[di·ṣu·gua·gliàn·za]
Disuguaglianza è la parola che ci parla di mezzi e di opportunità. Della speranza di riuscire o meno.
Disuguaglianza di mezzi e di opportunità. Non è la stessa cosa. Ma in pochi ci fanno caso.
L’una integra l’altra. Per lungo tempo disuguaglianza è stato un concetto per filosofi, sociologi, forse politici. Oggi è il tema che domina l’economia. La storia dell’umanità, l’evoluzione planetaria, degli ultimi decenni ci ha messo di fronte a tanti fenomeni e tendenze in tanti campi della vita.
A livello globale la povertà diminuisce, molti paesi continuano a crescere emergendo dal loro sottosviluppo. Può farci piacere o no, ma è un fatto reso possibile dalla globalizzazione.
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Produzioni industriali prima localizzate nei paesi specifici occidentali sono gradualmente state spostate nel resto del mondo, essenzialmente per ragioni di risparmi. Tutto ciò reso possibile dagli sviluppi tecnologici soprattutto digitali.
Il problema è che questi fenomeni hanno creato disoccupazione, rivolgimenti epocali nelle società occidentali: chi lavorava di punto in bianco si trova senza lavoro perché la produzione è stata delocalizzata in Cina o in Vietnam o da qualche altra parte. E perché la manodopera è stata sempre più sostituita dalla tecnologia.
"Tutti gli uomini nascono uguali, però è l’ultima volta in cui lo sono." (Abraham Lincoln)
I redditi delle classi medie sono diminuiti. Grazie anche all’aumento vertiginoso della mobilità dei capitali finanziari alla ricerca di investimenti sempre più sofisticati e più redditizi. La ricchezza si è più concentrata nelle mani di pochi. Una significativa ridistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto della scala sociale che si è concentrata soprattutto nell’1% più ricco, a livello mondiale.
Disuguaglianza di mezzi quindi. Che diventa immediatamente disuguaglianza di opportunità: la mobilità si è fermata.
🍒🍒DISORIENTATI E IN FUGA NEL METAVERSO
Fino a qualche tempo fa i figli avevano ragionevole speranza di riuscire meglio dei genitori nella vita. Oggi non è sicuramente così. Perché partono da una condizione di sfavore: ‘se i miei genitori proprio non si possono permettere di farmi studiare o prendere il master perché non hanno soldi, potrò essere pure un grande talento, ma non avrò molte meno possibilità di dimostrarlo‘.
Un saluto da Gianni.
Autore
Mi occupo di gestione del personale, di formazione e di governance all'interno delle imprese.
Riconosco in ogni persona la sua unicità che riesco a valorizzare in azienda per renderla più produttiva.
Sono esperto di sistemi di controllo interno e di sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro.