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La vita che pervade: espandere la consapevolezza di ciò che siamo

La vita che pervade: espandere la consapevolezza di ciò che siamo

16 Settembre 2021 Psicologia e Tecnologia
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La consapevolezza contraddistingue la natura umana, se con questo termine intendiamo la vera natura, l’essenza, e non la condizione umana, soggetta all’ego. La consapevolezza è innata nell’uomo a livello potenziale, sia nell’essere più evoluto, sia in quello meno evoluto; nel primo caso, essa è semplicemente più sviluppata, espansa e perciò evidente, nel secondo caso è nascosta o latente: essa attende di essere svelata.

Un articolo di Gabriella Ilse ViscusoPsicologa, scrittrice, consulente di crescita personale


Nata in Sicilia nel 1981, sin da bambina ho sentito una particolare spinta alla ricerca di comprensione di me stessa e della verità del mondo in cui viviamo. Questo mi ha portata ad avere una forte e sincera passione per lo studio delle componenti dell’essere umano, dell’universo in noi, degli aspetti visibili e di quelli non visibili della consapevolezza della coscienza umana. Laureata in Psicologia Clinica nel 2010 a Palermo, con 110/110 e Lode, negli anni post-laurea mi sono occupata di terapie espressiveprogettazione nel sociale e ricerca in ambito clinicopsicosomaticocriminologico e diossologico, conseguendo un master in criminologia e psicologia giuridica e lavorando in Istituti Penitenziari.

In seguito, le mie ricerche mi hanno spinta ad attraversare la concezione data dalla psicologia classica, alquanto ridotta per racchiudere l’infinità dell’esistenza e della coscienza e mi sono concentrata sullo studio delle prospettive transpersonali, temi a carattere bio-psico-socio-spiritualeNegli ultimi anni, infatti, ho intrapreso percorsi di ricerca alternativi in campo psicologico formandomi nella tecnica dell’Ipnosi Regressiva, per facilitare la liberazione e la guarigione dai traumi e ricordi passati al fine di accompagnare la persona a prendere consapevolezza di queste emozioni legate a tali ricordi e dar loro una forma più gestibile nella vita attuale.

Inoltre, perseguo sempre con entusiasmo e orgoglio la mia attitudine letteraria, scrivendo e divulgando articoli scientifici a carattere nazionale ed internazionale sui temi della psicologia e della consapevolezza.

Sono Membro delle seguenti prestigiose associazioni mondiali: APA (American Psychological Association) –ATP (Association for Transpersonal Psychology) – WFMH (World Federation for Mental Health)


L’esperienza pratica della conoscenza

Aldilà del sistema di pensiero, dei vissuti emozionali e delle percezioni corporee si trova un punto di esistenza più vasto dal quale è possibile osservare tutti i fenomeni mentali, emotivi e fisici con neutralità, distacco e senza identificazione.

Questo punto di esistenza conduce ad un territorio oltree altrovedalla conoscenza attuale diffusa della letteratura dominante e accademica, in quanto, per potervi accedere, è necessario non tanto lo studio ma lesperienza pratica della conoscenza: latto dello studio che diventa azione concreta nel suo svolgersi.

Come definire, allora, questo punto di espansione?

Utilizzare il linguaggio per spiegarlo è arduo perché la parola si esplica dentro una struttura di significati che limita e delimita loggetto del discorso, ma proveremo comunque ad avvicinarci utilizzando ogni parola nel suo potere evocativo intrinseco, dosandole e ritmandole nel modo più funzionale.

Di solito identifichiamo la nostra esistenza con la nostra posizione nella società, i nostri amici e la nostra famiglia, i bisogni e i desideri del nostro corpo e le espressioni emotive e intellettuali della nostra mente. Ad esempio: potremmo dire: "Sono uno studente che studia medicina, ho tre sorelle e vivo a Milano". Raramente ci prendiamo il tempo per contemplare la vera natura della nostra esistenza; per porre la domanda "Chi sono io?"

La consapevolezza di sé consiste nell'imparare a capire chi siamo oltre le identificazioni con ruoli e condizionamenti e avere chiarezza su chi sei può restituirti il potere di liberare te stesso da pensieri e credenze irrazionali, dai drammi interni che possono influenzare gravemente il modo in cui percepisci te stesso e la realtà e aprirti a possibilità completamente nuove nella tua vita.

La consapevolezza è uno stato mentale vigile che consente di osservare lo scorrere dell’esperienza, momento dopo momento. Secondo il maestro spirituale Eckart Tolle, è una dimensione di coscienza non condizionata molto più profonda del pensiero, in cui poter entrare con attenzione intenzionale, proprio perché rappresenta la capacità di diventare oggetto della propria attenzione.

Ogni essere umano possiede la consapevolezza? Potenzialmente sì. La consapevolezza contraddistingue la natura umana, se con questo termine intendiamo la vera natura, l’essenza, e non la condizione umana, soggetta all’ego. La consapevolezza è innata nell’uomo a livello potenziale, sia nell’essere più evoluto, sia in quello meno evoluto; nel primo caso, essa è semplicemente più sviluppata, espansa e perciò evidente, nel secondo caso è nascosta o latente: essa attende di essere svelata.

Ti sei mai posto la domanda: quanto sono consapevole di me stesso?

Consapevolezza significa letteralmente “essere a conoscenza”, indica “accorgersi di qualcosa”. Secondo il saggista Igor Sibaldi, spesso, non ci accorgiamo neppure di sapere che cosa significhi accorgersi. In realtà, significa:

  • Notare qualcosa che prima non si era notato;

  • Cambiare idea, rendersi conto di avere avuto torto;

  • Percepire irresistibilmente la verità di qualcosa, dato che non ci si può accorgere di qualcosa che non sia vero;

  • Fare tutto ciò autonomamente: nessuno, infatti, può obbligarti ad accorgerti di una qualunque cosa (mentre capita spesso che qualcuno riesca a farti credere qualcosa, o a farti capire qualcosa in un determinato modo).

Il punto di espansione che abbiamo citato all’inizio di quest’articolo inizia ad operare proprio quando ci accorgiamo che c’è; si trova al confine tra la mente di superficie, il luogo che ospita i pensieri, i rumori ed il pilota automatico che detta decisioni, bisogni e credenze in base a vecchie memorie storiche che formano la nostra identità, ciò che scambiamo per noi stessi. Alla soglia della mente di superficie esiste un altro luogo più profondo, molto più quieto e silenzioso che attende di essere esperienziato: la coscienza profonda del sentire. Cintando uno dei miei Maestri, Giulio Achilli:

“All'interno degli esseri umani agiscono due tipi di mente.
In realtà, "mente" è una parola che non si addice perfettamente alla definizione dei meccanismi umani che agiscono internamente per consentirci di valutare ed interpretare la realtà; tuttavia, in questo contesto, la useremo per comodità.
In termini di profondità, la prima di esse è quella che si incontra subito, più evidente, manifesta, che utilizza il dialogo interiore come elemento di autoaffermazione e autoperpetuazione. Chiameremo questa mente da ora in avanti con il nome di Mente di Superficie. Le sue caratteristiche sono semplici: la Mente di Superficie dialoga costantemente con sè stessa, è totalmente incentrata sul passato o sul futuro, razionalizza tutto in termini di profitto e perdita per quello che riesce a interpretare della realtà, e prende decisioni sulla sola base delle esperienze pregresse. Cambia idea e direzione ogni pochi minuti. Progetta tutto il progettabile e calcola tutto il calcolabile. E' incapace di concentrazione, ripentendo le stesse scelte e le stesse cose. Al di sotto della Mente di Superficie, esiste una mente molto più silenziosa, che percepisce la realtà senza interpretazioni del pensiero, sa quale è la via più giusta per noi, e ce lo comunica attraverso le sensazioni ed i sentimenti. Non essendo il suo funzionamento basato sul pensiero, bensì sulla valutazione energetica del momento presente, ci indica una strada senza affidarsi a nessun calcolo di profitto o perdita e a nessuna aspettativa di risultato. Questa mente non ha alcuna necessità di fare piani o progetti proiettati verso scadenze future prefissate, perché non usa il futuro come via di fuga, e non prende decisioni basandosi esclusivamente sulla base di dati pregressi provenienti dal passato, perché non usa il passato come modello immutabile del presente. Chiameremo da ora in avanti questa mente con il nome di Mente Profonda. Una è la nostra vera mente, il prodotto delle nostre esperienze di vita, quella che parla di rado, perché è stata sconfitta e relegata nell'oscurità. L'altra, quella che usiamo ogni giorno per qualunque attività quotidiana, è una installazione estranea.”

 

Per espandere la consapevolezza di ciò che siamo è necessario volersi dirigere verso il luogo del sentire, la prima basica scoperta della nostra intera esistenza ci aspetta oltre il varco della mente egoica, di superficie. Da li la vita pervade e permea la verità di ciò che siamo oltre agli abiti della personalità, permettendoci di osservare i tumulti e gli stati interiori senza giudizio e coinvolgimento.

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In ogni momento, se non siamo sufficientemente consapevoli della dinamica della nostra personalità, tendiamo ad identificarci con delle subpersonalità (da R. Assaggioli: satelliti psicologici, coesistenti come una moltitudine di vite allinterno della nostra personalità complessiva), in particolare per limitare paura e ansia.

Sono espressioni di un meccanismo psicologico che domina il nostro vivere quotidiano ossia: l’identificazione. Ci si può infatti identificare in uno stile di vita, in ruoli lavorativi (avvocato, psicologo, operaio, ecc.) o familiari (madre, padre, figlio/a, ecc.), nelle mode del momento (nerd, hipster, punk, dark, ecc.), o in più cose contemporaneamente. Ogni ruolo ha il suo vestito, appunto la sua maschera, ciò che C. G. Jung ha chiamato Persona: Tutto sommato, la Persona non è nulla di reale. E’ un compromesso fra l’individuo e la società su

ciò che uno appare. L’individuo prende un nome, acquista un titolo, occupa un impiego, ed è questa o quella cosa. In un certo senso ciò è reale, ma in rapporto all’individualità del soggetto in questione è come una realtà secondaria, un mero compromesso, a cui talvolta altri partecipano ancor più di lui.

A volte accade di essere talmente attaccati alla nostra maschera da non riuscire più a prenderne le giuste distanze. L’identificazione, il vivere sempre in essa, impedisce alla persona di crescere.

Richiamando la riflessione dello Psicoterapeuta e anchesso mio Maestro Mauro Scardovelli: Che ci piaccia o meno, dobbiamo arrenderci al fatto che non siamo padroni assoluti in casa nostra, ma che dobbiamo fare i conti con una moltitudine di voci interne, figure, personaggi, modelli interiorizzati, parti di noi rimaste ancorate al passato. Non solo durante il sogno, ma anche in stato di veglia possiamo diventare consapevoli della loro esistenza: non occorre essere schizofrenici per avere al proprio interno irruzioni di voci o immagini spontanee, parallele o dissonanti con il corso principale dei nostri pensieri. Talvolta esse sembrano del tutto casuali, semplici distrazioni; in altri casi, invece, pare che esprimano una loro volontà e intervengano con uno scopo. Alcune volte questi interventi sembrano saggi ed evolutivi, altre volte regressivi o distruttivi. Così ci può capitare di sentire al nostro interno un’opposizione, una volontà contraria alla nostra che ci blocca, ci inibisce, ci spinge a comportamenti o scelte che non vorremmo fare. Psicologi, filosofi, neuroscienziati, mistici, ricercatori, sia pure con visioni e sfumature diverse, concordano sul riconoscimento del nostro pluralismo interno. Si parla a questo proposito di società della mente, di mente modulare, di sottosistemi, di livelli evolutivi compresenti, di processi in parallelo, di pluralità degli io, di neuro-personalità.

Quindi per accorgerci di ciò che siamo occorre affiancare la riflessione calma della mente profonda, le sue prese di coscienza, che sono il nucleo di ciò che è lo spirito. In questo spazio di osservazione pura, incontaminata, si sviluppano il silenzio e il vuoto interiori, che sconfiggono del tutto la mente che mente.

Nel silenzio e nel vuoto interiori si riconoscono e si rimuovono le immagini e i pensieri estranei, antitetici alla propria essenza profonda. Non trascinati da essi a ripetere comportamenti o atteggiamenti negativi, involutivi, si ottiene il surplus di energia sufficiente ad orientare totalmente l’attenzione verso il momento presente e a reagire a tutto ciò che accade in maniera appropriata.

Per fare ciò esistono delle tecniche e delle pratiche formali che permettono di orientare in modo consapevole ed intenzionale la nostra attenzione affinchè saremo capaci di portare la nostra mente ad osservare la mente stessa. Questo è ciò che viene chiamato nelle tradizioni “stato di presenza”.

Questo è il luogo, lo stato in cui sarà possibile realizzare che non siamo colui che pensa”, dal momento che possiamo osservarlo. E da qui inizia la consapevolezza di accorgersi di chi siamo in realtà, poiché comprendiamo che siamo molto di più del nostro corpo e della nostra mente.

Allora chi siamo veramente?
Parafrasando Eckart Tolle, siamo i registi, gli attori e gli spettatori del nostro film, contemporaneamente! Siamo spirito, siamo coscienza, siamo
l’ampio spazio in cui tutto accade e la vita pervade.

 


 

Riferimenti

Achilli G., Lo Sfidante, Centro Mare Nectaris Edizioni, 2016
Assagioli R., Lo sviluppo Transpersonale, Ed.Astrolabio, Roma, 1988
C.G. Jung, L’io e l’inconscio, Bollati Boringhieri Edizioni, Milano, 2012
E. Tolle, Il potere di adesso, My Life Edizioni, 2013
Foundation for Inner Peace, Un Corso in miracoli, Macro Edizioni, Cesena, 2014 M. Scardovelli, Subpersonalità e crescita dell’io, Borla Edizioni, Roma, 2000

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