[ge·ne·ro·si·tà]
Autore: Carlo Mazzucchelli
La generosità, così come la felicità, è una sfida che bisogna saper cogliere. La generosità unisce, facilita lo scambio, è origine di nuove esperienze felicitarie e di affetti, serenità e nuove narrazioni. La scelta di essere gentili comporta numerose altre scelte:
- la scelta di rallentare smettendo di andare di fretta, la scelta di andare lentamente, rinunciare alla velocità e all’accelerazione, pensare lentamente, scendere dal mondo che non rallenta (NoTav) e godere del tempo, anche cognitivo ed emotivo, recuperato;
- la scelta di prestare attenzione a quanto accade dentro sé stessi e agli altri, ai messaggi lanciati da chi abita lo stesso ambiente, reale e virtuale, cercando di interpretarne il sentire, le motivazioni e i bisogni prima ancora dei contenuti, dei linguaggi e dei mezzi utilizzati, ma anche predisponendosi a modificare comportamenti, modi di pensare e giudizi su sé stessi e sugli altri;
Simon Weil: “L’attenzione è la forma più rara e più pura di generosità”.
- la scelta di ascoltare così come di non ascoltare (Perché mai bisognerebbe ascoltare le innumerevoli stupidità che hanno invaso i social network italiani? Perché mai biosgnerebbe prestare ascolto alle comunità di imbecilli che popolano alcuni spazi online?), di tacere e rimandare la reazione dopo avere raccolto informazioni, selezionato la loro qualità e le loro fonti, vagliate le intenzioni, adottando sempre l’approccio socratico del sapere di non sapere in modo da poter continuare a cercare e a fare le scelte che servono per poter decidere;
- la scelta di essere sé stessi e di accettarsi anche quando è difficile e doloroso farlo, evitando di far coincidere il Sé con le sue versioni edulcorate e migliorate (virtualmente aumentate) dei profili digitali, ed accettando di palesare aspirazioni e bisogni come quelli legati al superamento delle solitudini digitali;
- la scelta di rifiutare ogni forma di comunicazione violenta e aggressiva facendo prevalere il cuore e l’empatia, i sentimenti di solidarietà e compassione, i gesti di generosità e (com)partecipazione su quelli divisivi, conflittuali, dettati dai pregiudizi, dal senso comune e dal conformismo dilagante;
- la scelta di contribuire in modo proattivo alla felicità degli altri, non con regali e neppure con parole, tantomeno con semplici emoticon, ma con piccoli gesti, attenzioni, disponibilità al dialogo e alla conversazione, apertura al contatto e a incontrarsi, in rete e fuori da essa, condivisione;
- la scelta di contribuire all’affermazione di valori, non necessariamente quelli oggi prevalenti negli spazi della Rete. Valori come la centralità della persona (anche nella sua veste di cliente, consumatore, cittadino ed elettore), del reale rispetto al virtuale, dell’esperienza relazionale fisica rispetto a quella digitale, della lentezza rispetto alle velocità tecnologica, dei legami rispetto ai contatti, ed altri ancora;
- la scelta di riflettere criticamente sul mezzo tecnologico in modo da poter comprendere i suoi effetti sulla vita delle persone e anche nell’esercizio della generosità;
- la scelta di abolire ogni tipo di muro, di barriera che impedisce di entrare in contatto e comunicare, di vuoti più o meno artificiali come quelli che oggi vengono eretti per separare l’occidente dal resto del mondo, il bianco dal nero e il normale dal diverso. Se l’abolizione è impossibile basta trasformare muri, barriere e vuoti in ponti, passerelle, zattere utili per opportunità di incontro, conoscenza, relazione e conversazione;
- …e la lista potrebbe continuare.
Addestrarsi nelle scelte sopra elencate è un modo di esercitare e praticare la generosità. Oggi lo si può fare anche nei mondi virtuali della Rete, con modalità diverse ma dagli effetti simili a quelli del passato. Effetti come l’amicizia che legò il filosofo Montaigne all’amico più giovane La Boétie, autore de La servitù volontaria. Una amicizia che trovò la sua massima espressione il 9 agosto del 1563 quando La Boétie, ospite di Montaigne, manifestò i sintomi della peste. Montaigne informato della cosa corre al capezzale dell’amico decidendo (scegliendo) di stargli vicino per confortarlo pur sapendo di potersi a sua volta infettare. Il filosofo con un gesto di generosità non pensa a sé stesso e al pericolo che corre, ma volge lo sguardo all’amico condividendo la sua sofferenza e angoscia. La Boétie a sua volta, preoccupato per l’amico, vorrebbe averlo vicino ma gli chiede di allontanarsi per evitare il contagio. Montaigne rimarrà vicino all’amico fino alla sua morte promettendogli di onorare per sempre il ricordo della sua lezione di vita. Prima di morire La Boètie prende la mano di Montaigne rivelando di avere vissuto una vita ricca di soddisfazione e ringraziandolo per non averlo mai abbandonato, soprattutto con l’ultimo dono della sua presenza e del suo cuore generoso.
Momenti come questi non possono probabilmente essere replicati online ma la loro intensità, ricchezza emotiva, valenza morale ed esistenziale possono fare da esempio a quanti, in modo consapevole e libero scelgono la generosità come strumento e modalità di relazione, di amicizia, per stare bene con sé stessi, in compagnia di altri e contribuendo a far stare bene anche loro.