I muri e le barriere hanno proliferato ben prima del Coronavirus.
Come se bastasse a bloccare un migrante invisibile e subdolo come il Covid-19.
Di fronte alla pandemia pochi si interrogano sui significati di parole abusate e politicamente violentate come muri, frontiere, confini, torri di guardia e dogane.
Non lo fanno sull’importanza di costruire ponti, passerelle, portoni di accesso, cavalcavia e viadotti.
La difficoltà di una riflessione nasce dal vuoto di questi anni caratterizzato da narcisismo ed egocentrismo individuali e dogmi politici che hanno coltivato il neoliberismo e il populismo.
🔥🔥🔥 𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐏𝐎𝐒𝐈𝐓𝐎 𝐃𝐈 𝐄𝐌𝐄𝐑𝐆𝐄𝐍𝐙𝐀
Dogmi sui quali è impossibile costruire miti, valori e credenze come quelli che hanno aiutato le generazioni precedenti a sopravvivere.
Abituati a contatti virtuali oggi dobbiamo stare attenti a incrociarci per evitare il contagio.
Contagiati lo eravamo già, di individualismo personale e populismo politico. Il primo ha impedito di coltivare empatia e solidarietà, il secondo di capire e analizzare le crisi emergenti.
Di Coronavirus si può guarire.
Si guarirà di individualismo e populismo?
Chi è disposto a scommettere?