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Rivoluzione tecnologica ed elezioni americane

Rivoluzione tecnologica ed elezioni americane

11 Novembre 2016 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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A sottolineare quanto il voto americano sia stato 'disruptive' non ci sono solo le reazioni delle università americane che con i loro studenti e professori stanno manifestano senso di smarrimento e depressione ma anche immediate reazioni. Ampia è anche la discussione dentro il mondo tecnologico. I media stanno riportando le reazioni dei protagonisti della Silicon Valley e la lettura dei segnali lanciati indica che la tecnologia è parte in causa di quanto è successo. Dopo avere prodotto un'innovazione dirompente nell'economia e nel mondo del lavoro, ora è parte in causa di quella politica.

Uno degli elementi meno commentati ma emersi nei commenti al voto americano che hanno analizzato il voto della cosiddetta cintura di stati industriali ma anche di quelli agricoli come lo Iowa, è stato il ruolo che la tecnologia sta avendo nella perdita di posti di lavoro e nella crescente percezione di futuri sempre più automatizzati e robotizzati ma precari.

Le sensibilità dei guru tecnologici sono molto diverse. Tutte sono accomunate dalla bulimia di guadagno, successo e visibilità, guidata dall'idea che la tecnologia porti grande progresso e maggiore benessere per tutti. La realtà, come molti hanno cominciato a capire, è un pò diversa e la felicità non sta nel possedere un Galxy S7 o un iPìhone. La tecnologia è uno dei pilastri su cui si fondano le politiche e le strategie dell'economia capitalistica nella fase attuale e causa diretta della sparizione di milioni di posti di lavoro.

E' una realtà negata da molti tecnofili e amanti di un progresso di cui probabilmente traggono vantaggio ma che è vissuta con crescente disagio da una moltitudine di persone che scoprono ogni giorno che il problema non è solo la sostituzione di personale umano con robot ma anche la precarizzazione del rapporto di lavoro che ne deriva e la trasformazione del rapporto di forza sul mercato tra datori di lavoro e lavoratori.

Ciò che rende diversa la rivoluzione tecnologica attuale è la sua velocità, diffusione e globalizzazione. Quest'ultima perfettamente coerente con il fenomeno complessivo dela globalizzazione mondiale che ha portato, ad esempio negli Stati Uniti, alla chiusura di migliaia di fabbriche e la loro delocalizzzione in Corea o Cina. Lo stesso Trump ha venduto il suo Brand per innumerevoli marchi prodotti in Cina.

Un altro elemento specifico della rivoluzione tecnologica corrente è lo sviluppo straordinario dell'intelligenza artificiale che permette, da un lato di animare robot e macchine rendendole sempre più intelligenti e capaci di apprendere e dall'altro di facilitare la sostituzione crescente anche di lavori tipicamente cognitivi.

Le due cose insieme, velocità (la 'escape velocity' di Mark Dery) e intelligenza artificiale, unitamente alle numerose altre rivoluzioni tecnologiche (non solo quelle dell'informazione ma anche genomica, farmaceutica, logistica, ecc.) hanno prodotto effetti dirompenti in molti ambiti tecnologici e causato effetti sociali reali che un numero crescente di persone stanno vivendo sulla loro pelle e dei quali stanno diventando consapevoli.

Queste persone, non potendo ricorrere alla distruzione delle macchine come facevano i Luddisti dell'Inghilterra del primo otttocento, e non trovando più alcuna forma di rappresentanza politica che li rappresenti e che cerchi di trovare risposte ai loro bisogni, hanno deciso di agire. Il risultato è sotto gli occhi di tutti nella forma dirompente (disruptive) che sta cambiando anche la politica.

Questo è uno dei messaggi emerso da un interessante intervento pubblico, pianificato da tempo per il giorno dopo le elezioni americane, tenuto dal CTO di un'importante azienda della Silicon Valley. Un intervento che avrebbe dovuto essere focalizzato su argomenti diversi ma chè è stato sfruttato per condividere una lunga riflessione sulla nuova realtà americana emersa dopo il voto.

Una delle riflessioni ha toccato uno degli slogan preferiti della Silicon Valley ( "Software is eating the world") per sottolineare che gli effetti (Automazione e trasformazione dei lavori futuri) non sono percepiti da tutti come favorevoli. La riflessione ha attirato l'attenzione sull'effetto dirompente della tecnologia e sulle paure da essa generate. Timori e paure legate alla forza dirompente e drammatica che la tecnologia sta avendo nella trasformazione rapida e dolorosa del mondo del lavoro (Cosa non sanno fare i robot di oggi?) e soprattutto alla percezione diffusa che la rivoluzione di software, robotizzazione e intelligenza artificiale non è destinata a fermarsi perchè componente centrale del modello di sviluppo attualmente prevalente. Un numero crescente di persone è destinato a perdere il posto di lavoro (Rise of the Robots: Technology and the Threat of a Jobless ) o a vedere quello che ha costretto entro confini delimitati che faranno crescere la precarietà diminuire il reddito e cercheranno di impedire ogni forma di rivendicazione e diritto (Se i robot si prenderanno posti di lavoro non rimane che regalare soldi a tutti).

Le spiegazioni della vittoria di Trump sono molteplici ma è interessante notare che una dui queste è riferita anche alla tecnologia. Non è un caso che uno dei messaggi contenuti nell'intervento qui citato è stato: "La tempesta è destinata ad ampliarsi e a superare i confini. Bisogna imparare collettivamente come affrontarla e convivere con essa." (Siamo in una gabbia di vetro, parola di Nicholas Carr)

Chi avesse trovato qualche interesse negli spunti di questo articolo potrebbe trovare ancora più interessante i contenuti del video sottostante:

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