di tenebre, dove nessuno s’inebria, dove tutti son sobri e girano gli occhi del cuore verso colui che vuol essere contemplato, il non-udibile, l’ineffabile, l’invisibile agli occhi, ma visibile all’intelligenza e al cuore.

Prima di tutto, bisogna che tu abbandoni questo vestimento che porti, tessuto d’ignoranza, sostegno di malvagità, catena di corruzione, viluppo tenebroso, morte vivente, cadavere sensibile, tomba che tu porti con te, ladro domestico, colui che ti odia attraverso le cose che ama, e ti invidia attraverso le cose che odia. Tale è il vestimento nemico che ti ricopre: ti attira in basso per timore che la visione della verità e del bene non ti faccia odiare la sua malvagità, scoprire le sue insidie che ti tende, rendendo oscuro per te quel che è chiaro, tuffandoti nella materia, ubriacandoti d’infami voluttà, affinché tu non possa intendere quel che devi intendere né vedere quello che devi vedere.”

Credo che questo passaggio renda perfettamente quanto cerco di dire dall’inizio di questa intervista, e cioè che il problema non va ricercato nell’attuale rivoluzione tecnologica, ma in un umanità che è priva di ogni valore umano, che ha costruito un mondo a sua immagine e somiglianza, compreso di un Dio conflittuale, litigioso e guerrafondaio, proprio come i primi sapiens comparsi sulla faccia di questo pianeta. Sapiens che hanno progressivamente soppiantato tutte le altre civiltà e specie, non ultimi i Neanderthal che non sono evidentemente quello che ci raccontano continuamente gli archeologi.

 

Una delle studiose più attente al fenomeno della tecnologia è Sherry Turkle. Nei suoi libri Insieme ma soli e nell'ultimo La conversazione necessaria, la Turkle ha analizzato il fenomeno dei social network arrivando alla conclusione che, avendo sacrificato la conversazione umana alle tecnologie digitali,  il dialogo stia perdendo la sua forza e si stia perdendo la capacità di sopportare solitudine e inquietudini ma anche di concentrarsi, riflettere e operare per il proprio benessere psichico e cognitivo. Lei come guarda al fenomeno dei social network e alle pratiche, anche compulsive, che in essi si manifestano? Cosa stiamo perdendo o guadagnando da una interazione umana con la realtà sempre più mediata da dispositivi tecnologici?

I social network hanno un unico scopo: profilare gli individui, raccogliere dati ed informazioni tenendolo attaccato h 24 fruttando l’illusione di vivere una qualche tipo di relazione con qualcuno dall’altra parte della chat.

I social network si fondano sulla conoscenza del fatto che l’uomo moderno è fondamentalmente alterato nel suo equilibrio emotivo, non comprendendo a fondo questi processi non è nemmeno in grado di gestirli.

La conseguenza di tutto questo diventa un aumento dell'aggressività, dell'incapacità di capire, l'ottusità e l'ignoranza, la fissazione su stereotipi “sterili”, in sistemi di credenze, anche a carattere religioso estremamente pericolosi, o in estremismi dettati dal pregiudizio e la discriminazione non solo sociale, ma di razza e di genere. Quando l’uomo ha fame non ragiona, quando ragiona non ascolta il cuore e quando ascolta il cuore dimentica tutto ed è così da secoli.

Fruttando questa sua alterazione i possessori di social e produttori di app di messaggistica raccolgono un infinità di informazioni utili che possono vendere a compagnie di pubblicità ed ultimamente a società che lavorano per governi e politici in generale.

L’era digitale suggerisce metodologie etnografiche appropriate. L’etnografia è un approccio multidisciplinare che interessa filosofi, sociologi, etologi, ecobiologi, ecc. In cosa differisce oggi una etnografia antropologica? Che tipo di contributo critico può fornire, in termini di riflessioni, narrazioni e pratiche?

Nessun contributo, ognuna di queste discipline e metodologie è viziata dal problema di fondo che è il tipo di mentalità che approccia a questo tipo di conoscenza. O capiamo che questo mondo è il risultato di un’alterazione antropologica e manipolazione delle nostre coscienza, o qualsiasi cosa verrà partorita che parte dagli assunti di base di questa civiltà non potrà che essere un aborto.

Vuole aggiungere altro per i lettori di SoloTablet, ad esempio qualche suggerimento di lettura? Vuole suggerire dei temi che potrebbero essere approfonditi in attività future? Cosa suggerisce per condividere e far conoscere l'iniziativa nella quale anche lei è stato/a coinvolto/a?

Suggerisco di leggere  e cercare le opere di un autore dei primi del novecento di nome Gurdjieff. In quanto ad altri temi, se si è compresa la natura di emergenza dell’attuale trasformazione sociale, non posso che suggerire: come iniziare a ragionare di sistemi alternativi, visto che, non avendo partecipato al dibattito sul futuro dell’umanità, non siamo neanche in grado di incidere nelle decisioni prese e quindi forse è il caso di pensare quali percorsi alternativi possono prodursi, … sempre che uno voglia evitare di essere imbottigliato in un nuovo ciclo di oscurantismo come già assistito nel passato di questa civiltà che di civile non ha proprio nulla.

Per conoscere il mio lavoro ho scritto diversi testi, quelli più determinanti sono sicuramente: the matrix, una parabola moderna ed Essere Reale, essere reali.

Suggerisco inoltre di contattare l’accademia della Pietra (www.accademiadellapietra.org) per rimanere informati sulle iniziative didattiche che vengono proposte. La partecipazione alle attività permetterà di capire sicuramente meglio il senso e la ragione dell’esistenza del progetto Zion.

 

Cosa pensa del nostro progetto SoloTablet? Ci piacerebbe avere dei suggerimenti per migliorarlo!

Sinceramente non saprei, non vi conoscevo prima di questa intervista e per questo vi ringrazio.

Grazie molte anche a te Carlo per la disponibilità e spero ci si possa incontrare presto di persona, l’unica relazione vera, è la relazione empatica che sperimenta quando si incontra fisicamente qualcuno.

Grazie ancora, a presto,

Rocco Bruno

 

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