[con·for·mì·ṣmo]
Abitiamo mondi paralleli, alcuni più reali e più eccitanti di altri, ma sempre accompagnati da un conformismo diffuso. Un’attitudine che si riscontra in mille comportamenti, anche online, e che infastidiscono perché, se percepiti nella loro essenza, si capisce quanto essi siano lontani dall’autenticità.
Malattia contagiosa, anche online
In tempi di pandemia, di populismo, di fanatismi vari, di narcisismi che si traducono in esibizionismo da piattaforma tecnologica o da selfie da smartphone, il conformismo è malattia contagiosa, tanto quanto lo è quella determinata dal Covid-19. Colpisce tutti, uomini (e donne ovviamente) di strada, ceti medi (ben)ensanti e élite. Si manifesta in mille gesti e comportamenti nella vita reale, ma è evidente e pervasivo anche online. Sta dentro lo storytelling degli influencer, nelle reazioni binarie delle moltitudini lik(e)-antrope, nel politicamente corretto delle conversazioni, nella pratica anticonformista, da molti trasformata in snobismo, eletta a tendenza conformistica e in molto altro.
Prima e dopo l’era tecnologica
Nell’era precedente alle piattaforme tecnologiche il conformismo si manifestava in un adeguamento servile all’opinione pubblica dominante del momento, ai suoi gusti, credenze e stili di vita. Oggi il conformismo si sperimenta soprattutto online, dentro gli tsunami informativi che impediscono di pensare con lentezza, di riflettere criticamente su fenomeni, eventi e parole, di agire, anche utilitaristicaménte e pragmaticamente, dopo avere ascoltato, compreso e capito. Su tutto grava una pesante cappa di ipocrisia, una barriera fumogena impossibile da scalfire, anche perché ogni gesto realmente anti-conformista viene immediatamente demonizzato, brutalizzato e indicato all’opinione pubblica, sempre pronta a linciare il capro espiatorio o il malcapitato diverso di turno.
Conformismo mutante
🍒🍒DISORIENTATI E IN FUGA NEL METAVERSO
Del conformismo colpisce la rapidità con cui muta evolvendo, la labilità dei gesti praticati dentro il conformismo corrente e la velocità con cui essi si modicano adottando modelli diversi, pur sempre conformistici. Oggi online questi mutamenti sono leggibili nei trend che si manifestano in forma di memi e che vengono anche quotidianamente misurati. Come se ci fosse bisogno di rinforzare il conformismo diffuso con informazioni sul suo manifestarsi. Colpisce semmai quanto facilmente e rapidamente, evidenziando subalternità e fragilità di pensiero, si abbandonino idee, mode culturali, convinzioni e usanze, seppure conformistiche, per abbracciarne delle altre. Ci va di mezzo anche il buon senso. Con il risultato che tutto sembra cambiare ma in realtà nulla cambia. E ciò vale nelle relazioni sociali così come nell’organizzazione politica o nei rapporti di potere.
Conformismo comportamentale online
L’adozione conformistica delle mode e dei trend prevalenti (si vuole sempre quello che già si conosce) è oggi particolarmente visibile sulle piattaforme tecnologiche, spazi virtuali nei quali prevalgono relazioni opportunistiche e utilitaristiche, ritualità dettate dalle funzionalità applicative e dalle reti di contatti. Ma anche, direbbe Byung-Chul Han, dalla necessità di accasarsi negli spazi virtuali in modo da sentirsi stabilmente a casa.
"[...] oggi i nuovi riti [digitali] sono quasi sempre forieri di appiattimento e di stolto adeguamento a usanze, tradizioni, superstizioni, travestiti da emblemi sacri o da coccarde patriottiche, ma sempre basati sul falso, sull'artefatto [...] anche gli antichi rituali sono decaduti a mero artificio." - Gillo Dorfles
Ad alimentare il conformismo online concorrono le camere dell’eco (echo-chamber) che caratterizzano le piattaforme digitali. La metafora descrive situazioni nelle quali le informazioni, le credenze e le idee sono rafforzate e amplificate dalla comunicazione che ne viene fatta e che punta allo loro ripetizione e replicabilità. Applicate all’uso delle piattaforme tecnologiche raccontano il fenomeno noto come pregiudizio di conferma che vede le persone prestare attenzione solo alle evidenze che corrispondono alle loro credenze.
Il fenomeno è associabile al pregiudizio del conformismo che riflette il fatto che non si ami distinguersi dal gruppo e quanto i legami sociali influenzino il comportamento dei singoli. Ne deriva un effetto collaterale non insignificante. Quando si utilizzano le credenze degli altri per dare forma al proprio giudizio o per fare delle scelte, il rischio è di ignorare coloro che potrebbero fornire informazioni cruciali, anche se contro corrente. Al tempo stesso nel conformarci agli altri, finiamo anche per ignorare la nostra capacità di giudizio nel prendere delle decisioni e così facendo non diamo alcun contributo nel contrastare verità fasulle e nel favorire al contrario la diffusione di credenze corrette.
Moltitudini e maggioranze silenziose
Le moltitudini digitali sono molto conformiste, formano maggioranze silenziose (online in realtà tutto è molto rumoroso) così ampie da suggerire l’inutilità a opporvisi e la piacevolezza derivante dall’accettazione della tendenza di turno.
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Per resistere al conformismo per alcuni basta un sano buon senso o una adesione non scontata e critica al senso comune del momento. Ciò che potrebbe servire realmente è il recupero della propria autonomia di giudizio che passa attraverso la capacità di elaborare pensiero critico, di criticare e far autocritica, è la rinuncia alla pigrizia, anche intellettuale, percepita come garanzia di benessere ma che in realtà non impedisce di sentirsi a disagio e di evitare il peggio. Tutto ciò potrebbe favorire una maggiore (tecno)consapevolezza individuale, una maggiore abilità nel resistere e contrastare opinioni correnti, sempre più eterodirette, disinformate e misinformate.Adeguarsi a ciò che pensa la maggioranza, seppure digitale, è però deleterio, significa rinunciare a elaborare un proprio pensiero, a riflettere criticamente sulla realtà e a prendere decisioni altre (chi si ricorda l’urlo di Benigni “in culo alla maggioranza” nel suo film Il mostro). Il non manifestare la propria opinione rende servi, complici e succubi. Esattamente quello che sta succedendo nei confronti delle piattaforme tecnologiche, degli algoritmi e delle entità monopolistiche che li possiedono e gestiscono. Vengono anche penalizzate l’originalità e la creatività, artistica e non solo, individuali.