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Gli stupidi non vanno mai in vacanza

Gli stupidi non vanno mai in vacanza

28 Agosto 2019 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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La crisi di governo agostana è la testimonianza che gli stupidi non vanno mai in vacanza. Soprattutto quelli che, pur causando danni a terzi, non sono neppure in grado di realizzare un vantaggio per sé stessi o finiscono per fare harakiri. Salvini docet!

Viviamo alla fine dei tempi, circondati da masse di stupidi e di cretini intelligenti, sempre attivi e perseveranti nel dimostrare la loro stupidità. Inutile opporsi, meglio interrogarsi se e quanto si faccia parte e si sia complici, più o meno consapevoli, della stupidità dilagante.

La fuga è inutile, poi bisogna tornare 

Inutile partire per la vulcanica e desolata Kamchatka staccando il proprio smartphone dalla Rete (Kamchatka tra vulcani, orsi, risvegli e resurrezioni).

Inutile seminare le masse dirigendosi verso posti lontanissimi e sconosciuti ai più, in cerca di diversità ed esperienze non superficiali né appiattite, tipiche del turismo di massa (tutti oggi vanno dappertutto). Inutile asservirsi alla regola aurea che vuole che in un viaggio di gruppo non si parli mai di politica, religione o lavoro. Inutile anche, una volta rientrati, resistere alla voglia di informarsi su quanto sta succedendo o su cosa è successo mentre si era via (..sembra che sia caduto il governo!!!). Inutile infine cercare di trarre alimento dalla bella vacanza appena fatta per sentirsi più ottimisti, predisposti a superare il pessimismo cosmico che spesso accompagna tutti coloro che manifestano sensibilità nei confronti dei mali del mondo e che non hanno rinunciato a credere di poter dare un contributo personale per alleviarli o eliminarli. 

Kamchatka: Foto di Giovanni Ripamonti

Come tutti sanno l’estate dura poco e l’inverno, tanto per citare il Trono di spade, è sempre in agguato (“l’inverno sta arrivando”), è prossimo e sempre pronto a durare a lungo. L’inverno attuale, che sembra non terminare mai, è quello del chi se ne frega, del menefreghismo e cinismo diffusi, della stupidità emergente e della fuga dalla realtà. Il prima e il dopo viaggio sono caratterizzati dalla constatazione che oggi lo sfondo di ogni nostra azione e di ogni nostro pensiero sia rappresentato da masse (moltitudini) di persone alle quali sembra non importare più nulla della realtà che le circonda, ottusamente felici della loro adesione acritica e supina allo stato delle cose vigenti.

Persone ciniche, deluse, mediamente disinformate, colpevolmente ignoranti, forse semplicemente depresse o stanche, che preferiscono pensare ad altro o non pensare affatto. Persone che sembrano non comprendere di vivere dentro Truman Show, Matrix, Grandi Fratelli, circhi mediatici o parchi dei divertimenti vari e che non sentono la necessità di interrogarsi sulla propria realtà, anche quando è percepita come insoddisfacente o inaccettabile. 

Kamchatka: Foto di Carlo Mazzucchelli

Alla ricerca di senso

Si tratta in genere di persone perse dentro il chiacchiericcio politico, mediatico e tecnologico che permette loro di sentirsi vive perché sanno cinguettare, protagoniste delle loro storie e narrazioni ma in realtà complici dei meccanismi implementati per regalare loro nuove ambientazioni, argomenti e sceneggiature, utili per costruire, alimentare e comunicare in continuazione le loro nuove storie. Persone fondamentalmente stupide che hanno scelto di rinunciare alla propria intelligenza, esercitando la libertà di elaborare pensiero e di mettere in discussione l’esistente, interrogandosi filosoficamente sul senso (The meaning of life) della propria vita e sull’importanza di viverla fino in fondo, come persone e come cittadini, prima ancora che come utenti e consumatori. 

Kamchatka: Foto di Giovanni Ripamonti

La stupidità diffusa nella quale siamo oggi tutti coinvolti e forse anche protagonisti, non è imputabile, come qualcuno sembra pensare, all’uso continuativo di mezzi tecnologici e piattaforme tecnologiche sociali. E’ conseguenza diretta dell’evoluzione del mondo moderno e delle sue logiche di potere, è prodotta dal contesto attuale, caratterizzato dalla manipolazione costante delle coscienze, resa possibile dai media, dai mezzi di comunicazione di massa e dall’uso che ne viene fatto da chi detiene le leve del potere, sia esso culturale, politico o economico. E’ una stupidità complice, vigliacca, spesso anche ottusa (non esiste altra scelta…!), paragonabile a quella che, anche in Kamchatka, vede turisti e vacanzieri più o meno allenati farsi dei selfie con gli orsi incontrati sui loro percorsi di trekking, spesso con il solo obiettivo di condividerli e sfoggiarli immediatamente sui canali internet a cui sono registrati. Senza pensare, e qui sta la stupidità, che un orso può correre molto velocemente, con esiti che possono essere anche letali. 

Stupidità come tema di riflessioni continue

Il tema della stupidità umana non è nuovo. Chi avesse letto tanti anni fa  Allegro ma non troppo di Carlo Cipolla sa che l’argomento è stato da lui investigato a fondo con l’obiettivo di proporre una specie di teorema che illustra le leggi fondamentali della stupidità, in modo da fornire strumenti utili a difendersi dagli stupidi e dalla loro stupidità. Sul tema esiste un’ampia letteratura. La stupidità sembra essere una caratteristica della specie umana e come tale è stata oggetto di studio e riflessioni filosofiche da sempre. Sulla stupidità umana si è cimentato Robert Musil (Sulla stupidità) per segnalare come la stupidità sia un ambito più ospitale di quello della saggezza e, proprio per questo, da tutti sperimentato, ma anche per mettere in guardia dalla stupidità collettiva che finisce per avvallare carriere politiche improvvise e dai risvolti potenzialmente pericolosi (in passato Hitler e Mussolini, oggi Trump, Bojo con la Brexit, Salvini, Bolsonaro, Orban, ecc.). Sulla stupidità ha fornito una testimonianza fondamentale (La vita responsabile. Dieci anni dopo) Dietrich Bonhoeffer (“Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza (…) ma contro la stupidità non abbiamo difese”.), autore la cui opera e vita hanno ispirato anche l’ultimo libro di Goffredo Fofi (L'oppio del popolo) che alla stupidità ha dedicato un capitolo intero (rielaborazione di un articolo scritto in precedenza). 

Kamchatka: Foto di Giovanni Ripamonti

Parla di stupidità anche il libro di Domenico di Iasio (Stupidità e potere) che propone una riflessione filosofica sulla relazione tra stupidità e potere politico ed economico ai tempi della globalizzazione tecnologica e finanziaria e della rivoluzione digitale. Agli inizi del secolo passato si è dilettato sulla stupidità degli istruiti anche Ortega Y Gasset da lui definiti come barbari specializzati o stupidi istruiti. Un’anticipazione fulminante sui tanti protagonisti dei talk show (#MaratonaMentana) nostrani attuali, compresi i tanti sapienti-ignoranti che in questi giorni dimostrano la loro stolida capacità di parlare del/sul nulla per raccontare una crisi di governo, a sua volta frutto di grande inavvedutezza, arroganza e stupidità. Sul tema si sono divertiti e hanno divertito i loro affezionati lettori anche Fruttero & Lucentini con libri come: La prevalenza del cretino, Il ritorno del cretino e Il cretino in sintesi.

Servono pensieri e riflessioni critiche nuove

Oggi il tema della stupidità obbliga a nuove riflessioni che non possono non avere risvolti politici per quello che sta succedendo in varie parti del mondo, Italia compresa. Il fatto che masse crescenti di persone si stiano affidando ciecamente a potenziali tiranni di turno non può non preoccupare, soprattutto chi continua a pensare che l’uomo per natura sia nato libero e, quando non può esserlo, abbia tutto il diritto di resistere e ribellarsi alla sottomissione o al tiranno di turno, per ristabilire la propria libertà. Ad esempio, in epoca moderna, sottraendo il diritto di rappresentanza a coloro che ne hanno abusato ricorrendo a tutti mezzi possibili, anche violenti, per conservare il potere, ma anche manifestando e ribellandosi come stanno facendo da mesi i ragazzi e i cittadini liberi di Hong Kong..

Il fenomeno della stupidità in circolazione non va sottovalutato (regola numero uno di Cipolla: “la realtà supera ogni previsione), soprattutto in un’epoca tecnologica che ha trasformato la stupidità in un fenomeno sociale e collettivo, permettendo a chi detiene il potere di occupare spazi e poltrone, talk show e tribune elettorali, social network e piattaforme digitali, nelle quali intervenire, esprimersi, comunicare e manipolare. Il tutto mentre tutti gli altri sono diventate semplici comparse del “merlo” cinguettante di turno o del MaratonetaMentana del momento. 

La stupidità è diffusa in ogni ceto o classe sociale, interessa persone anziane così come quelle più giovani, laureati o illetterati e semplici diplomati, persino intellettuali ed esperti. In pratica non risparmia nessuno. La diffusione della stupidità nasce dalla percezione di molti, quasi tutti, di non essere stupidi e dalla assenza di qualsiasi forma di autoconsapevolezza e autocoscienza. 

Kamchatka: Foto di Giovanni Ripamonti

Una società in declino alla fine dei tempi

La stupidità dilagante è sintomatica di una società in declino che vede proliferare banditi di ogni sorta, compresi quelli che occupano posizione di potere, abili nell’approfittare degli sprovveduti di turno e nel servirsi della comunicazione ai fini di dominio, sottomissione e potere. Gli uni e gli altri tutti registrati al club della stupidità e tutti impossibilitati a dare una lettura diversa, veritiera e profonda (per andare oltre la superficie) delle cose e della realtà nella quale convivono. Ne deriva una rinuncia alla sfida, all’autonomia di pensiero e di giudizio, alla messa in discussione dell’esistente e, perché no, alla ribellione. Una rinuncia che si sposa con la supina accettazione, con la complicità e l’obbedienza, con il conformismo e l’assuefazione, con la tolleranza anche verso ciò che dovrebbe provocare ribellione e intolleranza, con la fuga dalla realtà, in politica con l’astensionismo e il disimpegno.  

E chi se ne frega se nel frattempo aumentano le disuguaglianze, la povertà, la precarietà e il problema dei migranti diventa semplice oggetto di campagne elettorali continue, finalizzate a favorire la carriera politica di pochi e, per questo, costruite sulla menzogna, l’assenza di umanità, la disinformazione e la manipolazione. Componente non insignificante di tutto ciò è anche la misinformazione che nasce dalla incapacità a comprendere se, quando e quanto si è manipolati e disinformati. Una misinformazione che nasce dal credere di pensare con la propria testa proprio quando si esprimono idee che in realtà sono state propagandate e inculcate, per non dire imposte, dal potere di turno, oggi Salviniano e sovranista, ieri Renziano e pseudo-democratico. 

Kamchatka: Foto di Giovanni Ripamonti

Ricercare percorsi di intelligenza

Si può rimanere stupidi per sempre o ricercare e andare incontro a percorsi di intelligenza utili a liberarsi dalla stupidità. Una ricerca non semplice, complicata dall’essere immersi in una cultura frutto dei trent’anni che ci separano dagli anni Novanta, che ha dato spazio e fatto crescere il peggio (d)nella società italiana ma soprattutto aperto le porte a una miriade di personaggi e saccenti che hanno fatto della loro stupidità e abilità di comunicare lo strumento cardine del loro successo o della loro visibilità. Come scrive Fofi “[…] i sapienti sanno perché hanno studiato, i saggi sanno perché hanno vissuto, i saccenti non sanno ma orecchiano e sbandierano accanitamente il loro non sapere e il loro non vivere…”. 

Colpisce quanto sia grande la folla di seguaci che i moderni saccenti riescono a raccogliere intorno a sé. All’origine delle moderne dittature, gentili e non violente, ammiccanti e non autoritarie ma pur sempre espressione di poteri (leader) forti che non amano il contraddittorio, la libertà di pensiero, e tantomeno la ribellione, c’è un lavoro sotterraneo continuo, oggi perseguito soprattutto con le tecnologie e i mezzi di comunicazione disponibili, per trasformare tutti in robot. Dotati sì di intelligenza ma tale da essere forse più assimilabile a quella artificiale. Una intelligenza che, proprio perché artificiale, risponde ai requisiti, agli stimoli e ai condizionamenti di chi l’ha creata o di chi ha gli strumenti e la capacità di plasmarla a sua immagine e somiglianza (“prima gli italiani”, “Dio, Patria e Famiglia”, “Legalità, ordine e rispetto prima di tutto”). 

Kamchatka: Foto di Fabrizio Minoletti

Il contesto di riferimento e la fine dei tempi

Lo scenario attuale che vede sommarsi insieme la crisi del capitalismo, l’emergenza ambientale dovuta all’innalzamento della temperatura, gli effetti delle nuove tecnologie e l’emergere di sovranismi vari come reazione alla globalizzazione imperante, è spesso raccontato da molti studiosi, quasi sempre in età avanzata e forse per questo sempre più pessimisti, come un punto di non ritorno da un viaggio durato decenni, che ha portato a quella che per molti è la fine dei tempi (il filosofo Slavoj Žižek sul tema ci ha scritto anche un libro - Vivere alla fine dei tempi - ma sul tema scrivono anche  il massimo filosofo tedesco Peter Sloterdijk e il metafisico italiano Emanuele Severino - Il tramonto della politica). 

Trattandosi della fine dei tempi, per molti di questi studiosi è inutile impegnarsi per cambiare la realtà che si è venuta determinando, superfluo è agire per limitare o debellare la stupidità fatta di tanta ignoranza o supposta conoscenza e misinformazione (sul tema suggerisco la lettura di Misinformation. Guida alla società dell'informazione e della credulità), che si manifesta nel continuare a credere di poter continuare a fare quello che si è sempre fatto perché le cose sono destinate a non cambiare mai. Una specie di viaggio su un Titanic Terra destinato a schiantarsi con grande sorpresa e meraviglia di tutti i suoi passeggeri, allegramente intenti a cinguettare, filmare e farsi selfie, partecipare a casting televisivi e a divertirsi. 

Kamchatka: Foto di Bruno Mazzoleni

I pochi che ancora resistono non possono far altro che continuare a farlo, andando alla ricerca di persone resistenti o in solitudine, nel caso non si riuscisse a trovarne alcuna. L’azione da perseguire, suggerisce Goffredo Fofi è “[…] di aprire gli occhi agli anestetizzati che hanno collaborato e collaborano al proprio asservimento e alla propria sudditanza”. Devono aprire gli occhi anche coloro che sono assuefatti al mezzo tecnologico senza aver maturato alcuna forma di Tecnoconsapevolezza che permetterebbe loro di prendere coscienza di essersi trasformati in merce e semplici consumatori, di capire meglio i meccanismi delle piattaforme e dei loro algoritmi e di intravedere dietro ad essi interessi privati potenti, autoritari, manipolatori e mistificatori della realtà. Aprire gli occhi permetterebbe di alimentare la capacità di far emergere le contraddizioni, di distinguere e interpretare, di scegliere e di decidere, in una parola di agire con l’illusione di essere ritornati liberi e di farlo per incidere lucidamente sulla realtà modificandola, anche in modo radicale e con azioni ribelli.  

Alcuni pensieri conclusivi 

Chi ha letto fin qui può condividere il mio pensiero o collocarlo anch’esso tra la stupidità imperante. Nel primo caso suggerisco umiltà e understatement perché nessuno di noi è oggi immune da stupidità e tutti siamo intrappolati cognitivamente all’interno di acquari e voliere mediatiche che condizionano il nostro modo di pensare e di agire così come le nostre emozioni e decisioni, quelle di acquisto, politiche, ecc. Nel secondo caso chiedo di non essere semplicemente collocato all’interno di moltitudini o categorie definite ma di valutare il mio testo come un tentativo umile di suggerire una riflessione critica con l’obiettivo di recuperare la propria libertà di (scelta) pensiero e di ritornare a pensare con la propria testa (senza piattaforme Rousseau!).

Di questo c’è oggi un grande bisogno, perché a rischio non c’è solo la libertà individuale ma la Democrazia e la Libertà. Il bisogno è tanto più grande quanto maggiore è il numero di giovani classificabili nella categoria della stupidità per la loro tendenza all’individualismo, al conformismo e alla ricerca di spazi di divertimento nei quali vivere indisturbati e “contenti”.

Se si vuole contribuire a far emergere futuri diversi da quelli oggi prevedibili è necessario mettere in discussione il presente, cominciando con il mettere in discussione il proprio pensiero e la propria cultura, dotarsi di strumenti per una riflessione critica capace di far emergere pensieri nuovi e diversi (per Fofi si tratta di pensare e capire, serve meno il sentire), rifiutare le tante proposte di vendita/acquisto che hanno trasformato tutti in merci e in semplici consumatori, prepararsi all’azione ribelle, anche soltanto per non dovere in futuro fare i conti con i sensi di colpa, la vergogna e il fallimento.  

Chi si metterà su questa strada sa che avrà contro la maggioranza e le moltitudini di persone che, pur ritenendosi intelligenti, probabilmente sarebbero da classificare come stupide. Non bisogna avere paura di pensare diversamente e neppure di sentirsi isolati o soli!

Kamchatka: Foto di Mora Marina


 

* Questo articolo mi è stato ispirato dall'ultimo libro di Goffredo Fofi: L'oppio del popolo 

 

 

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