PREGHIERA [2]

01 Gennaio 2022 Etica e tecnologia
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preghièra - Dalla radice indoeuropea prach- (sanscrito pracchāti = domandare, chiedere) al latino prex (genitivo, precis). In seguito, dal latino popolare precaria, sostantivazione femminile di precarius = "ottenuto con preghiere", si arriva al provenzale preguiera da cui l'italiano preghiera. La parola è strettamente legata all'atto di chiedere, di domandare. Pregare implica, primariamente, mettersi in relazione con la divinità ma anche porre delle richieste a qualcuno in segno di umiltà, sottomissione, con cortesia

In preparazione del 25 Aprile 2021, ancora in piena pandemia anche se fortunatamente con il vaccino, è utile riprendere la preghiera laica di Paolo Rumiz.

Una preghiera laica al tempo del contagio. Scritta in occasione del 25 aprile 2020. Una preghiera speciale che riempie di significati la parola stessa e le parole di cui è composta. Parole che suggeriscono ciò che serve per sentirsi liberi, anche in un periodo pieno di preoccupazioni, ansie e angosce come quelle attuali. Parole che sottolineano quanto viene a mancare se  manca la libertà e cosa dovremmo fare per riconquistarne di nuova in un periodo di crisi che ci ha imprigionati dentro spazi esistenziali inediti perchè dominati dalla paura del contagio, dal confinamento e dall'incertezza.

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Una preghiera che ci può aiutare a liberarsi da tutto ciò che è superfluo, e quindi inutile, dalla bramosia del potere, dal narcisismo che tanto caratterizza la vita di molti, anche online e che dia le motivazioni giuste per prestare maggiore attenzione agli altri, alla natura, all'ambiente e a tutti coloro che, a causa della pandemia, stanno sperimentando situazioni di povertà, precarietà lavorativa e sofferenza.

Dobbiamo liberarci

dalla corsa folle che ci ha intrappolati e dal credere che il tempo
sia solamente denaro; dalla bramosia del superfluo;
dalla tirannia delle cose, che ci allontana dall’Uomo;
dall’illusione che il possesso sia sufficiente a renderci felici
dall’indifferenza verso l’albero, il fiore e la lucertola;
dall’idea che la terra madre sia una vacca da mungere fino allo sfinimento;
dalla manipolazione della natura e dall’illusione che il genio,
una volta disturbato, possa restare nella lampada
dall’inflazione indecente dell’Io, dal dimenticare che esiste anche il Noi,
e che senza comunità non c’è società né nazione;
dalla tentazione di svendere la nostra libertà pur di avere un’illusione di sicurezza;
dall’istinto bestiale di fare giustizia da sé
dalla tentazione di essere sudditi e piegare la schiena;
dalla rassegnazione che impedisce la lotta;
dalla paura di una nuova immaginazione del possibile;
dal concepire la fine del mondo piuttosto che la fine dell’economia del consumo e del saccheggio
dalla Bestia che ci spinge contro il diverso;
dalla paura di rispondere ai violenti con parole dure;
dal gridare “assassini” ai medici per poi esaltarli come eroi;
dall’abuso della parola “guerra”
che ci fa credere che il male sia cosa che riguarda solo gli altri
dalla tentazione di credere che da soli è meglio e che l’Europa sia un peso, non uno scudo
benedetto; dal disamore per la nostra patria e dalla fuga in paradisi artificiali;
dallo scaricare il nostro disastro di nuovo sulle spalle delle donne
dalla bestemmia di scomodare Iddio per assolvere e santificare ruberie;
dalla tentazione di usare la Croce contro i poveri cristi;
dal credere di non essere tutti sulla stessa barca e dalla presunzione
di non poter mai diventare poveri e migranti
dal tacere la morte, vissuta come indecenza;
dallo spregio per le mani ruvide e il sudore della fronte;
dallo snobbare chi in silenzio garantisce il nostro nutrimento;
dalla mancanza di rispetto verso il pubblico ufficiale, dal maestro allo spazzino
dalla sottomissione al virtuale che occulta la vita e ruba la gioia del ritrovarsi;
dall’impazienza, nemica dell’ascolto e della tolleranza;
dal frastuono che stordisce gli uomini e uccide il silenzio,
che è il padre dell’armonia e della Creazione
dalla rinuncia a dedicare tempo ai nostri figli e a crescerli
con l’esempio, le regole di vita e la buona narrazione;
dall’emarginazione dei vecchi, portatori di memoria;
dallo scandaloso sfruttamento dei giovani e dal disprezzo per chi li educa
dal rifiuto della nostra fragilità e dei nostri limiti, la cui accettazione è invece saggezza;
dal sottovalutare i piccoli gesti, che fanno la differenza;
dal credere che la felicità sia solo un diritto, quando il sorriso è un nostro dovere verso il mondo.

                                             

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