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Big Data e referendum

Big Data e referendum

26 Luglio 2016 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Avvicinandosi ad agosto tutto rallenta, comprese le narrazioni sul Web. Il viaggio si presta a una gestione diversa del tempo e ad abbandonare le abitudini dell’essere sempre connessi e indaffarati in qualche narrazione online. Rallenta anche la politica che va letteralmente tutta in vacanza. Quest’anno si prenderà una vacanza lunga. Alla ripartenza lo attende il rebus referendum, un evento politico capace di determinare il futuro dell’Italia e non solo. Cosa c’entra con tutto questo il Big Data?

La nascita della statistica ha rivoluzionato il modo di pensare e guardare alla realtà a partire dal secolo diciottesimo così come il Big Data lo sta facendo oggi. La società digitale, con la sua produzione costante e crescente di dati e informazioni, ha favorito la nascita di grandi banche dati, capaci di raccogliere e contenere conoscenze precise sulla totalità delle persone che quelle informazioni ha prodotto. I Big Data, con i loro numeri, dati elementari, fotografie, immagini rendono leggibili le nostre personalità, i nostri comportamenti ma anche i nostri bisogni e desideri. La leggibilità è offerta a società private (ad esempio negli Stati Uniti Axiom che commercializza dati personali di oltre trecento milioni di americani) ed enti pubblici e governativi che con i dati possono esercitare un controllo sulla popolazione, composta sempre più da elettori che agiscono, pensano e possono essere influenzati come consumatori.

Il controllo esercitabile grazie alla conoscenza del Big Data è in realtà un auto-controllo. I dati e le informazioni non sono opera di un esercito di addetti alla loro raccolta e catalogazione, ma sono prodotti direttamente dagli elettori-consumatori nelle loro molteplici attività online. Chi possiede e gestisce i Big Data, dopo avere creato i contenitori adeguati per raccogliere infinite e crescenti quantità di dati e ad avere attivato i meccanismi che permettono la loro raccolta, sono impegnati costantemente nelle pratiche di Data Mining (investigazione analitica predittiva dei comportamenti, dei dati statistici e delle tendenze emergenti) con l’obiettivo di rendere il futuro, prossimo e lontano, calcolabile e, come tale, più controllabile e gestibile.

E’ quanto probabilmente sta facendo anche la politica italiana. Con ogni mezzo sta cercando di scrutare il futuro per capire cosa stia effettivamente succedendo e dove siano i rischi da evitare. Molti eventi hanno recentemente dimostrato l’importanza e la complessità delle previsioni, soprattutto se relegate a semplici sondaggi statistici che hanno mostrato, in numerose occasioni elettorali, di essere assolutamente fallimentari nel cogliere quello che si sta muovendo nella pancia della società italiana e quali siano le tendenze e i comportamenti emergenti.

Il futuro prossimo da prevedere è l’esito del referendum costituzionale, il cui risultato potrebbe determinare le sorti del governo ma anche di molti volti della politica, vecchia e nuova che sia. Nel favorire l’emergere di futuri desiderati i loro scenari e i benefici futuri sono oggetto costante di cinguettii e narrazioni digitali. I contenuti di queste forme di comunicazione non sono necessariamente veritieri ma puntano all’informazione e alla positività con l’obiettivo, neppure molto nascosto, di indirizzare in senso psicopolitico il risultato del referendum e con esso il futuro politico del paese. La comunicazione, attraverso i media digitali, tende a fare appello a emozioni e affetti soggettivi e a scartare il formarsi di sentimenti forti, capaci con le loro narrazioni di dare forma e di consolidare pensieri altrettanto forti legati a decisioni di voto difficilmente modificabili. Un problema se queste decisioni tendono a privilegiare il NO al referendum e se diventano capaci di coalizzare comunità di elettori tra loro affini. Puntando sulle emozioni (mai prima d’ora si era fatta una riforma come questa, falso ma messaggio capace di generare emozioni forti) si agisce come la pubblicità finalizzata a creare stimoli per l’acquisto di un prodotto e alla creazione-soddisfazione di nuovi bisogni (votare SI per votare il cambiamento).

Il ricorso alla tecnologia non è limitato ai media sociali. Gli strumenti digitali per la comunicazione e l’informazione, sono fondamentali per entrare in possesso di dati e informazioni ma non sono sufficienti da soli per condizionare, gestire e controllare. Questi strumenti possono servire come canali comunicazionali e intuitivi ma non bastano da soli a permettere rilevazioni oggettive e non condizionate da teorie o opinioni personali basate sul senso e la sensibilità personale. Grazie ai Big Data al contrario la conoscenza e il sapere sono guidati unicamente dai dati e dal loro essere additivi perché continuamente condivisi dalle molteplici macchine digitali che li producono, li catalogano, li categorizzano, li organizzano e li analizzano.

La raccolta di questi dati riferiti alle tendenze degli italiani sul referendum indica da tempo l’estrema volatilità delle scelte e delle opinioni. I dati auto-prodotti dagli stessi consumatori-elettori indicano però ai sostenitori del SI al referendum l’accesso all’inconscio che sottende azioni e inclinazioni e l’opportunità di innestarsi in profondità nella psiche degli elettori e di sfruttarla. Grazie all’applicazione di tecniche di Data Mining potrebbe essere possibile scoprire ciò che non è  chiaro neppure ai produttori di dati ed evidenziare campi d’azione che agiscono a livello inconscio e sui quali è possibile costruire campagne di informazione e di comunicazione strutturate e ad hoc.

Il ricorso al Big Data è reso necessario da un timore grande che si è diffuso tra i sostenitori del SI e che li ha già convinti a cambiare forma e verso della loro campagna. Il timore si chiama evento, un elemento di rottura che può mettere in discussione la uniformità conformista alimentata attraverso l’uso del Big Data. Un evento improbabile ma possibile come quello che ha portato alle dimissioni il leader inglese Cameron che aveva puntato, forse proprio grazie alle conoscenze che pensava di possedere attraverso i Big Data, su un NO alla Brexit e che è stato contraddetto dal voto degli inglesi. E’ come se in un giorno fossero state falsificate tutte le probabilità statistiche elaborate, sostituite dall’emergere dell’improbabile e della singolarità di eventi che hanno determinato la Brexit.

Eventi sono stati anche quelli che hanno visto come protagoniste le città di Nizza e di Monaco. Eventi non prevedibili sulla base dei dati digitali raccolti perché fortemente legati alla singolarità ed eccezionalità dei due protagonisti che li hanno prodotti. Eventi in grado di dare forma a narrazioni con forte connotazioni sentimentali e capaci, proprio per questo, di condizionare scelte e decisioni individuali. Eventi che distogliendo per un attimo l’attenzione dalle realtà virtuali del digitale hanno permesso momenti di raccoglimento, di solitudine e di silenzio che possono avere facilitato la riflessione e l’emergere di opinioni diverse, forse ritenute sbagliate o idiote dal politico vincente di turno ma degne di cittadinanza, anche nel loro essere eretiche, anarchiche e forse anche un po’ estremistiche.

Se la percezione che deviare dal conformismo e dall’imperativo della maggioranza del momento è cosa lecita perché legittima una scelta libera, nessun Big Data e nessuna analisi di Data Mining riuscirà a dare tranquillità a chi la va cercando. Al ritorno dalle vacanze molti politici dovranno confrontarsi con nuove realtà, non necessariamente soddisfacenti. Soprattutto se aumenterà il numero di persone che maturerà la sua scelta non tanto valutando e optando per una delle due opzioni possibili ma agendo in modo libero e imprevedibile. E qui sta il grande rischio del sistema di governo italiano attuale, un rischio che si può manifestare in un nuovo evento di negazione della classe politica attuale, comunicata attraverso l’uso intelligente, qualcuno direbbe sbagliato, del referendum.

L’emergere di un evento NO italiano, indicherebbe un mutamento profondo nel modo in cui la realtà appare oggi a molti politici, poteri forti e media italiani e una trasformazione della realtà stessa che non è stata debitamente prevista. Potrebbe anticipare altri eventi simili, a novembre negli USA, dove i comportamenti imprevedibili di nuovi elettori potrebbero premiare Donald Trump, e l’anno prossimo in Francia e in Germania con e prossime elezioni generali. Eventi ai quali si potrebbe collegare un possibile e non più rinviabile nuovo evento elettorale italiano.

Se i nuovi eventi dovessero realizzarsi e vedere Donald Trump battere Hillary Clinton, Marine Le Pen diventare presidente della Francia e la Merkel venire sconfitta o ridimensionata dal successo delle estreme destre tedesche, tutti dovranno fare i conti con l’emergere di qualcosa che ha minato ogni schema affidabile, compreso quelli definiti a partire da miliardi di dati e informazioni, contenuti nei tanti Big Data utilizzati per pianificare e condizionare campagne elettorali e referendum vari.

Come direbbe Slavoj Zizek meglio fare attenzione “a qualcosa di scioccante, fuori posto, che compare all’improvviso e interrompe il flusso consueto delle cose” o come direbbe Nassim Nicholas Taleb meglio fare attenzione ai Cigni Neri “eventi di grandissimo impatto e prevedibili solo a posteriori”.

 

 

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